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Sono 11 i Comuni Ricicloni dell’Umbria, 2 in meno rispetto allo scorso anno

Redazione

Sono 11 i Comuni Ricicloni dell’Umbria, 2 in meno rispetto allo scorso anno

Ven, 04/02/2022 - 14:24

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Legambiente premia le amministrazioni virtuose. Ma nel 2020 nessun miglioramento in Umbria e la direzione che impone la Regione è una marcia indietro

Dopo i passi in avanti fatti negli anni scorsi in Umbria, le anticipazioni del Piano Regionale dei rifiuti tornano a proporre le solite vecchie “soluzioni semplici”: discariche e inceneritori. L’idea di una regione con una vocazione verso l’economia circolare, come le imprese già propongono e i cittadini chiedono, si sta allontanando, e invece di puntare a far crescere la differenziata e il riciclo, rischiamo di interrompere il percorso e di ipotecare il futuro dell’Umbria”

La produzione complessiva risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente di 15.429 tonnellate (a fronte anche di una consistente diminuzione della popolazione residente che è diminuita di circa 14 mila unità) e la raccolta differenziata ha invece raggiunto la percentuale del 66,2%, ma è un dato praticamente invariato rispetto al 2019

Nel dossier di Legambiente un’analisi dei dati, quantitativi e qualitativi, relativi alla raccolta differenziata in Umbria. Numeri utili per fare un bilancio di quella che è la situazione attuale del ciclo dei rifiuti, ma anche per ragionare di prospettive future, anche e soprattutto nell’ottica del Nuovo Piano regionale sui rifiuti.

Dal quinto Ecoforum regionale sull’economia circolare, tenutosi venerdì 4 febbraio a Trevi (promosso da Legambiente Umbria in collaborazione con Arpa Umbria, con il patrocinio del Comune di Trevi e il supporto di Asm Terni Spa, Bazzica Srl, Consorzio Biorepack, Cartiera di Trevi e Secit impianti), arriva il quadro della nostra regione sul tema del riciclo.

Quest’anno sono 11 i Comuni Ricicloni umbri (due in meno rispetto allo scorso anno per via del peggioramento nella quantità e nella qualità della raccolta in diversi comuni, anche a causa della pandemia). Le novità principali nella classifica sono date dall’ingresso dei comuni di Torgiano e Valfabbrica e dal ritorno di Bastia Umbra. Quest’anno solo uno dei comuni umbri è tra quelli annoverabili tra i Comuni Rifiuti Free, ossia quelle amministrazioni che hanno contenuto la produzione pro capite di secco residuo (indifferenziato) e altri rifiuti a smaltimento al di sotto dei 75 kg/anno/abitante, e che pertanto sono stati premiati anche a livello nazionale da Legambiente. Si tratta di Calvi dell’Umbria, in provincia di Terni.

Come noto, per essere premiati come comuni Ricicloni umbri, il criterio selezionato da Legambiente Umbria è quello di rispettare l’obiettivo minimo di raccolta differenziata che a livello regionale era stato innalzato al 72,3% già con la DGR 34/2016, ma anche puntare sulla qualità, sulle politiche di prevenzione del rifiuto e sulla massimizzazione del riciclo. Dunque, virtuosi sono solo i comuni che hanno una qualità media della raccolta della frazione organica (dell’umido insomma) superiore o uguale al 95%, ovvero con presenza di materiale non compostabile (MNC) inferiore al 5%. Ai fini della classifica è stato valutato di escludere dalla graduatoria i comuni, che pur avendo una percentuale adeguata di raccolta differenziata, avevano un dato di qualità media rilevata della frazione organica di classe B, C e D, ovvero con percentuale di materiale non compostabile superiore al 5%. Come si legge nel Rapporto: “Questi comuni pur avendo il merito di aver raggiunto un risultato importante nella percentuale di differenziata, devono lavorare maggiormente sull’informare e motivare i propri cittadini a conferire i rifiuti in maniera corretta e devono sollecitare i propri gestori ad effettuare con maggiore frequenza e accuratezza le analisi merceologiche”. In virtù di tale ulteriore selezione sono stati esclusi dalla classifica dei Comuni Ricicloni i comuni di Otricoli, Porano, Piegaro, Castel Viscardo, Paciano e Narni.

I dati

I dati complessivi ci dicono che nella nostra Regione la produzione di rifiuti urbani (RU) nel 2020 è stata di 439.050 tonnellate, di cui 290.836 tonnellate raccolte in modo differenziato. La produzione complessiva risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente di 15.429 tonnellate (a fronte anche di una consistente diminuzione della popolazione residente, che si è ridotta di circa 14 mila unità) e la raccolta differenziata ha invece raggiunto la percentuale del 66,2%, dato praticamente invariato rispetto al 2019. Ci sono stati comunque ambiti che hanno visto crescere le proprie percentuali. La crescita più consistente è quella avvenuta nel sub-ambito 1, mentre molto più modesti quelli dei sub-ambiti 2 e 3, che comunque hanno tutti visto crescere la propria percentuale di RD. Cattivi segnali invece dal sub-ambito 4, notoriamente il più virtuoso negli anni passati, che invece ha visto una diminuzione della propria percentuale di differenziata, ma che rimane comunque la migliore a livello regionale.

