Sono stati i medici del reparto di otorinolaringoiatria del Santa Maria della Misericordia di Perugia a raccontare che il giorno prima dell’omicidio di Alessandro Polizzi hanno richiesto una perizia psichiatrica urgente per Valerio Menenti che aveva manifestato intenzioni suicide. Ma poi quando il medico lo psichiatra lo visita non rileva particolari elementi che facciano temere azioni autolesioniste e semplicemente gli prescrive un calmante. Più tardi Valerio chiede una camomilla e nonostante il sedativo si alza e chiede di andare a fumare. I medici e gli infermieri hanno anche spiegato che Valerio in quelle ore era libero di muoversi e non aveva particolari impedimenti nello spostarsi. Un punto a sostegno della tesi dell’accusa perchè si può quindi escludere che Valerio sia uscito dal Santa Maria della Misericordia di Perugia. Il giovane si sarebbe, infatti, potuto tranquillamente vestire e allontanare dall’ospedale e quindi raggiungere quel compro oro dove una commessa ha dichiarato di averlo riconosciuto e di averlo sentito parlare al telefono pronunciando l’ormai nota frase “Pagheranno, si ormai anche lei. Tu stai tranquilla tanto io sarò in ospedale”.
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Un particolare nuovo, inedito, emerso questa mattina durante l’udienza del processo nel quale Valerio ed il padre Riccardo Menenti sono imputati per aver, l’uno da mandante l’altro da esecutore materiale, ucciso Alssandro Polizzi e tentato di uccidere Julia Tosti.
Davanti alla corte sono sfilati questa mattina a testimoniare oltre ai medici che ebbero contatti con Valerio durante la sua degenza (necessaria per le botte ricevute il venerdì sera proprio da Alessandro per una lite fuori da un locale), anche gli esperti della scientifica che repertarono le tracce di sangue trovate sulle scale e nell’appartamento di via Ettore Ricci.