Cos’è che ha spinto Pitti e Zefferino Monini ad acquistare la casa di Piazza Duomo del compianto maestro Gian Carlo Menotti, finita ieri l’altro all’asta? Difficile dirlo, ma di sicuro quella intrapresa da una delle società controllate dalla holding agroalimentare, più che una operazione finanziaria, sembra, a detta dei bene informati, un intervento a salvaguardia del patrimonio appartenuto al fondatore del Festival dei 2 Mondi.
Ieri l’altro si è tenuto quindi il primo seggio d’asta fissato dal Tribunale di Spoleto a fronte del fallimento in cui era incappato il figlio di Menotti, Francis. Chi pensava che la prima seduta sarebbe andata deserta, sperando così in una riduzione del prezzo base, è rimasto però con un palmo di mano. Perchè sul tavolo del curatore fallimentare, il dottor Umberto Alleori, è arrivata l’offerta dei fratelli Monini. Che ora dovrà esser esaminata dal presidente del Tribunale, prima di passare alla fase formale della aggiudicazione.
Al telefono, Pitti mantiene il più assoluto riserbo: “non vi dico nulla, lo scoprirete solo dopo che ci sarà comunicato ufficialmente l’aggiudicazione della residenza”. Poche parole che fanno intuire che l’obiettivo non è certo quello di fissarvi qui la propria residenza. Nè una parte degli uffici.
Inutile insistere, anche se la co-titolare della società olearia si lascia sfuggire “….lo dovevamo al Maestro”.
L’ipotesi più probabile dunque è che la residenza possa diventare un Museo da intitolare a Giancarlo Menotti. Forse anche una sorta di esclusiva foresteria per gli artisti più importanti che arriveranno al Festival. Se così fosse non è difficile immaginare che una parte della residenza venga destinata ad ospitare la mostra fotografica di Leonello Fabbri, di proprietà appunto dei Monini.
D’altra parte è molto forte il legame che da anni lega i due industriali spoletini al Festival. Che mettono a segno un ‘colpo’ – valutato intorno a 1,6 milioni di euro – destinato certamente a far compiere un salto di qualità all’azienda, specie nel campo della comunicazione strategica.
Negli ultimi tempi, infatti, è aumentato in modo consistente il loro investimento in termini di visibilità, anche con le recenti presenze al Festival del Cinema di Venezia.
Così, dopo aver consolidato i valori guida aziendali e integrato da tempo (ma anche ‘presidiato’, con l’arrivo di Pitti Monini proprio alla guida del marketing) la comunicazione interna, esterna e di prodotto, la Monini sembra puntare a svolgere un ruolo importante a sostegno della valorizzazione e della difesa del patrimonio culturale italiano. L’azienda spoletina può ormai entrare di diritto nei testi di comunicazione. Un ‘caso’ che potrebbe ben figurare vicino a quelli riportati ad esempio in uno dei manuali più famosi, come quello del professor Invernizzi.
(C.C.)
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