UMBRIA JAZZ11, CELEBRA IL BRASILE DI IERI E DI OGGI CON GILBERTO GIL E SERGIO MENDES (foto S. Dottori) - Tuttoggi.info

UMBRIA JAZZ11, CELEBRA IL BRASILE DI IERI E DI OGGI CON GILBERTO GIL E SERGIO MENDES (foto S. Dottori)

Redazione

UMBRIA JAZZ11, CELEBRA IL BRASILE DI IERI E DI OGGI CON GILBERTO GIL E SERGIO MENDES (foto S. Dottori)

Ven, 15/07/2011 - 12:02

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Carlo Vantaggioli

Tradizionale serata brasileira per Umbria Jazz al Santa Giuliana, con due ospiti eccezionali pur nelle loro differenze. Ad aprire il main stage è Gilberto Gil “o ministro”, ex per la verità, nel governo del Presidente Lula, ex pure lui. Gil ha una storia fantastica alle spalle ed un grande futuro davanti nonostante abbia un età rispettabile. La sua più grande invenzione, pensata insieme al grande Caetano Veloso ed universalmente riconosciuta dalla critica musicale, è il Tropicalismo, sorta di movimento artistico a 360° che per i forti temi politici, nel Brasile duro degli anni ’60, gli costò anche l’esilio a Londra insieme a Veloso. Gil è per sua natura un musicista che affonda tutto il suo lavoro nelle radici popolari ed il suo costante studio in tal senso lo ha portato ad approfondire sonorità e a scrivere liriche che avessero sempre ben presente il suo paese. L’ultimo lavoro prodotto “Fé na festa”, suonato ieri sera al Santa Giuliana ne è una conferma. Non manca il ritmo, ma lo studio delle sonorità si sposta per area geografica, “nordestina” dice Gil in forma smagliante, meglio di un ragazzo di vent’anni. Non è stato un caso se Ignacio Lula da Silva lo ha voluto come Ministro della cultura. Vietato ogni paragone con altri Ministri di nostra conoscenza naturalmente.
L’artista mantiene intatto il suo fascino “tropicalista”, e a Perugia mette in scena un concerto delizioso ed interessante al tempo stesso. E’ un dato di fatto che la musica di questo ultimo decennio è sempre più influenzata da una certa corrente innovativa proveniente proprio dal Brasile. Lo si sente nel Jazz ma anche in tutti gli altri generi. Il Brasile stesso è un luogo in fortissimo fermento e la musica si sa è uno specchio della società.
E così Gilberto Gil infila nella sua band la fisarmonica ed un interessante violino che a tratti ti fa pensare di stare in un pub irlandese. Che siano reminiscenze londinesi? Sta di fatto che il prodotto è davvero interessante e soprattutto godibile che è lo scopo principale del lavoro di Gil. Provate ad ascoltare Lamento Sertanejo o la scatenata Assim Sim ( lo si può fare comodamente sul sito dell’artista che mette a disposizione l’intero album), per capire il tipo di sensazione che l’arena ha provato ieri sera. Di grande impatto è anche quello che accade intorno ad un concerto di Gilberto Gil, con un nutrito gruppo di connazionali che con tanto di bandiera brasiliana ballano scatenati, qualcuno accennando anche a passi di capoeira, con il rischio di decapitare i vicini, mentre la sicurezza del Santa Giuliana cerca di contenerli in un angolo dell’arena. C’è da dire che gli Italiani non sono da meno, anzi una sfolgorante ragazza “…perugina doc”, conferma lei stessa, si dimena come la più consumata delle ballerine di Samba del sambodromo di Rio, sotto lo sguardo ammirato di una parte della platea.
Uno concerto divertente che fa muovere le mani ed i piedi anche ai più restii. Due bis concessi sull'unghia “ …magari tre”, la butta li un simpatico e divertito Gil, che al termine sotto un diluvio di applausi se ne va zompettando più contento di tutti.
A seguire, senza cali di elettricità, già presente in abbondanza, arriva sul palco l'altro “calibro” della serata, Sergio Mendes.
Mendes è il leader di una orchestra spettacolo di onesti musicisti che fa ballare a più non posso gli stakanovisti del samba di UJ.
L'artista è stato il pioniere di un genere che la scheda di UJ definisce “confusione” nel senso di mescolamento di vari generi. Da come ha invece impostato ieri sera lo show è emersa chiara la voglia di essere lo storico dell'evoluzione musicale brasiliana, citando tutti i più grandi della storia, da Tom Jobim a Joao Gilberto.
In verità Mendes è un raffinato e usa il Jazz con sapienza nei suoi arrangiamenti trasformando ogni brano in qualcosa da riscoprire, “ricicciando” anche molto con artisti come Beatles e Paul Simon, Otis Redding e Burt Bacharach, Joni Mitchell e Jimmy Webb.

Commerciale? Possibile, ma certamente non si poteva pensare che trasformasse i classici brasiliani in “tirate” alla Archie Shepp.
In definitiva il pubblico non si aspettava altro, e per chi scrive non c'è nulla da aggiungere.
Anzi no, un reminder d'obbligo: stasera alle 21,30 c'è Prince.
Un consiglio, partite presto da casa.

Riproduzione riservata

(Le foto sono di Stefano Dottori per Tuttoggi.info)

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