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Strage del Broletto: indagini sul porto d’armi – La follia immotivata dell’assassino di Perugia – IL VIDEO

Redazione

Strage del Broletto: indagini sul porto d’armi – La follia immotivata dell’assassino di Perugia – IL VIDEO

Ven, 08/03/2013 - 15:07

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Sara Minciaroni

La strage di Perugia rimarrà indelebile nella memoria di tutta la comunità e non solo. Due donne, Daniela Crispolti e Margherita Peccati hanno pagato il prezzo più alto per la follia di un uomo che ha catalizzato le sue frustrazioni e la sua malattia mentale contro “un demone” immaginario che di fatto non esisteva. L’assassino – suicida, era ossessionato dal percorso di accreditamento per la sua azienda di formazione. Ma niente di quello che la sua mente stava generando era fondato su basi concrete. Il suo accanimento contro il sistema ed i pubblici uffici non aveva nulla di fondato. Non sarebbe stato comunque l’ufficio delle due donne  a rilasciargli i finanziamenti, a nulla di questo le due vittime erano preposte. Anzi era proprio il percorso in cui lo seguivano le vittime che gli avrebbe permesso di accedere ai bandi. Vittime del nulla se non della follia.

Il mistero del porto d’armi. Un porto d’armi per il tiro sportivo, con questo titolo il giorno prima del massacro Andrea Zampi ha comprato in un’armeria di Giano dell’Umbria la Beretta 9.21 con cui ha messo in atto il massacro al quarto piano del palazzo della Regione a Perugia. Una tragedia annunciata, fatta di molteplici segnali, lo squilibrio mentale dell’assassino era stato più volte evidenziato. Eppure nonostante il porto d’armi gli fosse stato ritirato nel 2009, sei mesi fa ne aveva ottenuto un altro per uno sport che pare non avesse mai praticato. Sono questi gli elementi sui quali adesso gli inquirenti dovranno fare luce.

La pistola che non doveva esserci. Chi ha rilasciato l’idoneità psicofisica al possesso di un’arma adesso dovrà spiegare su quali basi lo abbia fatto. Procura e questura stanno lavorando per questo. Perché i controlli da superare per ottenere la licenza sono almeno due: quello del medico di base e quello del medico militare.

I deliri e le manie di persecuzione. A parlare in queste ore è stata la psichiatra che nel 2009 ebbe in cura lo Zampi, ha spiegato come fosse già stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, per alcuni episodi violenti di cui si era reso protagonista. Aveva più volte avuto dei deliri a sfondo religioso, ma soffriva anche di paranoie e manie di persecuzione.

L’inciviltà rimbalza sui social. Lo spettacolo più vergognoso è sicuramente quello andato in scena sui social network. Preso di mira soprattutto il profilo Facebook della governatrice Marini che in questi giorni non ha mancato di comunicare attraverso il sito. Alle sue pubblicazioni sono seguiti una serie di commenti incivili che tendevano a giustificare la follia dell’assassino e a schernire il lavoro di dipendenti ed istituzioni pubbliche. Un triste specchio di come la società non abbia più senso del limite, nemmeno di fronte alla morte e alla tragedia.

La vita continua al quarto piano del Broletto. Si riparte, non senza fatica, con il terrore ancora negli occhi per quanto vissuto solo poche ore fa. I dipendenti che hanno vissuto i minuti della strage sono tornati quasi tutti al lavoro. Nel corridoio della strage si torna a camminare e lo sguardo volge sempre verso quelle porte ancora con i nastri del sequestro. Sul muro i segni dei proiettili, almeno tre fori, su tutto il percorso compiuto dall’omicida. I fiori che ieri sono stati lasciati davanti all’ufficio numero 422, sono il segno del cordoglio. A posarli è stata ieri la presidente Marini. Poi c’è un altro mazzo, quelli dei ragazzi della classe quinta dell’istituto Bernardino di Betto, che proprio con  le vittime della tragedia aveva iniziato un percorso di accreditamento per i corsi formativi.

