“La nostra presenza qui rappresenta lo spirito di una comunità che, a distanza di 61 anni, vuole continuare ad onorare il sacrificio dei suoi minatori”.
Con queste parole il Presidente del Consiglio comunale Giampiero Panfili ha ricordato la tragedia delle miniere di Morgnano che, il 22 marzo del 1955, costò la vita a 23 lavoratori.
La cerimonia, organizzata dall’Associazione “Amici delle Miniere” in collaborazione con il Comune di Spoleto, è iniziata questa mattina con l’apertura del Museo delle Miniere e la Santa Messa alla Chiesa di San Giovanni Battista officiata dal parroco di San Venanzo Don Paolo Peciola, vicario del vicariato extraurbano.
Alla commemorazione di fronte al Monumento al Minatore in memoria dei caduti delle Miniere, in programma questa mattina alle ore 12, hanno partecipato anche gli assessori Vincenza Campagnani e Angelo Loretoni, insieme ai rappresentanti dell’Anpi, dell’Unuci e dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia – Gruppo di Spoleto.
“Quanto accaduto 61 anni fa – è stato l’intervento del Presidente del Consiglio comunale Panfili – è stato senza alcun dubbio un passaggio di incredibile tragicità e, allo stesso tempo, di enorme valore perché, a distanza di tempo, continua a restituirci la dimensione di quello che era la nostra città, protesa verso il futuro, con la legittima aspettativa di un cambiamento della propria esistenza ed impegnata a costruire, con sacrificio e fatica, un presente migliore per i propri figli.
Momenti come questo richiedono a tutti noi, amministratori e cittadini, un impegno particolare affinché questa eredità, fatta di avvenimenti, umanità e storie personali, possa essere tramandata e trasmessa alle nuove generazioni”.
Questa sera alle 18.30 è in programma il concerto offerto dall’Orfeo Ensemble presso il Museo delle Miniere, Pozzo Orlando.
Il 22 marzo del 1955 una tremenda esplosione avvenuta nelle miniere di Morgnano costò la vita a 23 minatori. Alle 5,40 del mattino, a pochi minuti dalla fine del turno di notte, una sacca di grisou rompe uno spesso diaframma di roccia e carbone e sfoga violentemente in una galleria in tracciamento. Il gas si diffonde nelle gallerie vicine e, mescolatosi all’aria, si trasforma in una micidiale miscela esplosiva, pronta ad esplodere al minimo innesto, alla più piccola scintilla. Rimangono uccisi ventitré minatori, nel momento in cui stavano per riaffacciarsi al sole e alla vita.