Si scaldano gli animi sulla vicenda del “Mostro delle Mura”, dopo che un mese fa la Corte di Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalle 6 persone condannate dalla Corte di appello di Firenze. Il dispositivo degli ermellini, come è noto, non entrando nel merito del processo di appello bis, ha di fatto confermato quello dei giudici fiorentini, che avevano ordinato la demolizione del complesso edilizio privato della Posterna.
Polemiche e confusione – Partiti politici e movimenti minori, comprese anche alcune associazioni ambientaliste, si sono scatenate sui social network e non solo. In merito ad alcuni articoli particolarmente polemici rispetto all’operato del Comune e in particolare di alcuni esponenti politici che fanno capo all’attuale maggioranza, l’amministrazione comunale ieri sera è stata costretta ad intervenire nuovamente, ricordando come la sentenza ancora non sia stata resa nota. In più occasioni, poi, la Giunta Cardarelli ha spiegato di essere parte “passiva” sulla questione, riguardando dei privati e spettando alla magistratura applicare la sentenza. Questo, però, non sembra essere bastato a chi negli ultimi giorni è intervenuto sollecitando un intervento diretto del Comune di Spoleto.
Eppure l’assessore all’urbanistica Antonio Cappelletti, durante la conferenza stampa di fine anno, era stato chiarissimo: “Il Comune in questa vicenda non deve fare niente: è stata comminata una sanzione ad un privato e ora stiamo aspettando eventuali richieste che arriveranno da quel privato. Noi comunque stiamo verificando i possibili scenari”. Scenari che, in queste ultime settimane, sarebbero stati valutati da alcuni avvocati, anche se la questione è ancora poco chiara non essendo stata depositata la sentenza. Mentre dai privati, a parte una richiesta di incontro, al momento non sarebbe arrivato nessun atto formale. Sulla concessione di una eventuale sanatoria, tuttavia, l’ultima parola spetterebbe comunque al giudice.
La nota di Casa Rossa – Il primo movimento politico ad intervenire, da sempre in prima linea contro il doppio palazzo della Posterna, è stato Casa Rossa, l’associazione che fa capo ad Aurelio Fabiani. “Se le manovre in corso, coperte dal silenzio di tutte le forze politiche istituzionali, nessuna esclusa, porteranno al non abbattimento del palazzaccio della Posterna, in barba alle sentenze definitive uscite dai tribunali dello Stato, ciò sarà l’ennesima dimostrazione che la legge non è uguale per tutti, ma al contrario che essa è utile a difendere i ricchi e i potenti a cui non si applica e punire i deboli e i giusti, verso i quali si accanisce”: così esordisce Casa Rossa, che critica le “settimane di silenzio assoluto da parte di tutte le forze politiche istituzionali, dalla Lega a Forza Italia, dal Pd ai 5 stelle”. Una nota pesante, quella dell’associazione politico-culturale, che chiama in causa in particolar modo Pd e Movimento 5 stelle, chiedendo a tutti una presa di posizione: “Volete far sapere alle migliaia di persone che si sono battute, se per voi la sentenza deve essere applicata o siete per la ‘sanatoria’?”.
La replica e la proposta del M5s – Chiamato direttamente in causa, il Movimento 5 stelle non ci ha messo molto ad intervenire sulla vicenda. “La vicenda nota come quella dell’Ecomostro di Spoleto sarà il primo vero banco di prova – evidenziano i pentastellati – per la giunta del Sindaco Cardarelli che in teoria dovrebbe comportarsi come da premesse elettorali e cioè limitarsi alla presa d’atto della sentenza della Cassazione e quindi procedere all’abbattimento del manufatto. Questo passaggio che “dovrebbe” essere abbastanza scontato, invece non lo è perché la giunta Cardarelli sta soltanto colmando il vuoto istituzionale lasciato dal Pd spoletino, inesistente a Spoleto, quanto in Regione”. Tra le critiche al passato e il ripercorrere gli eventi, il M5s avanza una proposta: “l’applicazione diretta della sentenza di demolizione con la successiva bonifica e riconversione a verde del sito attraverso una vera partecipazione e concertazione tra le parti della città”. Il rischio, altrimenti, è quello di ritrovarsi “uno scempio nello scempio non sapendo cosa accadrà a quella zona laddove si eseguisse la sentenza, non avendo un progetto nel merito”.
Le spiegazioni tecniche del Comune – A cercare di riportare la questione sul giusto piano, ricordando la divisione delle competenze tra la politica e la magistratura, è una nota del Comune di Spoleto. Molto tecnica e poco politica, cerca di fare chiarezza sulla confusione che si è generata. “Risulta forse opportuno – così la nota dell’amministrazione cittadina – fare alcune precisazioni utili a chiarire il quadro generale che si presenta, invero, anche particolarmente complesso.
- La sentenza penale con la quale la Cassazione ha concluso il procedimento penale relativo al fabbricato della Posterna, non è conosciuta dal Comune di Spoleto e, riteniamo, neppure dagli estensori dei vari articoli, risultando non essere stata ancora depositata;
- Stando al solo contenuto del dispositivo della sentenza della Cassazione, che avrebbe dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati, dovrebbe avere oggi vigore la sentenza resa dalla Corte di Appello di Firenze che aveva disposto la demolizione dell’edificio della Posterna;
- Un ordine di demolizione contenuto in una sentenza penale non deve e non può essere posto in esecuzione dall’autorità amministrativa poiché tale incombente è demandato al giudice dell’esecuzione del giudicato penale che ne viene appositamente incaricato;
- Ad oggi agli uffici comunali non risulta essere stata presentata alcuna domanda di sanatoria del fabbricato. L’eventuale domanda di sanatoria sarebbe in ogni caso valutata dagli uffici istruttori del Comune che sarebbero tenuti a verificare, secondo la legge, la ammisibilità o meno della richiesta. Di più. L’eventuale domanda di sanatoria sarebbe tuttavia soggetta anche al vaglio incidentale del giudice dell’esecuzione della sentenza penale.
- Sostenere dunque che l’amministrazione (il potere politico) debba ingerirsi nel (eventuale) procedimento tecnico di sanatoria, equivale a sostenere che tale ingerenza risulti legittima ed auspicabile.
Poste tali premesse, occorre dunque rassicurare tutti coloro che cercano oggi di strumentalizzare la questione tirando direttamente in ballo la responsabilità dell’attuale amministrazione comunale che, come noto, nulla ha a che fare con la vicenda, che quest’ultima si comporterà , come sempre deve, nel più stretto rispetto della legge.
Quando si parla di leggi tuttavia non si può scegliere arbitrariamente quelle che si intendono applicare e quelle che non interessa applicare, poiché le procedure che regolano la possibilità di sanatoria (ove presentata ed ove ammissibile) sono anch’esse norme di legge. Del resto, nella stessa sentenza della Corte di Appello di Firenze, della quale a gran voce si chiede l’applicazione (che come detto non è di competenza del Comune) si dice chiaramente che una parte della cubatura è sicuramente legittima e che la demolizione viene disposta per l’intero palazzo poiché, allo stato (della sentenza, ndr) non è possibile determinare quale parte sia legittima e quale non, in mancanza di eventuali permessi di sanatoria. La vicenda, come è stato detto all’inizio, è particolarmente complessa e presenta anche una serie di altri problemi che non potranno essere semplicemente ignorati“.