SPOLETO, IN TOUR A PHILADELPHIA, SI ROVINA LA REPUTAZIONE PER GLI ANEDDOTI DELLA SOPRANO - Tuttoggi.info

SPOLETO, IN TOUR A PHILADELPHIA, SI ROVINA LA REPUTAZIONE PER GLI ANEDDOTI DELLA SOPRANO

Redazione

SPOLETO, IN TOUR A PHILADELPHIA, SI ROVINA LA REPUTAZIONE PER GLI ANEDDOTI DELLA SOPRANO

Sab, 11/06/2011 - 15:35

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Carlo Vantaggioli

Per la serie “servizietti sfiziosetti”, ecco pronto quello che appena ieri a Philadelphia è stato servito alla città di Spoleto, nel corso della serata finale del tour promozionale di Apt Umbria ed Enit Nord America. Nel programma dell’iniziativa era previsto uno momento musicale legato a Spoleto, al M° Gian Carlo Menotti, al Festival dei Due Mondi e alle celebrazioni dell’ Anno Menottiano. “Nella sala della Ethical Humanist Society, risuonano le note del Maestro Giancarlo Menotti, compositore e fondatore del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Mentre sullo sfondo uno schermo trasmette suggestive immagini della città del festival, arie menottiane dai ‘Canti della lontananza’, di ‘Mio babbino caro’, di ‘Io son l’umile ancella’, rivivono grazie alla voce potente e flessibile di Francesca Cappelletti, soprano, accompagnata al pianoforte da una giovane musicista nera di Philadelphia, Michelle Cann”, recita il comunicato stampa giunto stamani alle redazioni umbre. Un documento che suscita un moto di orgoglio per la spoletinità, ma soprattutto per il riconfermarsi dei legami con gli Stati Uniti, cosa questa che da “sostanza” al valore commerciale e culturale della manifestazione.

Nella stessa nota, tanto per far 'colore', viene aggiunto qualche aneddoto raccontato dalla soprano Cappelletti circa il suo rapporto artistico con il M° Menotti, “Ricordo con grande nostalgia le lezioni che Menotti mi dava a casa sua – racconta Francesca – mi pare ancora di vederlo al pianoforte, attento e severo, tanto che, quando sbagliavo, si spazientiva fino al punto di colpirmi con qualche ‘cazzotto’, o di darmi in testa il libro di musica o il bastone da passeggio che portava sempre con sé”.
Una immagine che indubbiamente evoca un clima cultural-sapienziale diciamo “classico”, europeo perlomeno, del rapporto allievo-maestro, ma che magari in ambito internazionale non è proprio idilliaco da ricordare. In America se non paghi i contributi alla colf ti schiaffano in cella e buttano via la chiave, figurarsi se dai i cazzotti in testa ad un allieva.
Ma dove si tocca il sublime è quando la Cappelletti ricorda un episodio molto speciale degli ultimi tempi del Maestro Menotti. Leggiamo l'aneddoto: “Un giorno, pochi mesi prima di morire, mi chiamò e mi disse: ‘Sai quale è stato il più grande errore della mia vita?’. ‘No maestro’ risposi. ‘Il mio più grande errore – disse – si chiama Spoleto, perché Spoleto e il Festival mi hanno sottratto molto tempo, che avrei potuto dedicare alle mie opere musicali, alle tante opere che avrei voluto scrivere e non ho scritto’”. Barba, capelli e baffi, servizio completo, olè!
Nel frattempo, vittime di un incanutimento precoce, pare che il sindaco Daniele Benedetti e Giampaolo Emili, presidente dell’Anno Menottiano, artefici dell’invito americano alla giovane soprano spoletina, preso atto dell’esternazione, stiano per mettere in atto una operazione di rieducazione stile maoista chiedendo alla Cappelletti di confessare i propri peccati per emendarsi, oltre all’obbligo di ascoltare per 7 ore al giorno, 7 giorni la settimana per 7 mesi, la recitazione di “Spoleto in pietre” scritto da Bruno Toscano e recitato per l’occasione da Anna Leonardi.
E’ pur vero che il M° Menotti, nelle fasi più dure degli ultimi anni di scontri con l’Amministrazione comunale, si lasciava andare a dichiarazioni forti come quella ricordata dalla giovane soprano, ma è piuttosto “insolito” che si prenda ad esempio proprio quella intemerata per illustrare in un certo contesto le doti di Spoleto o l'amore che il fondatore del Festival ha sempre nutrito per la città.
Delle due l’una, o la Cappelletti è vittima, a sua insaputa, dell’amore artistico per Gian Carlo Menotti, al punto da sacrificare l’onore del “suol natio”, o il recensore della nota stampa, l’Agenzia Umbria Notizie, (leggasi Regione Umbria), si è tolto la soddisfazione di fare il “servizietto” a Spoleto.

Di certo al povero Emili stanno per saltare le otturazioni, perché gli tocca parare di continuo la natura esuberante degli spoletini ogni qualvolta vengono a contatto con qualche cosa che profuma di “straniero”. Lui poi, che è uno che si farebbe immolare per “Spoleto nel mondo”, sino al punto di farsi murare vivo in un pilone del Ponte delle Torri, così, giusto per testimonianza.

Era successo con il Cav. C. che si voleva incoronare vicepresidente dell’Anno Menottiano senza neanche aver fatto la tessera (clicca qui), per poi proseguire, qualche giorno fa, con il pittore Manuel Campus, intenzionato a far eseguire la Suite “Castagnaccio” dei Marrons Glacè in onore del M° Steven Mercurio (clicca qui), per finire con la Cappelletti che intona “Di quella piraaa, l’orrendo focooo …” per spiegare che Spoleto è bella.
Una Babele fantastica, dove la chiusa del comunicato stampa mette la ceralacca all’episodio: “Visto il successo del Festival e gli applausi che la musica di Menotti continua a riscuotere, anche in questa occasione a Philadelphia, con standing ovations per la soprano Francesca Cappelletti e la pianista Michelle Cann, si può ben dire che sia andata bene anche così”. Come dire, continuate a fare casino, qualcosa resterà! Di sicuro il pilone con Emili dentro.

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