“Carenza e sfruttamento della forza lavoro, insufficiente manutenzione degli impianti, incertezze in ogni genere di approvvigionamento e nei volumi produttivi, gravi ipotesi di reato nella gestione degli appalti; fatti che dimostrano come la vertenza AST non sia mai finita (…)
Si impone ormai una verifica complessiva delle condizioni della fabbrica, per ripristinare la verità e chiedere conto di quanto attuato per il raggiungimento degli obiettivi di produzione; una verifica che né il Governo né la Regione si sono impegnati a fissare, preoccupati evidentemente della propria immagine piuttosto che della responsabilità che si sono assunti nel dicembre del 2014 nei confronti dei lavoratori e della città.
Le risposte allora date si sono rivelate non sostenibili in assenza di un intervento pubblico nell’area di crisi di Terni e Narni, con cui impedire la svendita dell’AST da parte della Thyssen Krupp, promuovere la costituzione del polo della chimica verde, sostenere la conversione ecologica delle produzioni, attuare gli interventi di bonifica previsti. Un intervento possibile e necessario, per il quale i parlamentari umbri, le istituzioni locali e regionali non hanno fatto nulla, visto che aldilà delle rituali dichiarazioni d’intenti non risulta né che sia mai stata avanzata l’istanza verso il Governo per il riconoscimento dell’area di crisi, né che sia stato richiesto il rifinanziamento delle misure di cui alla legge 134/2012, il cosiddetto “decreto sviluppo”. Contro il fallimento del mercato e i profeti della liberalizzazione sulla pelle dei lavoratori, è tempo di ripristinare il primato dell’interesse collettivo su quello privato”.
Michele Vecchietti
Candidato presidente l’Umbria per un’altra Europa