«Chiuso tutto!» dichiara con indignazione e disillusione Maurizio Marsili dell'Orsa. «Ecco dove sta arrivando la Ferrovia pur di mandare a casa le persone» afferma con fermezza Gianni Martifagni della Fit Cisl. «Questa è mal gestione del denaro pubblico!» sostiene Stefano Della Vedova, segretario regionale della Fast FerroVie. Assieme a loro, Marco Bizzarri della Filt Cgil, Michele Coccia e Alessando Emili della Uilt Uil, (ex) lavoratori e ferrovieri che, con bandiere e voci, protestano contro l'ingiustificata chiusura del Centro di Formazione delle Ferrovie dello Stato di Foligno, gestito da Ferservizi spa, società che amministra attività di supporto al Gruppo FS su tutto il territorio nazionale. Il Centro di Formazione di Foligno è l'unico polo formativo di proprietà delle Ferrovie in esercizio in Italia e l'ultimo centro di formazione di personale ferroviario del paese. Dal 15 Maggio, però, non esisterà più. Dopo il divieto assoluto di prendere prenotazioni per nuovi corsi, datato 31 Marzo, ora la definitiva chiusura del centro, con 5 dipendenti che saranno trasferiti al distaccamento Facility di Ancona. «Il trasferimento ad Ancona – è stato ipotizzato dai sindacalisti – potrebbe essere funzionale a creare un esubero per poter accedere in seguito al fondo bilaterale e quindi al prepensionamento del personale occupato. Insomma, sacrificare alcuni lavoratori umbri per agevolare altri di un'altra regione». Gianni Martifagni ha infatti tenuto a sottolineare che, «5 persone sono state trasferite tout court ad Ancona, e non c'è una carenza ad Ancona. Sono state spostate lì per mandarne via altre 5, in pensione. Dal 1 Giugno, inoltre, 5 persone della cooperativa che operava nel Centro di Formazione saranno licenziate. Questa è una scelta politica atta a far calare il numero dei ferrovieri e ne subiremo anche altre». Da contratto, inoltre, «non si possono imporre trasferimenti a lavoratori che hanno superato i 50 anni». Anche per questo i sindacalisti hanno preannunciato una vertenza legale ed hanno già presentato il dossier alla Corte dei Conti.
Il Centro di Formazione di Foligno, ristrutturato a metà degli anni '80, è da sempre il punto di riferimento della formazione dei quadri e dei dirigenti delle ferrovie, con una presenza di circa 8 mila unità all'anno. Importante anche in termini di indotto per l'economia della città, i sindacati di categoria hanno ribadito, anche per questo, il proprio diniego alla chiusura di questo centro non solo per motivi occupazionali. «Il basso costo di soggiorno in questa struttura (85 euro al giorno per 85 camere), tra l'altro ubicato in un posto strategico e facilmente raggiungibile – hanno spiegato i sindacati – rende incomprensibile la scelta dell'azienda. A risentirne saranno anche i pensionati che per accedere al servizio di Crc (centro rilascio concessioni di viaggio) dovranno recarsi ad Ancona, in quanto la zona di Foligno e Perugia ne è sprovvista». Secondo Martifagni, «Foligno è baricentrico, comodo per coloro che provengono da tutte le parti d'Italia, vicino all'alta velocità. Era l'unico centro rimasto».
«RFI, Trenitalia e Ferservizi- aggiunge Della Vedova- facevano formazione qui. Ora devono andare fuori e pagare le strutture».
Dice Maurizio Marsili dell'Orsa, «Il fatto è grave. La struttura è un fiore all'occhiello. Valida, moderna, addirittura restaurata da poco. Un albergo a 4 stelle, climatizzato, con costi bassissimi. Dove andranno 8000 lavoratori? Sparsi per l'Italia. E le Ferrovie pagano. Perché chiudere? Non si capisce la motivazione. Non ci vengono date risposte. È inaccettabile. Sembra una punizione. C'è una volontà politica. Che fine farà questa struttura?».
Un altro pezzo importante delle ferrovie di Foligno che se ne va.
(Elisa Panetto)