Gestione dei rifiuti, maxi condanna: "hanno cagionato ingentissimi danni all'Ati 2, ai Comuni componenti ed a tutta la relativa collettività"
Le società Gesenu, Trasimeno servizi ambientali (Tsa) e Gest oltre ad alcuni tra gli ex vertici di esse (Giuseppe Sassaroli, Luciano Sisani, Giuliano Cecili, Roberto Damiano e Luca Rotondi) condannati dalla Corte dei conti dell’Umbria a risarcire per oltre 25,3 milioni di euro 24 comuni dell’Ati 2. Vale a dire quelli di Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Perugia, Piegaro, San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno, Valfabbrica.
Nel mirino la gestione di alcune discariche e del trattamento dei rifiuti in questo territorio, una vicenda nata dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Perugia “Spazzatura connection” nel 2016, che aveva portato al sequestro di beni per 27 milioni di euro e ad un doppio procedimento, penale (ancora in corso) e contabile.
Ora, dopo varie azioni a sollevare il difetto di giurisdizione della magistratura contabile poi respinte, la Corte dei conti ha in primo grado condannato ex vertici delle tre società e le stesse aziende per un presunto danno erariale appunto di oltre 25 milioni. Scrivono i giudici che “le società convenute ed i soggetti in esse operanti non soltanto hanno ricavato un ingente ed ingiusto profitto (del tutto irrilevante in questa sede), ma hanno anche cagionato ingentissimi danni all’ente pubblico Ati 2, ai Comuni componenti ed a tutta la relativa collettività; danni derivati da attività di recupero di rifiuti non effettivamente svolte o compiute non in conformità alle previsioni del contratto di appalto e, comunque, indebitamente retribuite, con inevitabili ripercussioni in termini di inquinamento e violazione dei principi dettati in relazione allo smaltimento dei rifiuti dal Codice dell’ambiente e commissione di reati ambientali, per quanto risulta dagli atti ancora sub iudice”.