Poche risposte a domande che invece in tanti si pongono: è questo quanto emerge dalla conferenza stampa finale per la 44esima edizione di Umbria Jazz. Nessun commento sul milione di euro che dovrebbe arrivare (se il disegno di legge passerà anche al Senato) nelle casse della manifestazione dal prossimo anno. Nessun paragone con il Festival dei Due Mondi di Spoleto, che invece in molti hanno notato essersi del tutto sovrapposto, per date e programmazione, ad Umbria Jazz.
L'”inossidabile Pagnotta“: così lo ha chiamato Gian Luca Laurenzi, della Fondazione Uj, in apertura di conferenza, al tavolo insieme al sindaco di Perugia, Andrea Romizi e all’assessore alla cultura della Regione Umbria, Fernanda Cecchini. Inossidabile e pronto, anche quest’anno a dire la sua. Perché a fronte di un calo di pubblico pagante, che veleggia sui meno 10mila biglietti venduti quest’anno rispetto al 2016, seppur giustificato dall’assenza nel cartellone di personaggi pop come Mika dello scorso anno, Pagnotta passa all’attacco, che si dice sia la miglior difesa.
E allora Pagnotta esordisce subito con una domanda: “Sindaco“, riferendosi a Romizi. “Con chi me la posso prendere quest’anno?“. Perché è vero che in questo 2017 Umbria Jazz ha dovuto affrontare problemi che lo stesso Romizi ha definito ‘segno dei tempi che cambiano’. Uno su tutti ovviamente i controlli di sicurezza e i varchi posti nelle vicinanze dei concerti gratuiti nelle piazze perugine. “C’era il conta persone“, ha chiosato Pagnotta. “In un normale martedì, si sono contati 8000 ingressi in piazza Carducci” (anche se non si parla di accessi unici).
Numeri e qualità
E allora tutti pronti ad ascoltare i numeri veri dell’edizione 2017. Accanto ad essi va di certo fatto un bilancio artistico, ritenuto dall’organizzazione “molto positivo”. A renderlo tale sono anche la presenza di Paolo Fresu, la Tenco Night, prodotto autentico di Uj. La conclusione affidata al concerto all’Arena di Bollani e Gismonti, “che non si conoscono tra loro“, ha detto Pagnotta, a specificare la capacità di portare sul palco due artisti importanti e di combinarli tra loro. E ancora: l’esclusiva italiana dei Kraftwerk, Brian Wilson con i Beach Boys e i loro “2500 paganti, realizzato in concomitanza di U2 a Roma e Robbie Wiliams a Verona, quando a Roma lo stesso spettacolo ha totalizzato 900 paganti. Non dimentichiamo Wayne Shorter che da ‘listino’ costerebbe 45 mila dollari, noi lo abbiamo preso a 40mila. Ma non siamo ai saldi: mi sono limitato e ho cercato di spendere di meno“. Un cartellone ‘squilibrato’, per chi si era abituato a vedere a Perugia personaggi pop del calibro di Lady Gaga, che invece “quest’anno ha privilegiato il jazz. L’attestato di merito arriva da parte del Parlamento anche per questo“.
Al botteghino
Per quanto riguarda il pubblico pagante, “c’è stata una leggera flessione. Lo sapevamo perché abbiamo preferito il jazz, che ha registrato un calo anche in altri festival a livello internazionale”. Dati alla mano, del direttore artistico Carlo Pagnotta, lo scorso anno sono stati venduti 29.611 biglietti, “con i 680 di marchetta a Enzo Bosso. Quest’anno arriviamo con il concerto di questa sera a circa 21mila ticket. Considerate poi che non ci sono stati due concerti a San Pietro, due cancellazioni al Teatro Morlacchi, uno per problemi tecnici e l’altro perché l’artista si è sentito male. Stessa sorte per il concerto alla Podiani, con Luca Aquino che è stato poco bene. Facendo due conti, quest’anno mancano i 5.500 biglietti in più venduti nel 2016 con Mika. Alla fine siamo sotto di 3.5 mila biglietti e con la crisi economica ancora in corso tutto è giustificabile. Ci aspettavamo un incasso di 900mila, ma siamo arrivati a 700mila, quando lo scorso anno eravamo a 1,2 milioni di euro”.
E Spoleto?
“Non ne vorrei parlare“, attacca subito Pagnotta, nonostante anche le istituzioni si siano mosse in tal senso con interrogazioni presentate in consiglio regionale da Giacomo Leonelli e Carla Casciari del PD. “Umbria Jazz e il Festival dei Due Mondi non sono paragonabili per numeri e per quantità di concerti. Il pubblico di Umbria Jazz solo per una sera supera tutto il pubblico del Festival di Spoleto. Non mi fate la domanda sulla sovrapposizione delle date, perché me l’hanno fatta per tanti anni. Mi permettete una battuta alla Pagnotta? Le date di Umbria Jazz son quelle fisse tutti gli anni. Quelle del Festival di Spoleto sono elastiche come la pelle dei cojoni, così non va bene!”.
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Il direttore artistico di Uj ne ha da dire anche per il “problema dei spazi“. “L’Arena contiene 5mila spettatori seduti e 10mila in piedi, il Morlacchi 680. Il Teatro Romano di Spoleto ne può ospitare 2mila scarsi. Se c’è il Santa Giuliana mezzo vuoto si nota, a Spoleto un po’ meno. Bisogna trovare altri spazi, per artisti che viaggiano su 50mila spettatori, come per chi fa rock e pop tutto l’anno”. Con l’occasione Pagnotta lancia le date per il prossimo anno, dal 13 al 22 luglio.
Un dato su cui Umbria Jazz tiene poi a puntare è che “anche in assenza di un “fenomeno Mika” UJ si conferma evento social. Circa 2 milioni gli utenti che hanno visualizzato i contenuti di UJ17, con più di 60 eventi documentati dal vivo e raccontati dai canali social di UJ attraverso oltre 400 post, tweet e foto. Su Facebook quasi 500.000 interazioni e 100.000 tra like e condivisioni, con la pagina ufficiale che ha raggiunto i 109.000 likes. I video live hanno avuto quasi un milione di visualizzazioni con oltre 30 ore di diretta streaming. Grande coinvolgimento anche degli artisti, che hanno commentato, retwittato e condiviso contenuti sui propri canali social. Il sito internet www.umbriajazz.com ha fatto registrare circa 100.000 visite e 500.000 visualizzazioni”.
Umbria Jazz 17 a Norcia
Il capitolo Norcia, poi, è chiuso ma solo per quest’anno: sarà infatti ripreso nel 2018. Ricordiamo sia il generoso concerto di Pat Metheny ad Assisi il 4 maggio che l’altrettanta generosa performance del presidente, Renzo Arbore, e degli altri artisti italiani nel “prologo” del week end 1-2 luglio in piazza San Benedetto.
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