Secondo giorno di sciopero davanti alla sede di via Cortonese, i sindacati "Unità assoluta da parte di tutti i lavoratori nel rifiutare trasferimento a Fossato" | Intervenuto anche il neo sindaco Secondi
C’è chi si scalda con un fuoco improvvisato, chi fa sentire la propria voce e chi mestamente guarda un camion passare sopra le 40 maglie dei lavoratori stese all’ingresso dell’azienda.
Continua così, per il secondo giorno consecutivo, lo sciopero delle maestranze della ex Fisadorelli (oggi Industriaumbra), alle quali in questi giorni è stata annunciata la delocalizzazione dell’azienda da Città di Castello a Osteria del Gatto (Fossato di Vico) dal 1 gennaio 2022.
“Lavoratori in grandissima difficoltà”
Questa mattina (19 ottobre) i sindacati hanno indetto una conferenza stampa proprio davanti ai cancelli dello stabilimento di via Cortonese, dove è arrivato anche il neo sindaco Luca Secondi.
Per primo ha preso la parola Francesco Bonini (Cisl) che ha ribadito “l’importanza di un’azienda storica del comprensorio, che in passato ha dato lavoro a più di 200 persone e che oggi annuncia il trasferimento di tutta l’unità produttiva a Fossato di Vico. Una decisione che ha messo i lavoratori in grandissima difficoltà: immaginate cosa possa significare trasferirsi ogni giorno da Castello a Fossato per poter lavorare. Abbiamo attivato questa azione sindacale innanzitutto per dimostrare all’azienda che c’è unita assoluta da parte di tutti i lavoratori nel rifiutare questo trasferimento”.
Alla ricerca di un dialogo con le istituzioni
Bonini ha anche annunciato che, nei prossimi giorni, sarà scelto insieme ai lavoratori come proseguire l’attività di sciopero, che quindi non si arresta certo per ora. “Ci siamo attivati – ha detto – per riprendere anche un confronto non solo con l’azienda ma anche con le istituzioni locali e regionali,”. Sulla stessa linea Enrico Bruschi (Cgil) che ha ribadito “la grande professionalità dei dipendenti ex Fisadorelli, con 25 anni alle spalle, che non vorremmo certo disperdere in altre aziende”. Già 15 operai infatti, nei mesi scorsi, si sono dimessi per andare a lavorare altrove. “Faremo in modo, fino alla fine, che questa impresa e questi posti di lavoro possano continuare a restare qui”
“Stiamo vivendo quasi un film”
“Stiamo vivendo quasi un film, – ha aggiunto il delegato Cisl Paolo Buoncompagni – Non pensavamo che la nostra azienda potesse fare questa fine. Siamo sempre stati dignitosi nel nostro lavoro e rispettosi dei nostri datori. Un trasferimento di oltre 90 km andrebbe a toccare soprattutto dinamiche familiari, persone che hanno bambini piccoli, anziani e problemi vari. In questi lunghi 9 mesi c’è stato un muro con la proprietà, fino a venerdì scorso quando ci hanno dato questa tragica notizia che ha cambiato le nostre personalità. Non possiamo accettare questo. Faccio affidamento sulle istituzioni, che facciano il loro lavoro”.
“40 famiglie a piedi”
“Non è solo un problema di 40 famiglie – ha sottolineato la delegata Cgil Patrizia Pieroni – ma di tutto l’indotto, del territorio, dei nostri fornitori e di chi lavora per noi. Il trasferimento è sì in provincia ma un’ora di auto all’andata e al ritorno, più 8 ore di lavoro, diventerebbero un incubo per i lavoratori. Stiamo tutelando il nostro lavoro ma anche le nostre vite: chiediamo di aprire una trattativa sia con l’azienda che con le istituzioni. Il lavoro c’è, produciamo tanto, sabato mattina abbiamo bloccato gli straordinari. Ora andiamo verso Natale e 40 famiglie sono a piedi”.
L’intervento e l’annuncio di Secondi
Ha parlato di “vicenda spiacevole” anche il neo sindaco Luca Secondi, poiché un anno fa, “quando tutti erano felici del piano operativo e di investimenti, nessuno avrebbe pensato o previsto una delocalizzazione che, seppure in provincia, mette in difficoltà estrema tante famiglie di lavoratori. Noi in questa situazione, come istituzioni, ci affiancheremo ai lavoratori invitando ad un dialogo la proprietà, perchè comprenda come Città di Castello sia un territorio in cui si investe e non a cui si sottraggono risorse economiche e umane”.
Il primo cittadino ha infine annunciato: “Chiederemo ufficialmente alla Regione che vengano riviste le zone di pianificazione delle aree industriali, non si possono fare zone di serie A e B, altrimenti si crea una competizione inutile tra territori e distretti produttivi”.