Panetto&Petrelli, esiste un progetto alternativo | Ecco il CAP, altro che supermercato! - Tuttoggi.info

Panetto&Petrelli, esiste un progetto alternativo | Ecco il CAP, altro che supermercato!

Carlo Vantaggioli

Panetto&Petrelli, esiste un progetto alternativo | Ecco il CAP, altro che supermercato!

Un giovane architetto spoletino aveva già elaborato il riutilizzo a scopo culturale-produttivo dell'area esistente per la sua tesi di laurea
Lun, 09/10/2017 - 10:45

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Solo qualche giorno fa Repubblica celebrava con un pezzo sulla pagina di Torino quello che è stato definito con una certa visionarietà scientifica nel titolo “Il Big Bang delle Ogr, le ex officine ferroviarie diventano il nuovo polo culturale di Torino”.

Una vecchia sede industriale, ridotta a luogo di archeologia industriale e potenziale fonte di degrado in un area centrale della città, è stata completamente recuperata a nuova vita come incubatore culturale multidisciplinare con il concorso delle Fondazioni bancarie e con la volontà politica di imboccare un percorso produttivo innovativo.

Sono passati anche a Spoleto pochi giorni da quando si è sparsa la notizia che nell’area che ha ospitato per 100 anni la sede della ex-Panetto&Petrelli, potrebbe arrivare, al posto della struttura dall’indubbio valore storico-industriale, un nuovo supermercato.


Ex-Panetto & Petrelli, novità per area e immobile | In arrivo l’ennesimo supermercato


La procedura sembra ben avviata, perchè oltre al fatto confermato che l’area, e ciò che vi è sopra, è stato acquistato da alcuni noti imprenditori spoletini, sembrerebbe anche essere stata presentata agli uffici competenti una SCIA – Segnalazione Certificata di Inizio Attività – che è la dichiarazione che consente alle imprese di iniziare, modificare o cessare un’attività produttiva (artigianale, commerciale, industriale), senza dover più attendere i tempi e l’esecuzione di verifiche e controlli preliminari da parte degli enti competenti. La SCIA, ai sensi dell’art. 19 della legge 241/90, produce infatti effetti immediati.

E così mentre a Torino si apre un percorso, non facile per carità, ma fuori dai classici schemi del consumo stile anni ’80, mentre operazioni analoghe accadono continuamente in tutta Europa, così da segnare una sorta di interruzione virtuosa degli investimenti sulla grande distribuzione degli ultimi 30 anni che hanno prodotto solo una perniciosa desertificazione sociale e commerciale, mentre in America il modello dei market della grande distribuzione è ormai in una crisi irreversibile, lasciando il posto ai big della rete come Amazon, E-bay e allo stesso Facebook, ecco che a Spoleto attanagliati in una sorta di revanscismo culturale paninaro, stiamo per aprire un nuovo supermercato.

Da queste colonne abbiamo già detto la nostra sulla sventurata ipotesi di trasformazione dell’area , ma quello che non potevamo sapere era che la proposta fatta di trasformare la P&P in un incubatore culturale da dedicare ad alcune eccellenze come il Festival di Spoleto o il Teatro Lirico Sperimentale (ma non solo ovviamente) era stata già oggetto di riflessione, con diverse modalità di approccio stilistico, nella tesi di laurea di un giovane architetto spoletino, Pietro Romitelli.

