Crisi politica, De Augustinis al capolinea | Ok anche Pd, che però rischia | Cosa succede ora - Tuttoggi.info

Crisi politica, De Augustinis al capolinea | Ok anche Pd, che però rischia | Cosa succede ora

Carlo Ceraso

Crisi politica, De Augustinis al capolinea | Ok anche Pd, che però rischia | Cosa succede ora

Sab, 16/01/2021 - 14:19

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La Giunta De Augustinis è al capolinea, al termine della crisi politica che si trascina da quasi un anno e che da almeno tre mesi ha registrato l’assenza

La Giunta De Augustinis è al capolinea, al termine della crisi politica che si trascina da quasi un anno e che da almeno tre mesi ha registrato l’assenza di una maggioranza nel parlamento cittadino.

A decretarne la fine non è solo la mozione di sfiducia depositata ieri dai 10 consiglieri dissidenti nei confronti del sindaco e magistrato di Cassazione, quanto la posizione del resto dell’opposizione, Pd in primis, che conferma l’intenzione di porre fine alla legislatura. Tanto da voler presentare una propria mozione di sfiducia entro fine gennaio.

I dem, che in queste settimane hanno infatti avuto alcuni incontri con il resto dell’opposizione, non sono contrari al contenuto di quella presentata dai 10 dissidenti, ma sui tempi di presentazione. Ovvero di andare al voto, preferendo dilatare i tempi per meglio organizzare la campagna elettorale. Ma andiamo con ordine.

Crisi politica, la mozione che (ora) spaventa

Forse non è un caso che i 10 firmatari abbiano evitato di riportare a fianco del proprio nome, il partito o movimento di appartenenza, confermando che la decisione non è dettata dall’alto ma rappresenta, come si legge nella nota stampa (il testo della mozione è noto al momento solo a pochi), una volontà “locale” alla luce dei “tanti insuccessi” firmati dalla giunta.

D’altra parte, sotto il profilo squisitamente politico, la Giunta spoletina in questi quasi tre anni si è ritrovata sempre più isolata nelle dinamiche territoriali e persino il rapporto con i propri consiglieri di maggioranza si è lacerato al punto da aver accusato una emorragia di consenso anche tra i banchi dell’assise.

Eppure, a guardare le cronache, più volte dai banchi di minoranza e maggioranza è stata chiesta una maggiore attenzione nei confronti del consiglio, di coinvolgere l’assise e le commissioni nelle scelte di governo cittadino. Nulla. La Giunta ha preferito tirare dritto per la propria strada e, anche di fronte alla crisi più nera, quella dell’approvazione del bilancio con appena 8 voti favorevoli su 25, ha evitato di aprire un confronto con tutte le forze in campo, di procedere a un rimpasto, insomma di ascoltare quella opposizione che ormai era divenuta ampia maggioranza.

Una riprova? E’ solo di queste ore la convocazione del consiglio per il prossimo 21 gennaio per discutere la mole di interrogazioni e mozioni rimaste nel cassetto dal febbraio 2019. In 23 mesi non si è trovata una sola occasione per ritagliare una seduta da dedicare alle tematiche proposte dai consiglieri di tutti gli schieramenti. A conferma dell’autoreferenzialità della Giunta che ha fin qui potuto contare sull’operato del Presidente del consiglio, Sandro Cretoni.

Lo stesso primo cittadino ha preferito affossare molti dei progetti che venivano dal passato per avviarne di nuovi, rimasti però ancora sulla carta. Mostrandosi quasi sempre insofferente alle richieste della propria parte politica (clamorosa l’uscita da una riunione di maggioranza in cui disse “ora vi lascio scornare tra di voi”) e con uscite allarmistiche, come quelle sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata in città, sconfessate poi dallo stesso Prefetto di Perugia.

La stessa gestione della crisi dell’ospedale covid, con tanto di Comitato istituito non si sa bene ancora per quale fine e su quale base normativa, dimostra che si guarda più ad aspetti tecnico-amministrativi che ad una capacità politica di voler risolvere le cose.

