Dodici mesi fa, quando il 2016 era appena iniziato, nessuno avrebbe pensato che per numerose cittadine del centro Italia sarebbe stato un anno funesto. Un po’ ovunque il turismo aveva registrato numeri record, una ripresa economica importante per quelle aree interne che d’estate aumentano a dismisura i propri residenti. E proprio mentre l’estate stava volgendo al termine, i monti Sibillini traboccavano di visitatori italiani e stranieri e Amatrice si preparava alla 50esima edizione della Sagra degli spaghetti all’amatriciana, è arrivata la prima catastrofe, quel 24 agosto, che ha spazzato via 299 vite, molte delle quali giovanissime, cancellando interi paesi, come Accumoli e Arquata del Tronto, ma anche San Pellegrino di Norcia. Poi il 26 ottobre, con la devastazione che si è spostata soprattutto nelle Marche, ed il 30 ottobre il colpo di grazia, con il terremoto più forte registrato in Italia negli ultimi 35 anni, di magnitudo 6.5 con epicentro tra Norcia e Preci. Solo il caso ha voluto che i terremoti di ottobre non abbiano provocato vittime.
La gente di queste terre, però, non vuole arrendersi. E’ gente tosta, di montagna, abituata alle avversità e purtroppo anche ai terremoti. A Norcia gli ultimi container dopo il terremoto del 1979 (a cui è seguito quello del ’97 che però qui ha creato meno danni rispetto al resto della Valnerina), in viale XX Settembre, sono stati rimossi appena nel 2008. Ora la città di San Benedetto è di nuovo attorniata da prefabbricati proprio nella stessa zona.
Ci sono i container collettivi che ospitano un’ottantina di persone, ci sono le strutture occupate da uffici comunali e caserme, dopo settimane in cui tutti sono stati nelle tende nel parcheggio sotto a Porta Romana, ci sono le casette prefabbricate in via di realizzazione che ospiteranno a breve, intanto, i primi sfollati dopo il 24 agosto. Nel frattempo un migliaio di persone sono ancora in albergo, sia nel Trasimeno che in altre zone dell’Umbria più vicine, diverse centinaia hanno provveduto ad una autonoma sistemazione. Alcuni in realtà sono ancora in tenda, a dispetto di ciò che dice la protezione civile nazionale.
Ufficialmente in Umbria gli sfollati assistiti dalla prociv sono 2.794 (dato aggiornato al 3 gennaio).
Norcia e le sue frazioni sembrano quasi un grande campeggio caotico: accanto alle case ci sono camper, roulotte, case mobili ed anche piccoli prefabbricati. Quelli di proprietà, quelli donati, quelli offerti da altre istituzioni, aziende ed associazioni italiane. I nursini vogliono stare a Norcia, vogliono ripartire. E per questo hanno provveduto autonomamente ad una sistemazione. Chi aveva un terreno di proprietà si è spostato lì con tutta la famiglia, ospitando anche amici e parenti. Ci sono situazioni al limite della legge, ma in una situazione di emergenza così pensare alle norme urbanistiche o ai vincoli stringenti del Parco nazionale dei monti Sibillini sarebbe un’assurdità. Le istituzioni hanno detto chiaramente, più volte, che gli abusi edilizi non sono consentiti. Ma se ne sono stati messi in piedi alcuni, di fatto per poter sopravvivere, probabilmente si controllerà più avanti. Ora c’è tempo solo per affrontare l’emergenza, mentre è arrivata la neve a Castelluccio e sta per arrivare anche nel resto del territorio comunale, stando alle previsioni meteo. Complicando le situazioni già difficili.
Il 2017 è iniziato in modo completamente diverso per gli abitanti della Valnerina. Che mai come quest’anno hanno riscoperto il senso di comunità, ritrovandosi insieme per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, fiduciosi che sarà l’anno della ripartenza. Centinaia di persone si sono ritrovate insieme la notte di San Silvestro nelle strutture che da mesi ormai fanno da punti di ritrovo. A Norcia, come a Cascia, Preci e Monteleone di Spoleto e nelle frazioni si sono riuniti sfollati, volontari, forze dell’ordine, rappresentanti delle istituzioni. Ci sono stati anche volontari umbri e non solo che hanno scelto di spostarsi in Valnerina per passare l’ultimo dell’anno in compagnia di coloro che hanno cercato di aiutare in questo periodo. L’esempio più visibile, ma è solo uno dei tanti, è quello dei Ragazzi del 50A di Spoleto, che per il veglione erano a San Giorgio di Cascia.
