Il taglio del nastro, questa mattina, alla presenza del sindaco Filippo Mario Stirati e dell’assessore regionale Fernanda Cecchini, di assessori comunali e di numerosi partecipanti, ha segnato ufficialmente la riapertura al pubblico dell’Acquedotto medievale, dopo la presentazione di ieri (venerdì 28 aprile), nella sala Trecentesca del Comune, dei lavori eseguiti, nel corso della quale vari sono stati gli interventi: oltre al primo cittadino erano presenti l’ingegnere Mario Traversini di Cooprogetti, gli studiosi Fabrizio Cece e Bruno Cenni, che hanno analizzato gli aspetti storici e le curiosità mentre la presidente del CAI sezione Gubbio Patrizia Ceccarelli ha ricordato l’impegno fondamentale dell’associazione nell’organizzare la passeggiata svoltasi questa mattina lungo il percorso.
“Restituiamo alla città e alla godibilità di tutti – ha commentato Stirati – un manufatto che è un intero contesto geologico, architettonico, storico, posizionato all’interno di un’area unica. La Gola del Bottaccione non solo si riallaccia alla teoria della scomparsa dei dinosauri ma si collega all’Eremo di Sant’Ambrogio, al cammino degli Antichi Umbri e costituisce una passeggiata straordinaria fin dentro il cuore antico di Gubbio, la parte alta dell’acropoli”.
Gli ultimi lavori di consolidamento e messa in sicurezza nel percorso lungo circa 2 km dell’acquedotto, bene monumentale protetto dal Ministero, sono stati eseguiti dalla ditta ‘2M edilizia’ per un importo di circa 380mila euro, fondi europei che la Regione Umbria ha messo a disposizione.
Ora non resta che completare l’accesso e il ponte di attraversamento della strada sottostante, e l’assessore regionale Cecchini ha assicurato, per questo, l’attenzione della Regione, anche perché “un’opera non finita è peggio di un’opera non realizzata. Stiamo lavorando per ultimare una serie di interventi nel territorio con un ‘master plan’ finalizzato a valorizzare beni ambientali anche a fini turistici”.
L’acquedotto, costruito intorno alla metà del ‘200 ha dispensato la sua acqua alle fonti cittadine fino ai primi anni del XX secolo, con interventi migliorativi, come la ricopertura ai primi del ‘400, e sostanziali modifiche nel tratto finale. Ora l’intero cammino torna ad essere percorribile in tutta sicurezza, dopo gli interventi di consolidamento che hanno interessato l’intera zona soggetta, a più riprese negli anni, a movimenti franosi.