Stop Bps stop – Non firmiamo il certificato di morte della banca degli umbri. E’ il titolo dell’iniziativa, organizzata dal senatore Franco Zaffini (Fd’I) che si terrà venerdì 7 dicembre con inizio alle ore 18 a Villa Redenta.
Il parlamentare già in settimana, dopo l’annuncio di Banco Desio e della Brianza di aver avviato lo studio per incorporare la Banca Popolare di Spoleto (controllata al 82%), aveva annunciato di voler avviare iniziative per verificare il percorso e difendere gli interessi del territorio.
«Come senatore della repubblica, come umbro, come spoletino, intendo suscitare l’interesse di un maggior numero di cittadini e imprese su ciò che sta accadendo alla Bps, la Banca popolare di Spoleto, quella che era la banca degli umbri. L’obiettivo” si legge nella nota del parlamentare “è quello di voler essere parte attiva nelle scelte di chi oggi ha il controllo della banca. Pensare a una fusione come unica soluzione significherebbe la fine della storia per un istituto di credito che ha svolto un ruolo fondamentale nell’economia della nostra regione, scandendo la storia di decine di migliaia di piccoli risparmiatori e di migliaia di famiglie. La fusione significherebbe un colpo di spugna, l’annullamento del lavoro di tutti coloro che negli anni si sono impegnati nel progetto”. Secondo Zaffini “ignorare tutto ciò equivarrebbe ad azzerare la costituzione di aziende, il loro sviluppo, gli anni migliori della nostra economia regionale e non solo. Per tutto questo chiediamo a chi ha il potere di prendere decisioni importanti di coinvolgere i territori, che sono ampi. Vogliamo insomma essere ascoltati, interloquire, essere parte attiva perché non si può andare in Paradiso a dispetto dei santi”. “E’ un ‘ultimo appello’ ad occuparci delle cose che contano davvero” conclude Zaffini.
L’iniziativa arriva nello stesso giorno in cui il Tar Lazio ha respinto il ricorso degli ex amministratori della Bps, tornati ad impugnare il commissariamento voluto da Bankitalia e Mef nel 2013 e che segnò la fine della Popolare umbra, acquisita due anni più tardi dal Banco di Desio e della Brianza.