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Segnali 2014 Perugia, inaugurata la 4^ edizione/ apertura sotto il segno di Patrizio Fariselli

Redazione

Segnali 2014 Perugia, inaugurata la 4^ edizione/ apertura sotto il segno di Patrizio Fariselli

Dom, 06/04/2014 - 01:20

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Carlo Vantaggioli

Ci sono manifestazioni culturali di cui istintivamente si percepisce il valore ancor prima che inizino. Segnali 2014- Arti audiovisive e performance, inaugurata venerdì scorso (4 aprile ndr.) all'Auditorium del Conservatorio di Musica di Perugia, ne è un esempio concreto. Giunta alla sua quarta edizione, la rassegna offre per il 2014 un programma di alto profilo, in cui gli interventi di compositori ed artisti come Patrizio Fariselli, Nicholas Isherwood, Clarisse Clozier, Francoise Barrière, Patrizio Destriere o il collettivo ECE-Electroacoustic Collective Ensemble fondato da giovanissimi studenti del Conservatorio e dal Prof. Luigi Ceccarelli, rappresentano concretamente il punto d'arrivo di un percorso culturale e di ricerca che non può che rendere merito alla prestigiosa istituzione del Conservatorio musicale di Perugia ed alla sua intuizione di dare spazio ad una cattedra specifica di Musica Elettronica e nuove Tecnologie, guidata dallo stesso Ceccarelli.
Si respira una operosa creatività già nell'Atrio del Conservatorio dove una installazione fatta di monitor in sequenza proietta in loop il programma della rassegna accompagnato da un brano di musica elettronica che dire affascinante e riduttivo. Chi scrive è stato per circa mezzora seduto in questo luogo “sospeso” ascoltando senza interruzione lo stesso brano (circa 2-3 minuti) e mai avendo la sensazione di disagio per qualcosa che si replicava senza novità.
Lo stesso percorso dall'ingresso sino al Foyer dell'auditorium (tre rampe di scale in discesa attraverso il “ventre” dell'Istituto), evoca una sorta di discesa mitologica verso quegli antri sapienziali che costituivano il ricovero degli eremiti. Come se andare ad ascoltare una performance di musica elettronica fosse un ritorno alle origini. Ci torna in mente un famoso pezzo di Andreas Vollenweider dal titolo Caverna Magica. Anche lui un antesignano dell'elettrificazione degli strumenti, nel suo caso addirittura l'Arpa.
Non sappiamo quanto gli organizzatori della rassegna siano consapevoli dell'effetto che provoca sul pubblico un percorso di questo genere, ma assicuriamo di aver visto volti curiosi e attenti per questa anteprima promettente di serata che ha visto sostare gli spettatori per qualche minuto, prima dell'ingresso in Auditorium, tra le installazioni sonore realizzate dal Laboratorio congiunto fra Accademia di Belle Arti Vannucci e Conservatorio Morlacchi.
Preludio –Serata che è proseguita con il concerto-preludio di Patrizio Destriere, saxofonista con un curriculum di grande interesse, artista già abituato ai palcoscenici di mezza europa e america e con collaborazioni importanti come quelle con Paolo Fresu e Bruno Tommaso.
Destriere ha eseguito la composizione “New York Counterpoint” di Steve Reich (1985) in una versione riadattata al sax. In origine la partitura era stata scritta per clarinetti in Si bemolle e Bassi. In questo caso Destriere ha eseguito una versione per 10 saxfoni suonando tutte le parti e mixandole successivamente, lasciando la parte solista, eseguita poi dal vivo mentre su uno schermo venivano proiettate immagini in sequenza di una attraente New York in bianco e nero. Un lavoro affascinante che per la struttura musicale e la sincronia con le immagini, a tratti fa tornare alla memoria il celebre film-documentario Koyaanisqatsi con le musiche di Philip Glass del 1982, antecedente al lavoro di Reich che con questo tipo di scrittura intendeva creare una interazione tra i canoni delle melodie in modo di dare vita a strati multipli di suoni, tipici della sua prima fase compositiva. Una esecuzione molto apprezzata dal pubblico di Perugia.
