Emanuele Bertini, imprenditore edile e presidente regionale di CNA Costruzioni, commenta la decisione del governo di introdurre questo nuovo strumento
“Spiace dirlo, ma purtroppo non sarà l’introduzione della cosiddetta patente a punti per le imprese a portare benefici in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Ad affermarlo è Emanuele Bertini, imprenditore edile e presidente regionale di CNA Costruzioni, che commenta la decisione del governo di introdurre questo nuovo strumento per fermare le morti sul lavoro, presa dopo il gravissimo incidente nel cantiere Esselunga di Firenze.
“Garantire che le persone possano lavorare senza rischiare la propria vita è un diritto imprescindibile. D’altronde – dichiara Bertini – si lavora per vivere e non il contrario. Ma pensare che la soluzione possa venire dalla patente a punti, è illusorio, oltre che discriminatorio”.
“Illusorio – aggiunge il responsabile regionale di CNA Costruzioni, Pasquale Trottolini -perché, come nel caso specifico di Firenze, con i subappalti a cascata utilizzati, sarà quasi impossibile ritrovare il bandolo della matassa delle responsabilità rispetto a lavoratori che erano lì senza alcun tipo di contratto, quindi senza legami comprovati con nessuna delle imprese presenti sul posto. Discriminatorio perché da questa patente saranno escluse tutte le imprese e i general contractor in possesso di attestazione Soa, obbligatoria per partecipare agli appalti pubblici, che potranno continuare a subappaltare i lavori senza rispondere direttamente della qualità delle aziende subappaltatrici.”
Per Bertini e Trottolini la via maestra per evitare incidenti sul lavoro resta la prevenzione e, quindi, la formazione delle maestranze, siano essi titolari di impresa o lavoratori.
“Ben vengano le assunzioni di nuovo personale annunciate dal governo per garantirei maggiori controlli sui cantieri – aggiunge Bertini -. Ma rendiamoci conto che, anche grazie ai fondi del Pnrr, i cantieri sono così tanti che servirebbe uno sforzo immane per poter svolgere un’operazione di prevenzione degli infortuni che sia davvero efficace. Piuttosto bisognerebbe agire sui criteri di aggiudicazione degli appalti, eliminando la consuetudine di preferire le offerte al massimo ribasso. Appare scontato, infatti, che quando i margini di ricavo si riducono all’osso, è più facile che siano proprio i costi per la sicurezza a farne le spese”.
“Inoltre – va avanti Trottolini – come riportato da autorevoli organi di stampa nazionale, tra il 2022 e il 2023 sono scomparse oltre 11mila imprese, nate senza alcuna esperienza sull’onda del Superbonus e chiuse per mancanza di lavoro. Per la qualificazione delle imprese è fondamentale una legge per l’accesso alla professione nel settore edile, come avviene in altri settori, che andiamo chiedendo da anni senza successo e che oggi non è più rinviabile”.
“In ultimo, ma non per ordine di importanza, va rivista la norma del nuovo codice a proposito di subappalti a cascata: un aspetto che abbiamo più volte criticato durante l’iter di formazione della legge, perché un abuso di questo strumento – concludono gli esponenti di CNA Costruzioni Umbria – facilita sicuramente l’elusione delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, come purtroppo insegna l’incidente di Firenze”.
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