Tre anni dal sisma, Boccardo "Restituire con urgenza alle popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata" - Tuttoggi.info

Tre anni dal sisma, Boccardo “Restituire con urgenza alle popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata”

Redazione

Tre anni dal sisma, Boccardo “Restituire con urgenza alle popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata”

In occasione della festa del patrono di Bevagna, monsignor Boccardo paragona i migranti sulle navi al largo e i terremotati obbligati a stare senza casa
Ven, 23/08/2019 - 12:47

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“In fondo, c’è poca differenza e direi c’è la stessa responsabilità morale nel trattenere migranti e profughi su una nave in attesa di un porto sicuro e nell’obbligare tanta gente a vivere fuori dalla propria casa nella precarietà e nell’attesa”. A tre anni dalla prima scossa del terremoto che ha devastato il centro Italia, l’arcivescovo di Spoleto – Norcia monsignor Renato Boccardo torna a criticare duramente la ricostruzione ferma.

Lo ha fatto da Bevagna, dove oggi si è celebrata la festa del compatrono, il beato Giacomo Bianconi (1220-1301), dell’Ordine dei Predicatori (domenicani).

La festa del beato Bianconi

 Entrò a 16 anni nell’Ordine a Spoleto; la penitenza e l’adorazione furono le fonti genuine a cui attinse quel fuoco di carità che fece di lui uno dei più grandi apostoli e predicatori del suo tempo. Fondò il Convento di Bevagna, che governò più con gli esempi che con l’autorità. Estinse nell’Umbria la setta dei Nicolaiti. Ha scritto due opere: “Specchio dell’umanità di Gesù” e “Specchio dei peccatori o ultimo giudizio universale”. Vicino a morire, si fece portare dell’acqua fresca per rallegrare con un ultimo miracolo i suoi confratelli. A una sua benedizione quell’acqua si cambiò in vino generoso e, quando tutti ebbero bevuto, dolcemente spirò. Era il 15 agosto 1301. Il suo corpo riposa nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo. Gesù lo aveva rassicurato della sua eterna salute con una miracolosa aspersione del suo preziosissimo sangue. Papa Clemente X il 18 maggio 1672 ne ha confermato il culto.

La solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo è stata presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e concelebrata dal priore della Città delle Gaite don Claudio Vergini, dal collaboratore parrocchiale padre Andrea dall’Amico, ofm, e dal priore di Montefalco don Vito Stramaccia. Ha animato la liturgia il coro parrocchiale. Presenti gli Scout di Bevagna. Per le autorità civili c’erano: il sindaco del luogo Annarita Falsacappa, il presidente del Consiglio regionale dell’Umbria Donatella Porzi, rappresentanti delle forze dell’ordine del territorio.

“Ci domandiamo – ha detto il Presule – che cosa dice a noi il beato Giacomo vissuto tanti anni fa? Credo che ci inviti ad avere il desiderio per una vita piena e bella, a ricercare il progetto di Dio sulla nostra vita e aiutare i giovani a scoprire il loro. Il Beato è stato un uomo della carità: intellettuale (è stato un grande studioso) e concreta (attento sempre ai bisogni della gente del suo tempo prendendosi cura, ad esempio, di chi era malato). Fare memoria del beato Giacomo, allora, ci ricorda che diffondere il bene è l’unica ricchezza che vale la pena accumulare nella vita”.

Le parole di mons. Boccardo a 3 anni dal terremoto

A Bevagna l’Arcivescovo ha ricordato il terzo anniversario del terremoto che nel 2016 (il 24 agosto) ha sconvolto il Centro Italia. “Nell’anniversario della prima scossa del terremoto c’è un verbo – ha detto il Presidente della Conferenza episcopale umbra – che è urgente declinare con serietà e responsabilità ed è il verbo restituire. Bisogna restituire con urgenza alle popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata. Si erano riposte molte speranze nelle promesse e nelle assicurazioni ricevute dai diversi livelli istituzionali circa il ritorno nelle case e la ricostruzione. A tutt’oggi la realizzazione di queste promesse rimane vaga e viene ritardata da incomprensibili intoppi burocratici. Anche la basilica di San Benedetto, sbandierata da molti come icona di questo terremoto, è ancora occupata dalle macerie. E insieme alla basilica possiamo ricordare la cattedrale di Santa Maria e tutte le altre chiese, le tante case e gli edifici pubblici.

In fondo, – ha osservato – c’è poca differenza e direi c’è la stessa responsabilità morale nel trattenere migranti e profughi su una nave in attesa di un porto sicuro e nell’obbligare tanta gente a vivere fuori dalla propria casa nella precarietà e nell’attesa. Non possiamo dimenticare poi che la tentazione dello scoraggiamento e della rinuncia attanaglia l’animo di molti e che molti giovani pensano e mettono in atto il progetto di recarsi altrove a cercare dignità e lavoro.

Voglio sperare che il nuovo governo, indipendentemente dal colore e dagli orientamenti, sappia porre la questione del terremoto tra le sue più urgenti priorità”.

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