Sebbene la raccolta differenziata in Umbria sia oggi al 66,2% a livello regionale, interi sub-ambiti, in particolare quello della Valle Umbra Sud (folignate-spoletino e Valnerina) , continuano anno dopo anno ad essere in colpevole ritardo, rappresentando un freno importante per il raggiungimento degli obiettivi che la Regione si era data. Come sappiamo il quadro regionale è molto vario, abbiamo Comuni della provincia di Terni che viaggiano stabilmente su percentuali di differenziata vicine al 90% come Calvi dell’Umbria e Otricoli ed altri comunque attorno all’80% come Arrone, Attigliano e Porano.

In totale sono 17 i comuni che hanno centrato l’obiettivo posto dalla regione con la Deliberazione della Giunta regionale n. 34 del 2016. Poi abbiamo altri 34 comuni che hanno percentuali superiori al 65%, ovvero l’obiettivo minimo posto come noto dal famoso decreto Ronchi. Abbiamo infine i restanti 41 comuni che non raggiungono nemmeno il 65% di cui 13 non superano il 35%, per di più associati ad elevati valori di produzione rifiuti pro capite, come avviene in Comuni anche di discrete dimensioni del sub-ambito 3 che sono di fatto sprovvisti di raccolta differenziata.

C’è da dire che alcuni di questi comuni, che nel 2020 mostravano ancora basse performance, nel corso del 2021 hanno finalmente intrapreso un percorso di cambiamento che in molti casi ha dato subito risultati che li porteranno a percentuali più adeguate nella prossima classifica. Parliamo ad esempio dei comuni di Castiglione del Lago, San Giustino e Passignano sul Trasimeno.

Grave, invece, che ci siano comuni che stanno perfino arretrando, tra tutti il comune di Foligno, terzo comune più grande della regione, che sta diminuendo di qualche punto la propria differenziata, e il comune di Nocera Umbra che pur essendo per quantità e qualità tra i peggiori, sta ulteriormente peggiorando i propri dati. Senza dimenticare Montefalco da anni fermo a percentuali molto basse e la Valnerina che ha interi territori praticamente senza raccolta differenziata.

Cosa fare

Per non disperdere gli indubbi passi in avanti fatti in Umbria, almeno fino al 2019, per migliorare la qualità della raccolte in generale e della frazione organica, che già dal 2020, sta peggiorando, servirebbe una pianificazione ambiziosa e concentrata sulla sostenibilità della gestione rifiuti e sulle modalità per raggiungere gli obiettivi di quell’economia circolare di cui tanto si parla. Una circolarità che per legambiente parte da strategie di riduzione rifiuti, passa per la progettazione di nuovi beni e arriva al riciclo di materia, una soluzione in grado di immettere nel mercato nuova materia prima seconda prima che le materie prime vergini mettano in ginocchio il mercato e le tasche delle famiglie.

Tutt’altra visione da quella presentata poche settimane fa dalla giunta regionale umbra, che con la presunta “chiusura del ciclo” che poi altro non è come detto del solito anacronistico duo discariche&inceneritore, invece non fa che rallentare, se non interrompere e mettere in dubbio, il cammino e i tanti sacrifici fatti dai comuni più virtuosi e fornire un assist ai comuni meno capaci e non interessati di far crescere le loro performance.

L’Ecoforum L’associazione ambientalista, in collaborazione con Arpa Umbria, con il patrocinio del Comune di Trevi e il supporto di Asm Terni Spa, Bazzica Srl, Consorzio Biorepack, Cartiera di Trevi, Secit impianti.

Ad aprire i lavori della prima sessione, intitolata nuovi Piani e vecchie tentazioni, le sfide circolari deII’Umbria, sono intervenuti Emma Pavanelli, Senatrice Commissione permanente territorio, ambiente, beni ambientali; Fabio Di Gioia, coordinatore Consulta Ambiente Anci Umbria; Daniela Riganelli, direttivo regionale Legambiente e Maurizio Zara.

Nella prima parte è intervenuta Alessandra Santucci, che ha fatto il punto sui numeri della raccolta nella nostra regione. A seguire: Franco Graziosi della Cartiera di Trevi; Gino Schiona, direttore del consorzio Biorepack; Paolo Bazzica, presidente Bazzica Srl; Fabio Duca, assessore del Comune di Castiglion del Lago. La seconda sessione, dal titolo I fondi del Pnrr, come utilizzarli per chiudere le filiere del riciclo, ha visto gli interventi di: Giorgio Zampetti, direttore Legambiente; Andrea Pavan, Confini Sustainability Lab; Giuseppe Rossi, direttore generale AURI; Antonino Pergolizzi, Giornalista e ricercatore; Alessia Dorillo, presidente TSA; Alessio Lutazi, responsabile business unit impianti Gesenu; Mirko Menecali, presidente ASM; Valter Puliti, responsabile del Centro Riuso intercomunale di Marsciano, San Venanzo, Fratta Todina e Monte Castello di Vibio.

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