Patrizio Fariselli- A seguire l'atteso concerto di Patrizio Fariselli che ha diviso la sua performance in due tempi. Un primo tempo di improvvisazioni per piano solo e synth e la seconda parte con il gruppo ECE.
Di Patrizio Fariselli si potrebbe parlare per una intera rassegna, magari a lui dedicata, e comunque non si raggiungerebbe mai un livello soddisfacente di conoscenza dell'artista e compositore. Raccontare di lui come co-fondatore degli Area sarebbe quasi un esercizio accademico e non renderebbe giustizia di tutto il lavoro fatto successivamente allo scioglimento del celeberrimo gruppo prog-jazz-rock che segnò profondamente la scena musicale italiana degli anni '70.
Anche la recente reunion con i membri superstiti dell'ultima formazione conosciuta (Ares Tavolazzi e Paolo Tofani oltre Fariselli), dopo la scomparsa dell'indimenticabile Demetrio Stratos, è servita a far rivivere e conoscere ai più giovani un pezzo della storia della musica italiana, magari con una forte ed inevitabile innovazione nel suono, ma in una operazione che è lontana dal grande estro compositivo di Fariselli. La capacità di improvvisare del musicista unita alla solida esperienza da solista e produttore fanno di Fariselli invece un vero divulgatore, un maestro a tutto tondo.
In questo non si è persa quella vena “sociale” che caratterizzava gli Area e lo si sente anche da come conduce il suo concerto per Segnali2014. Colpisce la spiegazione ed anche la capacità di generare visioni oniriche attraverso il suono del lavoro proposto in concerto e chiamato Piccolo Atlante delle Costellazioni estinte. In rete si trovano recensioni entusiastiche di questa composizione eseguito per lo più in dei Planetari alla presenza anche di piccoli spettatori, sicuramente liberi da canoni estetici sul suono o la musica in generale.
Fariselli esegue una piccola selezione di questo compendio dedicato alle 88 costellazioni stellari scoperte e mai registrate ufficialmente, e per ognuna (hanno la durata massima di 2-3 minuti circa) c'è sempre un piccolo racconto sulla genesi della composizione che si tratti di una costellazione scarabeo o gatto.
Il suono a tratti diventa inconfondibile per chi conosce la storia di Fariselli e degli Area. La tecnica di esecuzione un tratto distintivo, mai banale.
ECE- Molto interessante poi la seconda parte del concerto dove Fariselli, ormai Maestro e mentore guida e segue come un ombra l'esecuzione della ECE-Electroacoustic Collective Ensamble, ovvero David Giacchè e Federico Ortica, co-fondatori del gruppo insieme a Nicola Casetta, Antonio Diotallevi, Giorgio Bertinelli e Francesco Bruni, Laura Mancini e Manuele Morbidini al sax.
In scena sei elementi, due fiati (sax e oboe) e 4 impegnati con i Pc ed uno di loro anche con un joystick in mano, che hanno eseguito una composizione che tentare di descrivere con il linguaggio comune non è cosa semplice, poiché lo scopo nemmeno tanto velato di questo tipo di proposta artistica è coinvolgere la mente anche oltre la reazione materiale allo stimolo uditivo, in una sorta di andata e ritorno tra fisico e metafisico. Operazione sicuramente riuscita stando al gradimento del pubblico che affollava l'auditorium.

Per approfondire i temi inaugurali della rassegna è seguito nella giornata di sabato 5 aprile un seminario con lo stesso Patrizio Fariselli dedicato al tema de L'improvvisazione in musica. Conversazioni sugli aspetti cognitivi della composizione estemporanea”.

Prossimo appuntamento della rassegna lunedì 7 aprile con l'artista Francois Barrière che terrà poi un seminario su “La composizione elettroacustica” nella giornata di martedì 8 aprile.

Riproduzione riservata

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