Corrado Augias, Emilio Gentile e Massimo Popolizio in scena con “Mussolini: io mi difendo!” al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti per il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Sul palco, da una parte il leader fascista a processo, seduto ad una scrivania dove legge la sua arringa di difesa, su un palco spoglio, popolato dai soli protagonisti dello spettacolo. Dall’altra Gentile per l’accusa e Augias che guida la discussione. Dietro di loro uno schermo, su cui scorrono in bianco e nero le immagini più (o meno) famose di quello che fu il ventennio fascista.
Tra storia e attualità
Augias e Gentile, quest’ultimo grande storico del fascismo, il primo scrittore e giornalista, nonché membro del Cda della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, interrogano un Benito Mussolini redivivo, chiamato a rispondere su alcuni momenti cruciali del suo ventennio: la riunione di piazza Sansepolcro a Milano nel 1919 durante la quale vennero fondati i Fasci di Combattimento; l’omicidio di Giacomo Matteotti; le leggi dette ‘fascistissime’ con le quali ebbe inizio un vero regime dittatoriale; le leggi razziali del 1938; l’entrata in guerra nel 1940 e, per finire, la riunione del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 dalla quale Mussolini uscì politicamente morto. Nella narrazione, sul tavolo ci sono anche carte che lo stesso Mussolini aveva preparato per la sua difesa. O documenti come alcune sue interviste del 1932, quando si dimostrò totalmente contrario alla questione della razza.
E non mancano i riferimenti all’attualità, in una sorta di “Lui è tornato”, il film di Wnendt basato sull’omonimo bestseller di Timur Vermes, sul ritorno di Hitler nella Berlino attuale. Si fanno così i conti con la memoria, con la capacità degli italiani di interiorizzare (a volte con difficoltà) nella propria storia quello che ha rappresentato il fascismo. Fondamentali diventano così i passaggi sulle grandi opere volute da Mussolini, con un Popolizio che a quel punto afferma: “oggi non riuscite nemmeno a chiudere le buche delle strade” e ancora “il cinema italiano l’ho inventato io con Cinecittà“. E per tutta risposta Augias, riferendosi al celebre discorso di Mussolini sull’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, afferma: “entusiasmare il popolo può riuscire a tutti, anche a un comico”.
Seppur come affermato da Cervantes nel don Chisciotte “non c’è libro che non contenga un buon passaggio“, resta l’onta delle promulgazione delle leggi razziali del 1938: “l’allievo” (Hitler) che “supera il maestro“. Eppure sulla razza Mussolini afferma: “guardatevi adesso, popolo italiano. Molli, grassi e depressi“.
I grandi processi
Alla fine dello spettacolo toccherà al pubblico, che ha partecipato entusiasta, decidere se assolvere o incriminare Mussolini. Una formula di spettacolo già nota al Festival, da quando fu proprio Gian Carlo Menotti a volere i grandi processi della storia in scena. Sul banco degli imputati erano infatti già passati anche Casati Stampa, George Orwell e Caino.
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