Italia-Germania 2014: la partita è sull’acciaio di Terni - Tuttoggi.info

Italia-Germania 2014: la partita è sull’acciaio di Terni

Luca Biribanti

Italia-Germania 2014: la partita è sull’acciaio di Terni

L'articolo del senatore Gianluca Rossi apparso su www.europaquotidiano.it e sulla rassegna stampa del Pd
Mar, 19/08/2014 - 12:00

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di Gianluca Rossi

Italia-Germania? Tre a uno. Era l’11 luglio del 1982, la Germania era quella dell’Ovest, del Muro di Berlino e di Helmut Schmidt. L’Italia quella del governo Spadolini, di Pertini e l’indimenticabile fotogramma della partita a carte giocata all’ombra della coppa del mondo. Italia-Germania 2014: i campioni nel mondo in Brasile sono quelli della Merkel, dell’euro-austerity e della multinazionale Thyssenkrupp. l’Italia ha Renzi e una crisi economica da lasciare alle spalle. E poi ci sono gli operai dell’acciaieria Thyssen di Terni, che nei giorni scorsi hanno dovuto bloccare l’A1 per manifestare contro lo smembramento della loro fabbrica.

Nel 1982 l’acciaieria di Terni apparteneva all’Iri e proprio in quell’anno Finsider decideva di inserire criteri di gestione privata nella siderurgia pubblica: la Terni diventa impresa capo settore nel campo dei laminati piani al silicio e di quelli inossidabili, dei getti e dei fucinati e, pertanto, incorpora gli stabilimenti di Lovere e Trieste della Nuova Italsider. Lo stabilimento occupa un’area di 300 mila metri quadrati e ha una capacità produttiva annua di 150 mila tonnellate di acciaio, 40 mila di getti e fucinati e 50 mila di rodaggi ferroviari. Luglio 1994. Con uno dei primi atti del governo Berlusconi, l’Iri firma l’accordo per la cessione della Acciai Speciali Terni alla Kai Italia srl: nella proprietà della Kai confluiscono, in modo paritetico, capitali italiani e tedeschi (Falck, Agarini, Riva e Fried. Krupp Ag).

Arriviamo al 2014, sempre nel mese di luglio: Thyssenkrupp presenta al governo italiano, alle istituzioni locali e ai lavoratori un piano di ristrutturazione per le acciaierie di Terni che non posso esimermi dal definire lacerante e drammatico. Drammatico, perché in lontananza non si vede che indefinitezza. Lacerante, perché la sua attuazione sarebbe una piaga insanabile, che prevede subito il licenziamento per 550 lavoratori diretti, il ridimensionamento dell’area a caldo, lo scioglimento con il rischio svendita o chiusura delle società controllate, la chiusura del secondo forno dell’area a freddo.

L’acciaieria di Terni si ritrova al centro di un complesso reticolo di relazioni di diplomazia industriale italo-tedesche e imbrigliata dalle norme antitrust europee: il rischio è che la situazione si trasformi in una partita che rischia di finire non ai rigori, ma per colpa del rigore. Quello imposto dalla Thyssen, che rischia di stritolare l’acciaieria fino al decorso fatale. Il Piano europeo per la siderurgia è nato per favorire il rilancio del mercato siderurgico comunitario e punta su prodotti come gli acciai speciali italiani perché sono vincenti, in particolare per un settore aggredito dalla concorrenza sul piano mondiale, spesso anche con evidenti fenomeni di dumping, rispetto ai quali l’Ue sembra impotente e balbuziente.

Tutte queste informazioni messe in fila, suggeriscono che il governo italiano – anche e soprattutto nell’ottica della presidenza del Semestre europeo – dovrebbe marcare un vero protagonismo, a partire dalla vicenda ternana, sapendo che sul piano delle relazioni industriali si gioca alla pari e che chi investe sul nostro know-how, nel nostro territorio, sui nostri lavoratori, ne trae profitto e prestigio non troverà più margine per uno shopping industriale che depaupera, “ristruttura”, decuoce. In fondo niente di più di quello che fanno tutti i paesi europei, Italia esclusa.

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