Lu. Bi.
Comincia ad assumere contorni più definiti la fumosa vicenda che riguarda le indagini che la Squadra Mobile di Terni sta svolgendo su presunti illeciti che avrebbero portato la curia in 'rosso'. Si parla di circa 20 milioni di euro spariti dalle casse della diocesi di Terni-Narni-Amelia, durante l'episcopato di Vincenzo Paglia, ora presidente del pontificio consiglio per la famiglia in Vaticano. Le indagini, curate dal procuratore della Repubblica di Terni, Elisabetta Massini, avrebbero svelato un giro di compravendite che avrebbero favorito società alle quali farebbero capo Paolo Zappelli, direttore dell'ufficio amministrativo, Luca Galletti, direttore tecnico dell'ufficio tecnico della diocesi, il figlio Simone e alcuni loro soci.
Proprio questi sono 3 dei nomi compresi nei 7 avvisi di garanzia notificati dalla dottoressa Massini nell'ambito dell'indagine che, al momento si concentra su Narni. Infatti, nel computo degli indagati, oltre al notaio ternano Gian Luca Pasqualini, figurerebbero l'ex sindaco di Narni, Stefano Bigaroni e 2 dipendenti del comune: Antonio Zitti e Alessandra Trionfetti, entrambi architetti.
Le ipotesi di reato sono di truffa, falso ideologico e abuso di ufficio per la compravendita del castello di San Girolamo, venduto per 1 milione e 760 mila euro tra il 2011 e il 2012, destinato a diventare una resort di lusso, ma lasciato in malora.
L'ex sindaco di Narni respinge tutte le accuse e contrattacca: “Per salvare quel castello abbiamo indetto un bando pubblico nella massima trasparenza. Tutti quelli che riuscirono a ricavare da quell'operazione la cospicua somma di 1 milione e 760 mila euro dovrebbero essere considerati eroi; con quei soldi abbiamo pagato servizi per i cittadini”.
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