Le vittime potevano essere quattro. Margherita Peccati di 61 anni e Daniela Crispolti di 33 sono le due vittime della strage. Soltanto per un miracolo un terzo collega non è finito sotto il fuoco dell’assassino  quando Zampi ha sparato percorrendo il corridoio e sempre per un caso del destino non è stata colpita anche la terza collega che occupava l’ufficio con le due donne.

La lettera del sindaco Wladimiro Boccali al presidente della Repubblica.  Signor Presidente, sono il Sindaco di una città che sta vivendo giornate di angoscia. Perugia è stata colpita da un gravissimo lutto. Mercoledì scorso un uomo, un piccolo imprenditore con problemi psichici ed in difficoltà per la sua azienda, è entrato nella sede della Regione ed ha ucciso Daniela Crispolti e Margherita Peccati, due impiegate, di cui una precaria, prima di suicidarsi. Alle vittime, ed in generale ai loro uffici, attribuiva le ragioni dei suoi problemi economici.

Un fatto di sangue di tale proporzioni in un edificio pubblico è una ferita profonda per la nostra comunità. Certamente il precario equilibrio dell’uomo ha avuto un ruolo nella genesi di questo dramma, ma è anche evidente che un clima malato in cui si mescolano, con effetti devastanti, qualunquistici attacchi alle istituzioni e quotidiane denigrazione di chi vi lavora ha creato il terreno fertile per l’incubazione di quello che, a memoria dei perugini più anziani, è un evento senza precedenti e che ha assunto, per i suoi significati simbolici, una rilevanza nazionale.

Come Sindaco di una città che ha alle spalle una tradizione di correttezza amministrativa, comprendo che, soprattutto recentemente, è forte, ed assolutamente condivisibile, la reazione dei cittadini di fronte a esempi di malgoverno e, perfino,  di  degenerazione dell’immagine delle istituzioni, ma questo non deve intaccare la rispettabilità di amministratori onesti e di lavoratori che compiono quotidianamente il proprio dovere con coscienza e dedizione al servizio dello Stato.
Purtroppo ciò si inserisce, e diventa ancora più grave, nel clima di  crescente  lacerazione sociale generata da una crisi economica che strangola le nostre città, mette a rischio i servizi, impedisce di investire in lavoro, costringe i Comuni ad una mera gestione delle emergenze senza poter dare le risposte alle domande di sostegno che le fasce più deboli rivolgono alle istituzioni locali. Ci sentiamo troppo spesso, noi Sindaci, in prima linea senza armi e senza difese. Siamo troppo spesso testimoni impotenti di un disagio che va oltre le nostre possibilità di intervento.
Tutti i Sindaci italiani hanno avuto in Lei, Signor Presidente, un riferimento certo nella difesa della dignità delle istituzioni ed hanno ascoltato nelle Sue parole una straordinaria spinta morale verso la rinascita del nostro Paese. Gli italiani hanno avuto nel loro Presidente non solo il garante dell’unità nazionale ma anche l’interprete della necessità di rimettere al primo posto gli interessi condivisi della Nazione, oltre gli egoismi e  gli interessi di parte.
Sono sicuro di riportare con correttezza i sentimenti dei miei concittadini nell’esprimerle, assieme alla stima profonda per la Sua Persona e per l’Istituto che rappresenta, la richiesta di continuare a sostenere le ragioni del Paese e delle comunità locali, e nello stesso tempo a difendere le tante persone, pezzi e servitori dello Stato, che nei Comuni e nelle altre articolazioni territoriali cercano di contribuire al superamento di questo lungo inverno sociale.
I perugini, e con loro tutti coloro che lavorano nelle istituzioni, trarrebbero motivo di conforto e di incoraggiamento dalla Sua presenza ai funerali delle vittime.”

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