Romitelli, dopo aver letto il nostro articolo, ha deciso di scriverci per segnalare la singolare coincidenza tra la notizia sulla ex P&P e la sua tesi, “Vi scrivo in merito all’articolo da voi pubblicato il 23 Settembre, riguardante la ex Panetto e Petrelli e i suoi risvolti futuri. Quasi un anno fa infatti mi sono laureato in Architettura, conseguendo la laurea magistrale con una tesi riguardante proprio la Panetto e Petrelli. Il mio progetto consiste nel riuso del manufatto, inserendo all’ interno di esso funzioni pubbliche o private, come il museo delle ex Arti Grafiche o il CAP, ossia il Centro Arti Performative e il nuovo Cinema/Teatro dotato di Torre scenica. Si tratta di un lavoro di riuso che ha tenuto conto di molte altre realtà presenti nel mondo, ma soprattutto nel nostro paese, dove città come Milano, Torino e Bologna stanno investendo molto per riconvertire aree che hanno perso la loro funzionalità originaria. È possibile un riuso del complesso, atto a restituire alla città e alle realtà culturali in essa presenti, uno spazio che per un secolo ha avuto una grande importanza economica e culturale. Per Spoleto, quella della Panetto e Petrelli è un occasione da non perdere, trattandosi di un’archeologia industriale di interesse Nazionale. Leggendo il vostro articolo mi sono sentito chiamato in causa e non posso fare a meno di testimoniare, attraverso il mio lavoro, la possibilità di realizzare progetti che puntino alla ri-valorizzazione del nostro territorio, con uno sguardo al futuro, che una città come Spoleto, deve avere.”

Inutile dire che la curiosità di toccare con mano un lavoro di recupero e riuso, diverso dal supermercato, è stata più forte di noi ed abbiamo deciso di incontrare l’Architetto Romitelli.

Chi è Pietro Romitelli

Ha frequentato la facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza” ed è vissuto un anno a Parigi, avendo vinto una borsa Erasmus che gli ha permesso di frequentare i corsi dell’ École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris-Belleville.
Il 27 Ottobre 2016 ha conseguito la laurea magistrale in Architettura, con votazione 110 e lode/110, discutendo la tesi “Riuso delle ex arti grafiche Panetto e Petrelli”, avendo come relatore di tesi la prof. Anna Giovannelli, con la quale Romitelli ha continuato, dopo la laurea, l’attività di assistenza alla didattica durante il corso di progettazione tenuto dalla docente presso la facoltà romana.

Il progetto del CAP

Un lavoro che visto ora, alla luce della discussione in atto, rende giustizia ad un luogo, e alla storia economica e sociale  che è cristallizzata in esso.  Romitelli ci tiene a spiegare che questo progetto è di fatto una manipolazione degli spazi esistenti, che punta a valorizzare gli elementi qualificanti del manufatto così come si presenta a noi oggi.

Come ad esempio, la grande area lavoro coperta a shed (i tipici denti di sega sul tetto), i quali caratterizzano il profilo dello stabilimento e che allo stesso tempo assicurano un apporto di luce naturale costante durante l’arco della giornata, sorta di moderno Scriptorium alla foggia di quelli che si trovano in alcune abbazie medievali. Nel progetto quest’area risulta suddivisa in grandi aule polifunzionali che possono accogliere diversi tipi di attività, a seconda del fruitore che ne necessita l’utilizzo. Oppure la rilettura in chiave teatrale della vecchia torre in cui erano alloggiati i servizi accessori al Poligrafico, come la Portineria con la casa del custode, la Sala Allattamento e l’Ambulatorio medico. Molto interessante il recupero di tutta la parte posteriore dell’area che, riconfigurando il rapporto con la collina sovrastante, viene ripensata tramite una serie di giardini di inverno da utilizzare come spazi di aggregazione nelle pause delle varie attività presenti nel Centro.

Riassumendo quindi, il nome del nuovo luogo virtuoso, riutilizzato e ristrutturato per lo scopo, nella visione di Romitelli dovrebbe essere CAP (Centro Arti Performative), dove l’intera struttura è al servizio della cultura tout court. Sale prove per musicisti, scuole, associazioni o enti. Spazi dedicati a forme di artigianato specifico come ad esempio la sartoria teatrale o il laboratorio di attrezzeria o di progettazione delle scenografie. Ma anche poliedrico spazio espositivo e punto di incontro di stile europeo con caffetterie e piccoli giardini in cui rilassarsi tra una visita ad una mostra o una prova di un concerto. Del resto lo spazio esistente lo consente, al punto che è prevista anche una Agorà esterna con tanto di area palco, uno spazio attrezzato che a Spoleto ci starebbe proprio bene.

