'Noi siamo l’Umbria' Foligno risponde alla 'Contro Perugia 1416' - Tuttoggi.info

‘Noi siamo l’Umbria’ Foligno risponde alla ‘Contro Perugia 1416’

Sara Cipriani

‘Noi siamo l’Umbria’ Foligno risponde alla ‘Contro Perugia 1416’

L'assessore Belmonte difende il valore della Quintana e delle rievocazioni storiche regionali "Dovremmo crescere insieme e fare squadra nel rispetto di ciò che siamo da secoli"
Sab, 05/03/2016 - 18:37

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Non accennano a placarsi le polemiche che ruotano attorno alla tanto annunciata rievocazione storica “Perugia 1416” e oltre a scaldare e appassionare salotti, associazioni, parti di città, oggi escono fuori dalle mura e dalle cinque porte e arrivano fino alla città della Quintana, che di rievocazioni storiche è maestra.

E mentre l’associazione organizzatrice si adopera a reclutare figuranti – con abito in dote, beninteso – a Palazzo Cesaroni ieri si sono levate voci di contrappunto e disappunto contro la manifestazione dedicata a Braccio Fortebracci, Capitano di Ventura. Ad organizzare il partecipato evento a Palazzo Cesaroni, l’associazione “La città di tutti” per la quale hanno parlato, tra gli altri, i professori dell’ateneo perugino Alberto Grohmann, Fabrizio Bracco e Giancarlo Baronti. Nelle parole dei tre docenti, la disapprovazione per una manifestazione dedicata ad un personaggio che, tra i molti che Perugia può vantare, non è certamente il più adeguato e il più rappresentativo. Secondo appunto è, sempre a detta dei tre, la connotazione provinciale, in senso dispregiativo, dell’evento. “Abbiamo deciso di prendere ad esempio Bastia e Foligno” ha detto il professor Baronti, come a dire ci siamo accontentati di ben poca cosa, piuttosto che confrontarci con realtà più illustri e importanti

E qui arriva la replica secca dell’assessore al Comune di Foligno Emiliano Belmonte, che ferito nel suo orgoglio di amministratore, folignate, quintanaro e umbro, risponde senza mezzi termini e senza far appello alla diplomazia:

“Non mi permetto e non ho interesse di entrare nel merito della discussione che in questi giorni ruota intorno al progetto della  nuova rievocazione storica perugina “Perugia 1416”.

Rimango invece scioccato e risentito sia come amministratore che come cittadino folignate, dalle gravi affermazioni del professore universitario di Storia delle tradizioni popolari , Giancarlo Baronti, rispetto ad un’assemblea pubblica tenutasi a Perugia. Il quale, per criticare l’iniziativa perugina durante il dibattito se ne è uscito dicendo ‘Perugia non si merita questo ostentato provincialismo, siamo di fronte a modelli usurati che ci mettono alla stregua di piccole città come Bastia, Foligno o Narni’.

La verità è che l’Umbria e la sua storia fatta di questi piccoli gioielli, feudi della tradizione più antica, non merita questa arroganza gratuita.

Vorrei chiedere al professor Baronti oltre alle scuse formali a Foligno e alle altre città sorelle umbre offese, cosa significhi per lui essere  ‘piccole città da modelli usurati’.

Le critiche alla forzata rievocazione perugina che sta per nascere nel 2016 non possono avere niente a che fare con manifestazioni come la giostra della Quintana di Foligno che affonda le sue radici in un passato concreto e tangibile della città. Un passato fatto di documenti storici passati al vaglio di commissioni storico-scientifiche. Un passato rievocato con magistrale coordinamento da parte delle istituzioni cittadine, dell’ente giostra e dei quintanari che dal 46 ad oggi donano a Foligno due volte l’anno giorni di pura emozione. Mappe della città, foto, stemmi araldici, documenti , vicoli piazze e cognomi cittadini. Tutto a Foligno racconta della nostra storia.

Un’organizzazione che negli anni ha conquistato la credibilità delle cronache italiane dato il richiamo turistico e culturale, seconda solo a Siena  per qualità dell’evento e diffusione comunicativa.
Se poi al professore non piacciono le corse con i cavalli, gli abiti barocchi e le emozioni di un popolo di 60 mila abitanti che si ritrova a festeggiare la sua vera storia intorno alle sue mura è un’altra questione, ma non scomodi le analisi etnografiche o non faccia subito delle conclusioni affrettate.

Il professore forse pensa di vivere a Dubai e non in Umbria dove il 90% delle città con orgoglio difendono questi richiami alla propria storia (penso agli amici di Bevagna delle gaite per fare un esempio) con manifestazioni di qualità eventistica e storica di primo piano: energie tradizionali spontanee che nascendo dalla storia e dal sudore dei nostri avi necessariamente funzionano e si dimostrano credibili e suggestive attirando visitatori da tutto il mondo,  generandogli stupore e un pizzico di invidia. Appunto ribadisco spontanee perché rievocate da molti anni e sopratutto perché realmente vissute  dall’anima storica  di queste nostre città. No forzature o interpretazioni a fini commerciali come forse accusa il professore ai suoi amministratori perugini.

Per non parlare del ruolo sociale che queste manifestazioni detengono nei confronti dei giovani e delle famiglie. Nei rioni e nei quartieri  si cresce, ci si forma, si ereditano responsabilità e insegnamenti, si lavora, si fa squadra e si sogna insieme. Proprio i modelli educativi che vorrei veder adottare da giovane Italiano nelle organizzazioni sociali delle  ‘grandi città’ di Baronti, rispetto alla cultura modernista dell’indifferenza e degli eventi show da milioni di euro che tra palazzetti, stadi e piazze odorano solo di pura autoreferenzialità e consumismo americano.

Noi siamo L’Umbria professor Baronti, dovremmo crescere insieme e fare squadra nel rispetto di ciò che siamo da secoli: amore e tradizione. Chieda scusa a L’Umbria se non vuole darle a Foligno”. 

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