Coronavirus, dipendente di banca infettato: l'appello ai pensionati

Coronavirus, dipendente di banca infettato: l’appello dei sindacati ai pensionati

Massimo Sbardella

Coronavirus, dipendente di banca infettato: l’appello dei sindacati ai pensionati

I rischi nell'Umbria dove un residente su tre è pensionato: le regole sulla gestione della pensione in banca
Dom, 29/03/2020 - 15:09

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E’ dovuto ricorrere alla cure mediche, a seguito di problemi respiratori, il dipendente di banca di Perugia infettato dal Coronavirus. Lo sportello dove stata lavorando è stato sanificato. Non un caso isolato, come raccontano i rappresentanti sindacali di una categoria che si è ritrovata in prima linea contro il Covid-19. Diversi in tutta l’Umbria, infatti, gli sportelli bancari dove si è provveduto alla sanificazione a seguito della segnalazione di un contagio di un dipendente o di un cliente.

Molte sedi, poi, sono state adeguate in base alle disposizioni dell’ultimo protocollo sulla sicurezza siglato tra Abi e sindacati. E’ stato limitato il numero dei dipendenti al lavoro, con la chiusura di alcune filiali la riduzione degli orari di apertura al pubblico. Sono state distanziate le postazioni tra dipendenti, installati i pannelli in plexiglass agli sportelli. Quanto alle mascherine e agli altri dispositivi individuali di protezione, alcune banche sono riuscite a procurarle per tutti i dipendenti, altre hanno maggiori difficoltà di approvvigionamento. Perché ai dipendenti di banca, così come ad esempio ai lavoratori dei supermercati (altro servizio essenziale) devono pensare le rispettive aziende e non la protezione civile.

In banca, secondo le ultime disposizioni, ci si può recare solo su appuntamento telefonico. E soltanto per le operazioni indispensabili. Quelle cioè che non si possono effettuare con l’home banking o usando il bancomat. Oppure, per chi non possiede questi servizi, le operazioni che non si possono rinviare.

Il rischio pensioni

Ora i segretari umbri dei bancari (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin) lanciano un altro allarme, legato alla data del 1° aprile, quando saranno accreditate le pensioni. Poste Italiane ha infatti anticipato l’erogazione delle pensioni al 26 marzo, scadenzando poi in ordine alfabetico le consegne allo sportello per chi non ha un conto.

In banca l’accreditamento avverrà regolarmente il primo aprile. Pur non avendo i numeri delle Poste, sono comunque diverse le pensioni che a inizio mese si recano allo sportello della propria banca per prelevare in contanti parte della pensione.

I numeri

Nella data di mercoledì 1° aprile, tra l’altro, Poste Italiane terminerà la consegna delle pensioni con le lettere S-Z e le banche accrediteranno quelle dei loro clienti. Chiudendo in questo modo una settimana altamente rischiosa per il propagarsi dei contagi tra le persone anziane più a rischio. In una regione, l’Umbria, che ha la più alta concentrazione di pensionati rispetto alla popolazione residente. Oltre 250mila, quasi uno ogni tre residenti.

Cosa si può fare e cosa è reato

Le segreterie regionali dei sindacati del credito si appellano ai pensionati clienti perché evitino pericolosi assembramenti agli sportelli: “Se la vostra pensione è accreditata su un conto corrente presso una qualsiasi banca prelevate dagli sportelli automatici senza entrare in filiale“.

Per chi fosse sprovvisto di carta bancomat – proseguono – ricordiamo che in questo periodo di assoluta emergenza sanitaria nazionale, l’accesso alle filiali può avvenire solo previo appuntamento telefonico, chiamando la propria filiale di riferimento“.

Quindi, chi ha bisogno di contanti e non ha il bancomat può ritirare parte della pensione allo sportello, dopo aver prenotato. Ma è vietato prelevare piccole somme più volte. Oppure, come avvenuto lo scorso mese, recarsi in banca solo per farsi stampare l’estratto conto che attesti l’avvenuto accreditamento della pensione. Motivi non necessari, che non giustificano l’uscita di casa. E che quindi, in base alle norme nazionali contro il contagio, configurano un reato, punibile con una multa fino a 3mila euro e una denuncia penale.

Misure necessarie per salvaguardare la salute dei pensionati e quella dei dipendenti bancari, limitando i casi di potenziale diffusione del Covid-19.

“Noi non possiamo restare a casa

Di fronte all’appello “#iorestoacasa“, i lavoratori e lavoratrici delle banche ricordano che sono costretti a uscire per recarsi al proprio posto di lavoro, “mettendo a repentaglio la loro salute e quella dei loro famigliari“. I dipendenti bancari fanno parte di quelle categorie obbligate a lavorare perché assicurano quello che viene definito servizio pubblico essenziale. “Non abbandoneremo mai clientela, famiglie e imprese – chiariscono – lo stiamo facendo con sacrificio e senso di responsabilità. Ci appelliamo al vostro senso di responsabilità, al fine di tutelare la vostra salute e quella dei dipendenti bancari: come i lavoratori di altre categorie. Aiutiamoci a sconfiggere questo virus“.

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