Ma la vera chicca è il recupero della torre della ex-Portineria che diventa lo spazio scenico di servizio ad un ‘piccolo’ teatro con 300 posti, con tanto di galleria e buca per l’orchestra. Una torre scenica, per altro, che con i suoi 5 piani di sviluppo in altezza consente una modularità tecnica mai vista  sino ad ora in nessun teatro cittadino.

Un progetto decisamente affascinante e realizzabile con risorse anche tutte private vista la possibile successiva destinazione d’uso. Anche se a nostro parere il pubblico deve dire la sua, sempre e comunque, quando si tratta di uno spazio così prossimo al centro storico, sia che si tratti della creazione di un nuovo supermercato che di un progetto di riuso a forte valenza culturale come quello di Romitelli.

Le domande e le prime polemiche

Chi intanto ha fatto sentire la sua voce, forte e chiara, sull’argomento è il Presidente del Mandamento di Spoleto della Confcommercio, Tommaso Barbanera. In una sua recente intervista ad un quotidiano locale ma anche al telefono con TO, Barbanera ha giudicato “ipotesi scellerata” la possibile realizzazione del supermercato nell’area della ex-P&P. Lo stesso presidente, sollecitato da TO, ha poi aggiunto che la questione sarà a breve oggetto di una riunione di consiglio del Mandamento di Spoleto e che la stessa Confcommercio regionale chiederà formalmente notizie sull’iter autorizzativo per il rilascio della eventuale licenza commerciale.

Nel frattempo, seppure timidamente, anche la politica si è mossa a riguardo e nell’ultimo consiglio comunale celebrato lo scorso 2 ottobre, i consiglieri di minoranza Giampaolo Emili e Marina Morelli, hanno chiesto se la notizia dell’apertura del nuovo spazio commerciale, anticipata da Tuttoggi.info, rispondesse a verità. Al momento non ci sono state risposte da parte dell’Amministrazione. Un silenzio che potrebbe essere anche considerato come una implicita conferma che un iter autorizzativo è in corso.

Come sempre, in questi casi, il nostro articolo condiviso sulle pagine di Facebook ha acceso un dibattito in rete, dove si sono registrati per lo più una serie di pareri negativi alla attuale ipotesi di riconversione dell’area, anche se come sempre accade, Facebook è un luogo dal fascino irresistibile per i “leoni da tastiera” che hanno sempre la soluzione in tasca o che immancabilmente fanno sapere che loro “lo avevano già detto”, o peggio che tentano di riportare indietro l’orologio della storia, tirando in ballo improbabili colpe per la mancata riconversione professionale degli ex-dipendenti. Qualcosa che dimostra quanto la crisi dell’azienda, iniziata si badi bene alla fine degli anni ’80 con l’arrivo della prima grande rivoluzione digitale e la modificazione delle gestione per i grandi appalti pubblici, non sia mai stata capita chiaramente né dalla politica né da chi aveva responsabilità dirette nel management. Ritrovarsi  sul “luogo del delitto” a 30 anni di distanza e cianciare ancora di riconversione professionale procura solo un moto di tenerezza e compassione.

Ed proprio sul “nulla” progettuale che proliferano le idee luminose o anche luminescenti, come quella dell’apertura dell’ennesimo supermercato, nella speranza poi che non si alzi a breve qualcuno in piedi a strillare che se il supermercato non si fa, si buttano via posti di lavoro. Un vecchio trucchetto con il quale si sono consumate nefandezze, purtroppo anche a Spoleto, inenarrabili.

L’importante, per taluni personaggi, è che si possa consumare cibo e possibilmente a basso costo, che non dispiace mai.

E pensare che volevamo essere la Capitale Italiana della Cultura…

Riproduzione riservata

(Tutte le tavole progettuali allegate al presente articolo sono di proprietà dell’Arch. Pietro Romitelli. Con la pubblicazione su Tuttoggi.info ne è garantita la proprietà intellettuale)

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