“Allo stato attuale, l’emergenza Coronavirus non riguarda il territorio dell’Altotevere nel quale non si registrano casi. Istituzioni e Usl Umbria 1 hanno assunto ogni misura utile per fronteggiare qualsiasi evenienza”.
Questo quanto dichiarato a conclusione dell’incontro di tutti i sindaci del comprensorio (Città di Castello, Umbertide, San Giustino, Citerna, Lisciano Niccone, Pietralunga, Montone e Monte Santa Maria Tiberina) con i vertici dell’Usl, il direttore generale Silvio Pasqui, il responsabile del Distretto sanitario Daniela Felicioni e il direttore di presidio Giuseppe Vallesi, svoltasi ieri (mercoledì 26 febbraio) a Città di Castello.
“Facciamo il punto in una situazione caotica – ha detto il sindaco tifernate Luciano Bacchetta nella conferenza stampa odierna insieme all’assessore alla Protezione civile Luciana Bassini e al direttore Vallesi – A Città di Castello stiamo lavorando congiuntamente per dare una risposta a eventuali emergenze nella massima trasparenza. Spesso ci giungono boatos incontrollati e il compito delle istituzioni è dare informazioni corrette. Per ora non abbiamo notizie di alcun evento rilevante ai fini del Coronavirus. Il caso della signora originaria di Trestina che vive a Lodi non è mai stato tale, dato che l’interessata si è subito allontanata dal territorio e sottoposta al tampone con esito negativo”.
L’assessore Bassini ha invece dato conto dell’incontro coi sindaci, nel corso del quale è stata sottolineata la necessità che gli enti locali si uniformino alle direttive della Regione Umbria, anche rispetto alla apertura e chiusura di scuole e locali pubblici, che in questo momento non sono previste. “Tutti i sindaci hanno valutato positivamente l’organizzazione messa in campo dalla Usl Umbria 1, dove nulla è lasciato al caso”.
Vallesi, direttore del presidio ospedaliero, ha dichiarato: “Dopo i primi due giorni, cominciamo ad avere risposte scientifiche, alla luce delle quali abbiamo assunto alcune decisioni. In Umbria non sono previste restrizioni per manifestazioni pubbliche, perché la situazione epidemiologica indica non solo zero casi ma anche zero casi sospetti. Nessuno può sapere se si accenderà un focolaio, la probabilità che accada non è alta ma non si può escludere. Dobbiamo quindi mantenere un monitoraggio costante”.
Cosa fare
“Raccomandiamo però alcune modalità di comportamento tra cui la più importante è lavarsi le mani, accorgimento che costituisce il 99% delle azioni preventive – ha ribadito Vallesi – Non c’è bisogno di particolari sostanze, sono sufficienti acqua e sapone. Ugualmente non si evidenzia la necessità di usare la mascherina, utile nel caso dei soggetti che manifestano sintomi. Da oggi al numero verde 800636363, riferimento in ogni circostanza, accanto all’operatore ci sarà un infermiere per permettere una valutazione più circostanziata di segnalazioni o richieste di informazioni. In orario serale e notturno è a disposizione il servizio di continuità assistenziale (la guardia medica), il 118. Proprio a fronte di questo quadro chiediamo ai cittadini di non sovraffollare Pronto Soccorso e ambulatori, meglio ricorrere al contatto telefonico. Qualora il caso possa essere ricondotto al Coronavirus, saranno gli uffici della sanità pubblica a procedere, prendendo in carico la persona che entrerà in isolamento domiciliare fiduciario”.
Piano teorico di emergenza
“Una possibile evenienza sarà fronteggiata negli ospedali – ha spiegato Vallesi – Il piano teorico, improntato dalla Asl, prevede diversi step a seconda dell’importanza della situazione. Attualmente siamo allo step zero con la modifica dell’accesso al Pronto Soccorso di Città di Castello e di Umbertide attraverso un video citofono, per evitare il potenziale ingresso di persone infette. Allestiremo percorsi per i casi a rischio separati da quelli per i pazienti di diversa natura. Ci sono stanze dedicate di isolamento dove i soggetti sospetti saranno sottoposti a tampone. Se positivo, saranno trasferiti a Perugia con un’ambulanza speciale. Ci stiamo attrezzando per procedere alla diagnosi in loco. Lo step uno prevede che l’area dei pazienti a rischio sia allargata da 4 a 10 stanze con un’area adiacente per la degenza e risorse aggiuntive. L’ Unità di Rianimazione potrà accogliere fino a 10 posti di cui 3 o 4 anche in regione di isolamento, qualora le disponibilità di Perugia e Terni fossero esaurite”.