Opus & Light, alla Madonna del Pozzo ”Ex Machina - Moto perpetuo” di Celsauro Ceccobelli - Tuttoggi.info

Opus & Light, alla Madonna del Pozzo ”Ex Machina – Moto perpetuo” di Celsauro Ceccobelli

Redazione

Opus & Light, alla Madonna del Pozzo ”Ex Machina – Moto perpetuo” di Celsauro Ceccobelli

Inaugurazione il 5 marzo, con Palazzo Collicola Arti Visive e patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
Ven, 04/03/2016 - 12:46

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“OPUS & LIGHT” anno XIX° MADONNA del POZZO / Porta Monterone SPOLETO, 5 marzo – 25 aprile 2016
Progetto: STUDIO A’87 – in collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
CELSAURO CECCOBELLI ”Ex Machina – Moto perpetuo”
Inaugurazione: Porta Monterone SPOLETO / sabato 5 marzo 2016 ore 17:30 Installazione visibile ad orario continuato, giorno e notte fino al 25 aprile 2016

Testo e cura di Davide Silvioli
L’accezione contemporanea di scultura risulta sempre più dinamica e onnicomprensiva, andando quindi a includere, oltre a realizzazioni più tradizionali, anche opere o operazioni artistiche obiettivamente tridimensionali quali costruzioni, installazioni spaziali e interventi ambientali. A ciò si aggiunge un rinnovato spirito speculativo circa le sue modalità significanti con la sperimentazione di materiali nuovi e di diversa natura, convertiti dunque a media tecnici capaci di offrire inediti spunti estetici e di ricerca. Tale attenzione nei confronti del materiale, analizzato non solo nella sue qualità fisico-oggettuali ma, soprattutto, nella sua identità funzionale e fenomenologica, rivestendo un’importante centralità, è leggibile nell’opera Moto Perpetuo di Celsauro Ceccobelli. Si riscontra, pertanto, una forte sensibilità riguardo i dispositivi esecutivi del manufatto – parti di vecchi motocicli dismessi – che arriva ad acquisire, così, un rigenerato valore semantico e comunicativo. Il materiale, l’oggetto e la macchina – consegnati a nuova vita – vengono a coincidere in un unica coniugazione artistica dotata di un’aura vagamente tingueliniana, pur mantenendo, allo stesso tempo, una propria indipendenza generativa. Nelle sue fattezze formali industriali e meccaniche, la scultura suggerisce un accattivante parallelismo con i Complessi Plastici Motorumoristi di Fortunato Depero ma, a ben vedere, con esiti diversi poiché le creazioni di quest’ultimo davano all’osservatore l’impressione di ammirare un oggetto innegabilmente avveniristico, mentre al cospetto del lavoro di Celsauro sembra quasi di trovarci di fronte a un insolito reperto archeologico, in grado di trasmettere un disorientante fascino storico. Oltrepassando ora le peculiarità tautologiche, vediamo come la scultura esplicita la propria ragion d’essere anche attraverso capacità che potrebbero essere definite come funzionali, anche se tuttavia non ottemperano ad alcun fine utilitaristico. Si fa riferimento al fatto che, grazie all’alimentazione a corrente elettrica, l’insieme si completa con l’accensione di una lampadina e con la diffusione acustica di un motivo musicale anch’esso realizzato dall’artista e denotabile per l’eclettismo di cui è esempio, particolare commistione in una sola traccia di strumenti e sonorità disparate, in cui è l’eco del rumore di un motore a essere protagonista, rimandando alla natura genealogica dell’intera composizione. Per questa modalità eterodossa di concepire il suono, per il ruolo e il peso comunicativo di cui esso si arricchisce, sorge spontanea la correlazione con le ricerche in campo acustico di Luigi Russolo, ideatore e artefice grazie ai suoi Intonarumori, di una musica costituita da rumori anziché da suoni tradizionali. Tali caratteristiche, sottolineandone la complessità, mette in evidenza la pluralità metodologica con cui l’opera narra sé stessa, istituendo simultaneamente una critica nichilistica nei confronti delle moderne prescrizioni di “utilità” e “funzionalità”.

Il progetto “Opus & Light” dello STUDIO A’87 di Spoleto, da diciannove anni prevede interventi di singoli artisti contemporanei nello spazio della chiesetta Madonna del Pozzo di Porta Monterone, ingresso sud della Città medievale, sull’antico tracciato della Via Flaminia: installazione di un’opera a confronto con la specificità del luogo, impreziosito da un ciclo di affreschi che racchiude in sé un intero secolo della storia della pittura italiana (1493-1600). L’autore dell’affresco della Madonna del Pozzo datato 1493, nella parete di fondo, recentemente restaurato da Mariella Farinelli, è di Bernardino Campilio da Spoleto: “La combinazione degli elementi stilistici, ornamentali e grafici consente di attribuire questo trittico murale (Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Pietro martire patrono di Spoleto) a Bernardino Campilio da Spoleto, artista estroso di cui si sa che oltre a dipingere si dilettava anche di poesia e di musica (suonava cetra e liuto). Era nativo di Lenano, nei pressi di Campello, località da cui prese il nome latinizzato Campilius, e lasciò opere in tutto lo Spoletino, nella Valnerina meridionale e nel Piceno. Fu in contatto con Pier Matteo d’Amelia all’epoca del polittico di Terni (1483). L’influenza del maestro amerino si palesa nel san Giovanni Battista del presente affresco e nel medesimo santo del trittico di Arrone oggi ridotto alla sola predella firmata e datata 1487 (oggetto di prossima pubblicazione). Può considerarsi l’ultimo pittore autoctono spoletino prima dell’avvento di Giovanni Spagna e di Jacopo Siculo, seguaci e divulgatori rispettivamente di Pietro Vannucci detto il Perugino e di Raffaello Sanzio” (Romano Cordella).

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