In alcuni tratti il cemento invece di essere spesso 50 centimetri lo era in realtà almeno di 5 centimetri di meno ed in generale l’opera non rispettava quanto previsto dal contratto. Sono pesanti le accuse di cui devono rispondere una decina tra imprenditori e professionisti coinvolti nella realizzazione della strada statale 77 della Val di Chienti, la nuova Foligno – Civitanova, con particolare riferimento alla realizzazione della galleria “La Franca”, nel tratto folignate dell’arteria.
Il caso esplose nell’aprile 2015, quando attraverso la trasmissione “Report” un operaio svelò come durante i lavori di realizzazione del tunnel era stato utilizzato molto meno cemento di quanto previsto, gettando ombre sulla pericolosità della ss77 ancora in cantiere. Ne nacquero verifiche da parte di Anas e del ministero delle Infrastrutture da una parte ed un’inchiesta della Procura della Repubblica di Spoleto dall’altra, per frode e attentato alla sicurezza dei trasporti. Verifiche che evidenziarono effettivamente difformità, anche se l‘Anas rassicurò poi sull’inesistenza di rischi di natura statica delle gallerie della ss77, e che comportarono interventi di rinforzamento.
In questi mesi la Procura della Repubblica di Spoleto ha chiesto il rinvio a giudizio in tutto di 10 persone, 8 per frode nelle pubbliche forniture e attentati alla sicurezza dei trasporti, mentre per 2 di queste, insieme ad altre 2 persone, devono rispondere di reati connessi allo smaltimento di rifiuti speciali. Mercoledì si è tenuta l’udienza preliminare, con il giudice Federica Fortunati che ha rigettato l’istanza di incompetenza territoriale dell’inchiesta, ammettendo inoltre la società Quadrilatero spa come parte civile.
Sotto inchiesta sono finiti il presidente del Cda della società Grandi lavori Fincosit (società componente la Val di Chienti scpa, incaricata della realizzazione della galleria ‘La Franca’) Carlo Ferroni, il direttore tecnico di cantiere fino al 2011 e poi dal 2013 al 2016 Renato Petrucci, il direttore tecnico di cantiere dal 2011 al 2013 Ernesto Tedeschi, il direttore tecnico e membro del cda della Grandi lavori Fincosit Vincenzo Costantino, il capo cantiere della società Antonio Palazzo, l’assistente di cantiere Fabrizio Di Placido, il legale rappresentante di una società incaricata di effettuare i controlli con il georadar sullo spessore del rivestimento, Massimo De Iasi, e l’ingegnere Giovanna Cassani, che per conto di un’altra società redasse e sottoscrisse la prima relazione delle indagini indirette effettuate con georadar e geoelettrica. Tutti e 8 sono accusati di frode nell’esecuzione del contratto per la realizzazione della galleria ‘La Franca’, all’interno del cantiere del Quadrilatero Umbria – Marche, per avere nascosto le non conformità dell’opera al committente (la società Quadrilatero spa, partecipata al 92% da Anas) ed omettendo di realizzare ogni necessario intervento strutturale correttivo prima della formale contestazione delle difformità e della conoscenza della pendenza di un procedimento penale.
Nel dettaglio, secondo quanto ipotizzato dall’accusa, avrebbero realizzato un rivestimento definitivo, per tratti complessivamente superiori a 2 metri, con un sottospessore pari o superiore a 5 cm rispetto a quello previsto nel contratto, cioè 50 centimetri, che interessava il 23% della lunghezza della galleria per la canna nord ed il 32,25% della lunghezza della galleria della canna sud. Inoltre il cemento utilizzato sarebbe stato diverso rispetto a quanto previsto, così come diverse dal contratto sarebbero state le soluzioni operative di riempimento degli spazi vuoti venutisi a creare nella volta della galleria. Nel mirino anche la prima relazione dopo le indagini effettuate con il georadar, che avrebbe nascosto la reale situazione. Per questi motivi, sempre le stesse persone vengono accusate di aver compromesso la stabilità e la sicurezza della galleria, mettendo in pericolo anche la sicurezza dei pubblici trasporti, considerando che invece dello spessore di cemento utilizzato, “per sostenere eventuali sollecitazioni con adeguati coefficienti di sicurezza è necessario raggiungere uno spessore di 25 cm in calotta e reni e di 35 cm per i piedritti“.
Ferroni, insieme al presente e successivo legale rappresentante della Grandi lavori Fincosit, rispettivamente Giorgio Mazzi e Vito Alfonso Gamberale, e il direttore tecnico di cantiere Petrucci sono accusati poi di violazioni al testo unico sull’ambiente, per non aver smaltito 200 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi, accumulati in un’area di cantiere in località Sostino (Foligno), oltre a fanghi prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali.
(modificato alle ore 20.30)