Morte clochard, ora “Mauro” non ha più freddo / Al funerale amici e cittadini, poche autorità - Tuttoggi.info

Morte clochard, ora “Mauro” non ha più freddo / Al funerale amici e cittadini, poche autorità

Carlo Ceraso

Morte clochard, ora “Mauro” non ha più freddo / Al funerale amici e cittadini, poche autorità

Tra i presenti anche Presidente Tribunale / Sepolto nel cimitero di Ancaiano
Mar, 17/03/2015 - 22:10

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Mladjen Milanovic, “Mauro”, non patirà più il freddo. Quello che lo ha ucciso mentre dormiva nell’area dell’Anfiteatro di Spoleto, illudendosi potesse essere un riparo sicuro. A salutarlo questo pomeriggio per l’ultima volta – nella chiesa di Sant’Ansano dove don Vito Stramaccia ha celebrato la messa – c’erano un centinaio di persone, tra amici e semplici cittadini colpiti da questa tragedia che ha scosso la comunità. Forse tutta questa attenzione Mauro non l’avrebbe immaginata neanche per il suo funerale. Figurarsi poi le telecamere e i flash dei cronisti che hanno seguito le esequie.

Impegniamoci ad aiutare i più poveri dando sempre il massimo di noi stessi come ci chiede Dio” ha detto don Vito nella breve omelia. Forse perché non c’era da aggiungere molto dinnanzi ad una tragedia sociale così evidente, di quelle che fanno vergognare qualsiasi società che suole definirsi civile.

Tra i banchi c’erano i commercianti e gli abitanti di piazza del Mercato, quelli che Milanovic aveva saputo conquistare con il suo carattere mite e che lo ricambiavano con ciò che potevano, molto più di quello che le istituzioni, legate a leggi e codicilli che a volte possono trasformarsi in mera ingiustizia, hanno fatto per lui. Divenuto clandestino per colpa di un piccolo imprenditore che un bel giorno decise di strappargli quel contratto di lavoro con cui Mauro aveva conquistato il diritto a vivere in Italia, pagandolo a nero. Condannandolo di fatto alla clandestinità, a diventare un clochard. Anche le forze dell’ordine chiudevano un occhio conoscendo il suo sfortunato passato, sapendo bene che non avrebbe fatto male ad una mosca. Neanche il vizio del bere – dal quale in tanti lo pregavano di uscire per la sua stessa salute e la possibilità di tornare ad avere una carta d’identità italiana – era riuscito a modificarne il suo essere uomo pacifico.

Al termine del funerale il carro si è diretto verso Ancaiano dove una famiglia della piccola frazione di Spoleto, che ospitava solitamente l’homeless la domenica, ha messo a disposizione la propria tomba di famiglia per dare degna sepoltura allo sfortunato amico.

Nessun responsabile, tutti responsabili – Praticamente assenti le autorità, ad eccezione del direttore della Caritas, l’avvocato Giorgio Pallucco e dei consiglieri comunali Aliero Dominci e Laura Zampa, il presidente della locale comunità islamica Nasir Karim. Presenti tra gli altri l’avvocato Roberto Calai, l’architetto Giuliano Macchia, il dirigente comunale Giuliano Maria Mastroforti, l’artista Cristina Matilde Bonucci.

Tra le prime file era seduta anche la Presidente del Tribunale di Spoleto, la dottoressa Emilia Bellina, accompagnata dal figlio Francesco (che tanto si era speso per la causa di Milanovic) e dalla nuora. All’uscita dalla piccola chiesa la Presidente ci ha concesso un breve commento: “è una morte che ci tocca da vicino tutti, perché siamo tutti responsabili della fine di Milanovic – ha detto il magistrato -, lo dico da cittadina e da cattolica. Era difficile poterlo aiutare, anche se la comunità del centro storico si è saputa spendere in modo magnifico, chi offrendogli un pasto, chi lavandogli gli abiti, chi ancora mettendo a disposizione la propria abitazione affinché potesse lavarsi, farsi una doccia. Non si può morire in questo modo”.

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