L’ex impiegato Snai di San Giustino che uccise la 39enne a martellate nel 2016 potrà uscire per 4 giorni al mese per incontrare i familiari | Il legale dei genitori di Katia "Sono molto amareggiati"
Si trova in regime di semilibertà Piter Polverini, il 31enne di San Giustino reo confesso dell’omicidio dell’allora 39enne Katia Dell’Omarino, avvenuto precisamente 7 anni fa (quando all’epoca era 24enne).
Data la buona condotta all’interno del carcere di Orvieto – dov’è attualmente recluso – l’ex impiegato Snai potrà infatti uscire per 4 giorni al mese per incontrare i familiari. Un provvedimento, previsto dalla legge, che ha lasciato sconcerto e rabbia tra parenti e amici della donna.
L’avvocato Anna Boncompagni, che rappresenta i genitori di Katia, ha riferito come questi siano “molto amareggiati, soprattutto per il fatto che in Italia non vi sia certezza della pena. Questi meccanismi giuridici, anche se correttamente applicabili, – ha aggiunto – portano sostanzialmente ad una parziale impunità, perché anche per reati estremamente gravi come quello di Katia, eseguito con modalità particolarmente cruente, il responsabile già dopo 7 anni è in semilibertà e probabilmente, entro breve tempo ci sarà una libertà sempre più ampia e il periodo da scontare in carcere sarà sempre minore. C’è forte amarezza perché 7 anni in confronto alla perdita di una vita sono davvero pochi…”
L’omicidio si consumò la notte tra l’11 e il 12 luglio 2016, quando i due si appartarono in una strada buia in località Montagna (Sansepolcro). Nacque quindi una violenta lite per appena 10 euro, poi degenerata: Piter infatti malmenò la donna e la uccise a colpi di martello, abbandonando il corpo sul greto del torrente Afra.
A seguito delle indagini Piter Polverini venne arrestato due mesi dopo, il 16 settembre 2016, nella sua abitazione di San Giustino. Il 30 gennaio 2020 si è svolta l’ultima fase processuale a suo carico, con la Cassazione che confermò la sentenza d’appello: 14 anni di condanna (ad oggi ne dovrà scontare ancora 7).