La riapertura di corso Sertorio, il 22 dicembre, ha riportato una piccolissima parvenza di normalità a Norcia. I nursini sono accorsi in massa in queste due settimane per rientrare nel proprio centro storico senza i caschi protettivi, anche se soltanto per percorrere corso Sertorio e poco più. Una apertura “a tempo” che ha consentito di riaprire le prime attività commerciali. Alcune di loro stanno già facendo buoni affari grazie anche al “turismo da terremoto” che ha iniziato a muoversi, un po’ come avvenuto all’Aquila dopo il sisma del 2009. A Norcia il giorno di Capodanno lungo il corso e nella piazza San Benedetto transennata non c’erano solo i nursini, per i quali passeggiare lungo il centro vuol dire riappropriarsi della propria quotidianità. Il traffico lungo la Tre Valli tra Spoleto e Norcia era particolarmente intenso, e non solo di mezzi di volontari e forze dell’ordine.
Ma altri segnali importanti di ripartenza erano ben visibili anche percorrendo viale della Stazione fino ad arrivare nella frazione di San Pellegrino. Sopra all’area industriale, domenica pomeriggio, prima che il sole tramontasse, volavano parapendii. In tanti si sono chiesti chi fossero: erano i protagonisti de “Il volo della rinascita”, un’iniziativa a favore di Castelluccio. Proprio dalla zona del Pian Grande una decina di parapendisti si è lanciata come manifestazione simbolica per far rinascere la perla dei Sibillini, a sostegno dell’associazione “Per la Vita di Castelluccio di Norcia”.
L’esperienza più toccante, però, è stata quella offerta dall’associazione toscana CasolEventi, che a San Pellegrino, la frazione distrutta dal terremoto del 24 agosto a cui il sisma del 30 ottobre ha dato il colpo di grazia, ha messo in piedi un bellissimo presepe vivente tra le macerie. In mezzo alla distruzione, i circa 50 figuranti arrivati appositamente da Casole d’Elsa hanno proposto scene di vita quotidiana ai tempi della nascita di Gesù: centurioni romani, un antico mercato di frutta e verdura, la rappresentazione di antichi mestieri. A rappresentare la sacra famiglia è stata invece una famiglia del posto. San Pellegrino di Norcia è riuscito così ad avere anche quest’anno il presepe vivente. Diverso da quello che da 8 anni veniva promosso dalla pro loco, tra le vie del borgo trasformate per l’occasione, ma forse anche più bello per il suo significato. L’associazione della Valdelsa ogni due anni propone un presepe vivente con oltre 400 figuranti, come ha spiegato la signora Luciana Calamasi. “Siamo venuti a conoscenza della realtà di San Pellegrino e ci siamo offerti di venire qua, in questo anno di fermo per noi, abbiamo voluto dare qualcosa di diverso rispetto ad un contributo economico”. Grande la soddisfazione del presidente dell’Asd Pro San Pellegrino, Aldo Leoncilli: “Per noi questa iniziativa significa continuità, una semplice telefonata ha messo in piedi una cosa del genere. Voglio esprimere il mio ringraziamento all’associazione CasolEventi, che ha mostrato una grande gentilezza e disponibilità nei nostri confronti. Il loro gesto è stato molto di più che rappresentare soltanto il presepe, hanno dormito in tenda per poter allestire il tetto, passando con noi anche la notte di Capodanno”.
Per le comunità colpite dal sisma si tratta dell’ennesimo grande gesto di solidarietà. Tantissimi ne sono arrivati, da ogni parte d’Italia ed anche del mondo. Come la cittadina tedesca che ha rinunciato ai fuochi d’artificio per devolvere fondi a favore della Caritas diocesana di Spoleto – Norcia, o addirittura i bambini del Congo che hanno fatto arrivare i loro risparmi alla Regione Umbria per l’emergenza sisma.
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Ora per le comunità del Centro Italia colpite dal sisma, però, sembrano arrivati i giorni più difficili. Dopo essere arrivata a Castelluccio un paio di giorni fa (come documenta puntualmente la webcam di UmbriaMeteo), la neve sta ricoprendo oggi anche il resto della Valnerina.
Nel frattempo in questo momento circa 2000 persone sono in Vaticano, nell’Aula Paolo VI, per l’udienza generale di Papa Francesco dedicata ai terremotati. Di questi circa 800 arrivano dall’Umbria.
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