Crisi politica, il “nì” del Pd che fa rischiare

Per tutta la settimana i 10 consiglieri – Frascarelli di Spoleto popolare, Profili e Settimi di Alleanza civica, Di Cintio, Polinori e Santirosi di Fd’I, Marina Morelli di F.I., Fedeli, Loretoni e Proietti della Lega – hanno incontrato gli altri colleghi dell’opposizione per sottoporre il testo e condividerne la firma.

Apparentemente senza risultato. Apparentemente però, perché i dem, presentatisi all’appuntamento con Lisci, Trippetti e Dionisi hanno fino all’ultimo chiesto di posticiparne il deposito a dopo il 24 febbraio. Il motivo è presto detto. Per la legge ordinaria in caso di sfiducia entro tale data si andrebbe  votare in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 maggio successivo. Troppo presto secondo il capogruppo Lisci che preferirebbe qualche mese in più per organizzare il partito e la campagna elettorale. Così le delegazioni si sono lasciate in buon accordo con i zingarettiani che annunciano una mozione di sfiducia per il 30 gennaio. Quello su cui sperano è che il Governo faccia slittare le elezioni della prossima primavera in autunno a causa del covid.

Una opzione probabile ma non certa. Anzi, se la crisi di governo nazionale non trovasse una soluzione con un Conte ter o un Governo tecnico, il Paese sarebbe di sicuro chiamato alle urne a giugno, prima che cominci il semestre bianco in cui il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.

Se così fosse, l’ipotesi del Pd rischia di trasformarsi in un commissariamento prefettizio lungo almeno 15 mesi, con la città che dovrebbe attendere le elezioni di maggio 2022.

In tale ipotesi la città rimarrebbe al palo anche da quella gestione dei fondi su Next Generation, Recovery plan, etc. che si troverebbe invece ad affrontare con la Regione.

C’è poi da capire se la mozione del pd, che vanta 4 consiglieri, troverà il minimo delle 10 firme necessarie per la presentazione della mozione: i 10 che hanno già firmato non sembrano infatti tutti d’accordo a dare questa disponibilità. Ma non è detto.

Senza poi considerare che entro marzo prossimo è fissato il voto di bilancio, sul quale, a questo punto, almeno i 10 firmatari della sfiducia difficilmente si asterrebbero optando per il voto contrario. Come pure il Pd, in caso di presentazione di una propria mozione di sfiducia. Con la conseguenza della fine della legislatura e il rischio, di nuovo, di andare a elezioni solo l’anno prossimo.

Tra i democratici, come detto, non tutti sono d’accordo ad allungare i tempi; troppo grande la responsabilità di ingessare la già martoriata città per 15 mesi, meglio rimboccarsi le maniche e correre la prossima primavera.

Ma solo Lisci & Co. possono cambiare parere. Indubbiamente i prossimi giorni renderanno più chiara la posizione che sosterrà il partito.

Crisi politica, la posizione degli altri

Chi non è convinta di una sfiducia è Luigina Renzi, capogruppo di Spoleto Ora, movimento pddipendente, la quale, contattata da Tuttoggi, chiarisce che non è questo il momento (e forse neanche i mesi a venire): “Abbiamo sempre fatto opposizione al sindaco in merito alle sue scelte che hanno portato all’immobilismo della città. Ciò nonostante, soprattutto in relazione alla pandemia e alle difficoltà economiche conseguenti, ci sembra assurdo pensare che la soluzione possa essere rappresentata dalle elezioni” dice la Renzi “è una faida interna alla destra locale per la leadership. Il gruppo dei 10 avrebbe potuto palesemente far cadere il sindaco con un voto contrario al bilancio non più tardi di 20 giorni fa. Dove è finito il senso di responsabilità?” dice la consigliera.

Non ha firmato, a differenza della collega Frascarelli, neanche la capogruppo di Sp Elena Bececco che però lascia la porta aperta ad un eventuale voto favorevole: “Non ho avuto la possibilità di condividere il contenuto della mozione, riguardo a questo mi riservo di valutarlo per poi decidere il da farsi nell’interesse della città” .

Crisi politica, cosa succede ora

Con la mozione depositata ieri, che apre ufficialmente la crisi politica, l’ufficio di presidenza dovrà convocare l’assemblea non prima di 10 giorni dalla presentazione della stessa (25 gennaio) e non oltre il 30mo (14 febbraio).

