L'uomo avrebbe permesso all'operaio una scala a pioli non sicura. Ma per la difesa è stata la vittima 56enne a comportarsi in maniera difforme rispetto alle istruzioni ricevuto
Ha scelto autonomamente di lavorare su una scala poco sicura o ha contraddetto le istruzioni del titolare della ditta? Sarà questo l’interrogativo cui dovrà rispondere il processo al titolare della ditta per cui lavorava Zaim Jacaj, 56 anni, albanese, arrivato ad Assisi una ventina di anni fa insieme alla famiglia, che ha perso la vita a inizio anno mentre stava lavorando per risolvere un’infiltrazione d’acqua in un negozio a Ospedalicchio. Per quell’incidente sul lavoro, il titolare della ditta è stato rinviato a giudizio.
L’uomo era caduto da una scala: una brutta caduta anche se avvenuta da un’altezza relativamente bassa; era morto pochi giorni dopo per le ferite riportate. E ora il titolare della ditta che impiegava l’uomo finisce a processo, in quanto ritenuto “responsabile per negligenza imprudenza o imperizia oltre che di inosservanza della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza e prevenzione degli Infortuni nei luoghi di lavoro”. In sintesi, scrivono i quotidiani locali in edicola stamattina, l’imprenditore “non avrebbe messo a disposizione della vittima attrezzatura conforme idonea, permettendo l’utilizzo al lavoratore di una scala a pioli che non era in grado di assicurare l’utilizzo di entrambe le mani”. Secondo la difesa invece l’utilizzo della scala a pioli è stata una scelta esclusiva dell’operaio e in totale difformità a quanto impartito dal titolare nel corso della riunione svoltasi prima dell’intervento poi trasformatosi in incidente sul lavoro. Lo stesso dipendente, con l’aiuto del nipote e di altri 4 dipendenti – ha fatto notare la difesa – avrebbe peraltro caricato sull’autocarro il trabattello da utilizzare sul posto di lavoro