Il neo papà aveva l'esenzione dal vaccino e pure un tampone negativo ma non è bastato per farlo accedere alla struttura, l'autorizzazione ad entrare è arrivata solo 14 ore dopo | Il legale del giovane "Brutta pagina della Sanità Umbra"
Uno dei giorni più belli della sua vita, la nascita della sua primogenita Alisia, se lo immaginava sicuramente diverso.
Christian Iori, giovane di Deruta, mentre la moglie stava partorendo è infatti dovuto rimanere all’esterno dell’ospedale, dove tra freddo e rabbia ha voluto almeno dar luogo ad una sua personale protesta con tanto di cartello.
Esenzione dal vaccino e tampone negativo ma non basta
Christian – che ha tenuto a specificare come non sia un “no vax” – aveva un regolare certificato di esenzione dalla vaccinazione anti Covid-19, fino a metà febbraio, a causa di una patologia da tenere sotto controllo e che non gli permette ancora di inoculare dosi per combattere il Coronavirus.
Ma per essere sicuro di poter assistere alla nascita della figlia si era anche premurato di sottoporsi a regolare tampone, risultato negativo. Due condizioni necessarie e sufficienti per poter entrare ma, nonostante questo, il futuro papà non ha avuto accesso alla struttura sanitaria.
La protesta
Da qui la protesta con l’inequivocabile scritta: “Alisia benvenuta! Che non si dica mai che tuo padre non c’era. Questo è il primo insegnamento che ti dono: Non arrenderti mai, nemmeno ai ricatti. Papà aspetta te e mamma a casa”.
Il dietrofront…14 ore dopo il parto
L’episodio, avvenuto giovedì scorso (27 gennaio), e per il quale Christian si è pure rivolto ad un legale, l’avvocato Chiara Attala di Città di Castello, ha però avuto un clamoroso sviluppo il giorno seguente. Venerdì 28 gennaio, infatti, il giovane papà ha ricevuto una chiamata che gli annunciava l’imminente autorizzazione per farlo entrare in ospedale. Ma 14 ore dopo il parto.
“Brutta pagina della Sanità umbra”
“E’ stata una brutta pagina di storia della Sanità Umbra – ha dichiarato l’avvocato Attala – Proprio per questo motivo abbiamo ritenuto di non raccogliere l’invito di Regione e Primario del Reparto, onde evitare situazioni ‘ambigue e scomode’ che potrebbero minare la tranquillità delle neo mamme e per non aggravare la condizione del mio assistito. Questa ‘approvazione’ postuma da parte della Regione lascia un profondo rammarico, perché conferma come Christian avesse tutte le carte in regola per accedere nel reparto”.
“Siamo stati dati in sacrificio in nome della burocrazia”
“Io, mia moglie e mia figlia – ha aggiunto Christian – siamo stati dati in sacrificio in nome di una burocrazia lenta e intransigente, che cagiona scelte improprie e confuse come la sua organizzazione. E ci si dimentica dell’uomo dietro il cittadino, dei diritti dietro i doveri. È ora di fare un passo indietro signori miei, qualcosa non funziona! Di certo, non lasceremo che questa situazione rimanga sospesa ma cercheremo di dare seguito ad un procedimento legale già avviato, per far luce sulla situazione che ha condotto a quel divieto“.