In caso di presentazione della mozione del pd entro il 30 gennaio, come annunciato, la finestra si aprirebbe tra il 10 febbraio e il 2 marzo.

Per regolamento due mozioni avente lo stesso oggetto dovrebbero essere riunite e ci sarebbe un arco temporale (10 febbraio – 14 febbraio) per discuterle e nel caso approvarle. In tale ipotesi i 10 consiglieri potrebbero anche appoggiare il documento dei dem pur di andare a elezioni in primavera.

La corsa (tardiva?) all’unità

Intanto arriva qualche appello a ritrovare l’unità. Un po’ tardivi, visto che da mesi la Giunta è senza maggioranza e da altrettanti il ‘dossier’ Spoleto è sul tavolo delle segreterie del centro destra. Così solo oggi il coordinamento regionale di Forza Italia, nelle mani del sindaco Andrea Romizi, scrive che il partito di Berlusconi “intende farsi parte attiva nell’aprire un necessario confronto con i diversi gruppi consiliari e con le forze politiche che avevano dato il via all’attuale esperienza amministrativa, al fine di approfondire la situazione di crisi in atto e le cause per nulla chiare della stessa.

Cercheremo in queste ore di stimolare un serio confronto anche attraverso la verifica e attualizzazione di un documento programmatico, quale via di ricomposizione della frattura creatasi. Infine portiamo a conoscenza del fatto che il Consigliere Marina Morelli ha preso la decisione di partecipare alla mozione di sfiducia a titolo personale, la sua posizione non corrisponde né a quella del gruppo di appartenenza, né del partito di Forza Italia Spoleto”.

A questo si aggiunge la nota diramata in mattinata dai 6 estromessi dalla Lega (gli assessori Flavoni e Zengoni, i consiglieri Cretoni, Fagotto, Militoni e Pompili) che rivendicano invece i successi della Giunta e non vorrebbero la crisi politica.

Nella mozione non si parla nè dei tanti risultati raggiunti nonostante questo difficile periodo, a cominciare dall’affermazione del principio di legalità e trasparenza che forse a qualcuno da fastidio, nè di quanto a breve sarà raggiunto proseguendo l’attività amministrativa. Il PRG parte Strutturale e Operativa pronto per essere approvato in primis, per continuare con la ricostruzione

delle scuole e dei molti edifici pubblici per passare poi ai milioni di euro di contributi ricevuti per interventi che attendevano da anni di essere realizzati; risultati che in caso di sfiducia del Sindaco sarebbero ritardati o annullati. Non si tiene addirittura conto dell’emergenza causata dal Covid19: questo d’altronde ce lo potevamo aspettare. Quello che invece non ci potevamo aspettare, e che vorremmo stigmatizzare, è l’aver rinnegato il mandato datoci dai cittadini nel 2018. Leggiamo, ad esempio, le affermazioni dei “dieci” nei confronti del Polo scolastico di San Paolo dove addirittura il TAR ha dato pienamente ragione al Comune di Spoleto dicendo che le scuole (Dante

Alighieri e Prato Fiorito) non andavano delocalizzate”.

Per la verità, se la memoria non inganna, i giudici amministrativi hanno sancito un altro principio, non che non andassero delocalizzate le scuole, ma che potessero essere consolidate nella loro sede originaria, scelta questa che, seppur legittima, ha allungato a dismisura la riconsegna degli edifici a studenti e insegnanti.

La chiosa è tutta all’insegna dell’unità, tirando per la giacchetta anche l’Arcivescovo il cui monito di ieri l’altro era a tutta la politica locale, non solo ad una parte: “accogliamo e rinnoviamo l’invito all’unità fatto dal nostro Vescovo, nell’omelia di San Ponziano, chiedendo di anteporre il bene comune alle guerre politiche. Noi, a differenza di quanto si legge nella mozione presentata, non facciamo alcun appello ma ricordiamo ai 7 ex-consiglieri di maggioranza che in questa azione, oltre a non considerare la fase storica in cui ci troviamo, stanno rinnegando il mandato datogli dai cittadini”.

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