L'Izsum di Perugia trova il primo caso in Italia di peste suina africana in un cinghiale proveniente dal Piemonte

L’Izsum di Perugia trova il primo caso in Italia di peste suina africana in un cinghiale proveniente dal Piemonte

Massimo Sbardella

L’Izsum di Perugia trova il primo caso in Italia di peste suina africana in un cinghiale proveniente dal Piemonte

Ven, 07/01/2022 - 20:49

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L'esame all'Istituto zooprofilattico sulla carcassa dell'animale morto ad Alessandria | Le raccomandazioni per cacciatori, allevatori e per chi trova cinghiali morti in strada

L’Izsum (Istituto zooprofilattico Umbria Marche) Centro di referenza nazionale pesti suine, che ha sede a Perugia, ha confermato la positività alla peste suina africana in un cinghiale trovato morto in Piemonte. La carcassa di cinghiale, inviata in Umbria per gli esami, è stata prelevata in provincia di Alessandria.

I risultati dell’esame effettuato a Perugia sono stati comunicati al Ministero della Salute, che dovrà notificarla all’Organizzazione mondiale della sanità animale e alla Commissione Europea.

Finora la Sardegna era considerata l’unica regione italiana infettata dalla peste suina africana.


Altri due casi sospetti di peste suina africana
inviati a Perugia per le analisi


La peste suina africana

La peste suina africana è una malattia virale che colpisce maiali e cinghiali. E’ altamente contagiosa, ma non si trasmette all’uomo. Tuttavia ha pesanti ripercussioni dal punto di vista economico nei Paesi colpiti, perché costringe ad abbattere animali.

Il Ministero della Salute (che ha avviato un piano per l’osservazione della peste suina africana) ha fornito indicazioni a cacciatori e allevatori per prevenire il diffondersi del virus.

Indicazioni per i cacciatori

Ai cacciatori si raccomanda di pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia.

I cinghiali abbattuti vanno eviscerati solo nelle strutture designate; evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato.

Indicazioni per gli allevatori

Agli allevatori si raccomanda di rispettare le norme di biosicurezza, in particolare il cambio di abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento.

Inoltre occorre scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti.

Vanno tempestivamente notificate ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala.


Stop forfettario, il controllo sanitario
costa ora 15 euro a cinghiale


L’appello di Wild Umbria

Wild Umbria – che nella regione gestisce la raccolta di animali selvatici feriti o in difficoltà – conferma l’esito dell’esame eseguito dall’Istituto zooprofilattico di Perugia. Ma ricorda che le conseguenze “saranno pesanti per tante attività, ma è fondamentale spiegare che la PSA non colpisce l’uomo né la maggior parte degli animali domestici”.

Tuttavia la peste suina africana è mortale (fino al 90%) per i suidi, sia selvatici che domestici, quindi cinghiali e soprattutto maiali.

Per limitare l’espandersi della malattia – raccomanda – è necessario essere rapidi nell’individuarla con quella che si chiama sorveglianza passiva, rappresentata dall’analisi di tutti i cinghiali rinvenuti morti sul territorio nazionale. “Per questo – è l’appello di Wild Umbria – se trovate o vedete un cinghiale morto è necessario informare rapidamente i servizi veterinari delle ASL/ATS o le forze dell’ordine e segnalarne la posizione. Il virus si può muovere velocemente con gli animali selvatici, per questo una vostra segnalazione può fare un’enorme differenza”.

(foto d’archivio di un cinghiale investito)

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