Uccisa a coltellate, il figlio davanti al Riesame - Tuttoggi.info

Uccisa a coltellate, il figlio davanti al Riesame

Davide Baccarini

Uccisa a coltellate, il figlio davanti al Riesame

Chiesti i domiciliari dalla difesa di Federico Bigotti. Psichiatri lo visiteranno in carcere
Mar, 12/01/2016 - 15:15

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Sceglie ancora il silenzio Federico Bigotti. Il 21enne in carcere per l’omicidio della madre Anna Maria Cenciarini, questa mattina, davanti al Tribunale del Riesame a Perugia nell’udienza terminata appena dopo le 10 ancora una volta non ha parlato. I giudici Narducci, Semeraro e Verola si sono riservati il pronunciamento che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni (termine massimo dieci giorni a partire dalla data di richiesta che è quella dell’8 gennaio).

Chiesti i domiciliari. I legali del ragazzo, che hanno depositato un’istanza di scarcerazione per il loro assistito, chiedendo gli arresti domiciliari, hanno esposto eccezioni procedurali e di merito sugli elementi proposti dall’accusa. Il legale Vincenzo Bochicchio (che con l’avvocato Francesco Areni sostiene la difesa) ha spiegato che Federico, nei prossimi giorni, sarà visitato da uno specialista (scelto dagli stessi avvocati) per valutare le sue condizioni di salute mentale.

Accertamenti clinici. Anche il pm Antonella Duchini ha disposto accertamenti psichiatrici sul ragazzo che saranno effettuati da parte della struttura sanitaria del carcere di Capanne dove Federico è rinchiuso dal pomeriggio del 2 gennaio.

Un silenzio lunghissimo quello di Federico che non ha parlato con i magistrati Duchini e D’Onofrio e nemmeno con il Gip Giangamboni che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare e ora ha taciuto anche davanti al Tribunale della libertà. Ha ascoltato tutto in aula questa mattina, dove lo hanno scortato gli agenti della penitenziaria, ma dalla sua bocca nemmeno una parola, non un’espressione sul suo volto.

Mentre dai passi dell’ordinanza che lo ha portato in carcere e che si basa principalmente sull’esito dell’autopsia che ha escluso categoricamente come la morte della madre di Città di Castello possa essere stata il frutto di un suicidio, trapelano i dubbi e le amarezze dei testimoni: il padre, il fratello e la nuora di Federico.

Si ricostruisce un quadro familiare non sereno fatto di litigi tra il 21enne e i genitori verso i quali sembrava covare rabbia per quei soldi che non bastavano mai ma che lui sembrava pretendere e per il lavoro che Federico non aveva. Il tutto fino a culminare in una vita pressoché separata anche se dentro le stesse mura, con lui isolato nella sua camera, la cui porta sbarrava anche con i mobili per impedire l’acceso e dalla quale usciva anche dalla finestra a volte e una madre spaventata da questi comportamenti e che secondo l’accusa sono culminati in quelle 12 coltellate che Federico avrebbe sferrato alla donna la mattina del 28 dicembre 2015.

E ora un padre che guarda a quel figlio, presunto assassino della sua compagna di vita, decidendo comunque di non abbandonarlo, sembra l’atto finale di un dramma che ha distrutto per sempre una famiglia.

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