Treofan, lavoratori "Dobbiamo mettere Jindal con le spalle al muro, serve un confronto serio" - Tuttoggi.info

Treofan, lavoratori “Dobbiamo mettere Jindal con le spalle al muro, serve un confronto serio”

Redazione

Treofan, lavoratori “Dobbiamo mettere Jindal con le spalle al muro, serve un confronto serio”

Assemblea con i sindacati nazionali nella fabbrica Treofan di Terni: dopo la decisione della chiusura di Battipaglia non si diradano le nubi sul futuro dello stabilimento umbro
Gio, 07/03/2019 - 11:13

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Hanno le idee molto chiare i lavoratori di Treofan Terni e per questo sono altamente preoccupati. Dopo la decisione definitiva della multinazionale indiana Jindal di chiudere lo stabilimento di Battipaglia (l’auspicio è che si trovi un compratore per proseguire l’attività industriale), le nubi sul futuro dello stabilimento umbro (150 dipendenti) sono tutt’altro che diradate.

Le preoccupazioni di lavoratori e sindacati sono emerse con chiarezza nell’assemblea che si è svolta mercoledì 6 marzo presso la fabbrica del polo chimico di Terni, con la partecipazione dei rappresentanti nazionali, regionali e provinciali di Filctem Cgil (Sergio Cardinali e Marianna Formica), Femca Cisl (Luciano Tramannoni e Fabrizio Framarini) e Uiltec Uil (Venere Balla e Doriana Gramaccioni).

“In primo luogo – hanno sottolineato i rappresentanti sindacali – stiamo portando avanti una vertenza senza avere un vero interlocutore, perché Jindal comunica solo per email e l’amministratore delegato di Treofan,  Manfred Kaufmann, ha partecipato agli incontro al Mise solo in video. Poi – hanno aggiunto – c’è un piano industriale presentato dall’azienda per giustificare la chiusura di Battipaglia che è una barzelletta, 10 slide messe insieme con numeri che non tornano e non possono bastare”.

In questo quadro, lo stabilimento di Terni, al quale sono state date sulla carta garanzie di continuità per un periodo di 3 anni, è, secondo i sindacati, fortemente a rischio. In primo luogo perché 1,5 milioni di euro di investimenti all’anno “non bastano nemmeno per le manutenzioni ordinarie” e poi perché “sta continuando l’operazione di spostamento delle produzioni a maggior valore aggiunto e delle competenze verso gli altri stabilimenti, quello di Brindisi (sul quale la Regione Puglia ha fatto un investimento pubblico notevole) e quello in Germania”.

La conseguenza è la situazione di “sbando” nella quale Terni si trova da alcuni mesi, come confermato dai lavoratori in assemblea, una situazione che alimenta i dubbi su una possibile “strategia” di Jindal finalizzata a riproporre sul sito umbro gli scenari già visti a Battipaglia.

“Quali armi abbiamo per contrastare questo scenario?”: questa la domanda centrale emersa dall’assemblea. La risposta de sindacati è stata articolata: “In primo luogo dobbiamo fare i compiti a casa – hanno detto i rappresentanti di Filctem, Femca e Uiltec – e preparare un documento dettagliato nel quale chiedere conto all’amministratore delegato, prima del prossimo incontro al Mise, di tutte le incongruenze del finto piano industriale. Poi, qualora non arrivasse risposta – hanno concluso i sindacati – dobbiamo prepararci ad usare le armi della mobilitazione, consapevoli che questo stabilimento ha delle produzioni che stanno molto a cuore all’azienda e che quindi abbiamo il coltello dalla parte del manico”.

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