Inchiesta Bps, Gip archivia accuse ex Cda “No finanziamenti facili” - Tuttoggi.info

Inchiesta Bps, Gip archivia accuse ex Cda “No finanziamenti facili”

Carlo Ceraso

Inchiesta Bps, Gip archivia accuse ex Cda “No finanziamenti facili”

Procura aveva chiesto archiviazione. I finanziamenti a Finsud e Gam Property erano garantiti
Dom, 02/10/2016 - 08:04

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Si sgonfia un’altra parte della maxi inchiesta che travolse la vecchia gestione della Banca Popolare di Spoleto, l’istituto finito nel mirino anche della Banca d’Italia dopo le ispezioni della Vigilanza del 2002, 2007 e 2011 che portarono al commissariamento dello stesso e alla cessione al Banco Desio.

Il Gip di Spoleto, Federica Fortunati, accogliendo la tesi del pubblico ministero ha infatti archiviato l’accusa di appropriazione indebita mossa a vario titolo nei confronti di 23 indagati tra dirigenti bancari, imprenditori e l’intero ex board di Piazza Pianciani per i cosiddetti “finanziamenti facili” concessi a suo tempo alla Finsud dell’imprenditore Antonio Sarni (31 milioni di euro), alla Gam Property (750mila euro) e allo stesso ex presidente Giovannino Antonini (180mila euro).

Si tratta di uno stralcio del faldone di oltre 6mila pagine; un procedimento che tiene banco sui giornali e nelle aule di giustizia da almeno 8 anni fra apertura indagini, chiusura, nuova apertura, pm trasferiti quando l’inchiesta sembrava ormai conclusa e nuovi pm tenuti a ricominciare daccapo il lavoro, rivisitazione e ridimensionamento dell’intero impianto accusatorio, prescrizione di alcune ipotesi di reato, proscioglimento da altre, conferma di altre ancora.

Alla fine, alla luce anche di quest’ultima ordinanza, resta di attendere l’apertura del processo fissata per il prossimo 13 aprile 2017 che vede rinviate a giudizio 5 delle 34 persone finite nel primo decreto di chiusura indagini (maggio 2013) e per ipotesi di reato ampiamente ridotte rispetto a quelle originali. Processo che si annuncia già segnato dalla prescrizione. E che entra nella costellazione di quelli ancora in piedi che riguardano il periodo più nero della storia della Bps: quelli penali legati all’Assemblea della vergogna del dicembre 2011 e della tentata corruzione del giudice che avrebbe dovuto sistemare la sentenza contro il commissariamento decretato dal Ministero dell’economia; quelli civili relativi all’azione di rivalsa per decine di milioni di euro intentati da palazzo Koch davanti al Tribunale per le imprese di Perugia per i ‘buchi’ della ex controllante Scs e controllata Bps. Ma torniamo alla notizia dell’archiviazione.

Le accuse

A comunicare l’esito dell’udienza alla stampa (non a Tuttoggi) è stato lo stesso Antonini. Nell’ordinanza il Gip ricostruisce passo-passo l’ipotesi accusatoriasupportata essenzialmente dalla relazione del consulente del Pubblico Ministero” il quale, in ordine ai finanziamenti alla Finsud e alla Gam, aveva dichiarato che le operazioni non rispecchiavano i “criteri di sana e prudente gestione pur nella considerazione delle autonomie insite nell’attività deliberativa dell’organo consiliare (il Cda della banca, n.d.r.)”.

La linea difensiva adottata dagli indagati, scrive ancora il giudice, ha convinto lo stesso pm “a rivedere la propria posizione in ordine ai prestiti chiedendo l’archiviazione per “l’inconsistenza dell’accusa”. Il finanziamento alla Finsud è risultato infatti ampiamente garantito “grazie ai titoli di Stato Btp concessi a garanzia…a titoli azionari e al mandato ad iscrivere ipoteca su due cespiti di considerevole valore – si legge nell’ordinanza – tanto da non potersi sostenere che l’operazione sia stata deliberata in violazione delle regole”.

A questo si aggiunga, come sostenuto in udienza dall’avvocato Salvatore Finocchi, legale di Sarni, che la Finsud ha estinto la pratica con più di un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza dell’impegno sottoscritto con Bps. Stesso discorso per la Gam Property “atteso che l’operazione è andata a buon fine e si è svolta secondo le modalità programmate, addirittura con largo anticipo del rimborso della somma finanziata rispetto alle previsioni contrattuali”.

Più contorta la vicenda dei 180mila euro restituiti al presidente dallo stesso Cda. Tale somma (parte degli emolumenti spettanti ad Antonini quale Presidente del Cda) era stata “depositata” quale “debitore ceduto, a garanzia dell’operazione di anticipazione del credito concessa a favore della Baronci Costruzioni.

Tale società, in data 16 gennaio 2007, aveva ottenuto l’anticipazione” di una fattura di 180mila euroemessa nei confronti dell’Antonini; successivamente il debito della società nei confronti di Bps veniva estinto direttamente dalla Baronci mediante un’ulteriore operazione di anticipazione del credito, anziché dall’Antonini in qualità di debitore ceduto”.

La somma “depositata” rimaneva nella disponibilità dell’istituto fino al gennaio 2012 quando “gli indagati, nonostante il parere contrario dei revisori dei conti e con il voto contrario degli altri componenti del Cda, deliberavano la restituzione della somma a favore di Antonini ritenendo di non avere più titolo a trattenerla, vista l’estinzione del debito da parte dello stesso Baronci.

Tale vicenda non appare facilmente inquadrabile nella fattispecie astratta dell’appropriazione indebita … sotto il profilo della responsabilità penale, pertanto, la stessa va esclusa quanto meno sotto il profilo dell’elemento psicologico, che non appare dimostrato, dovendosi ritenere che il Cda abbia deliberato la restituzione in buona fede”.

© Riproduzione riservata

(aggiornato alle 10,30 – 2/10/2016)

[Articolo anonimizzato in data 1 novembre 2022 in virtù del diritto all’oblio]

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