Famiglie sole ed eutanasia, il monito dell'arcivescovo Boccardo per l'Assunta - Tuttoggi.info

Famiglie sole ed eutanasia, il monito dell’arcivescovo Boccardo per l’Assunta

Redazione

Famiglie sole ed eutanasia, il monito dell’arcivescovo Boccardo per l’Assunta

L'arcivescovo: "Il malato mai merita di riceve come risposta la sbrigativa e fuorviante violenza dell’eutanasia, umanamente falsa, lesiva dell’integrità della vita e offensiva della dignità umana"
Ven, 16/08/2019 - 09:22

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“Ave, stella del mare, nobile madre di Dio, Vergine sempre, Maria, porta felice del cielo. Ave Maria, piena di grazia! Ave Maria, il Signore è con te! A te ricorriamo, sospiriamo, Santa Maria!”. Con questo canto si è avviato, giovedì 15 agosto 2019, il solenne pontificale dell’Assunta nel Duomo di Spoleto presieduto dall’arcivescovo Renato Boccardo e concelebrato dai Canonici della Cattedrale e dai parroci della Città. Molti i fedeli presenti.

C’era il sindaco Umberto de Augustinis con la consorte e altre autorità civili e militari. Il servizio liturgico è stato fatto dai seminaristi della Diocesi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Edoardo Rossi. Ha animato col canto la Cappella Musicale del Duomo, diretta dal maestro Francesco Corrias.

Nell’omelia mons. Boccardo ha detto che oggi «la liturgia odierna celebra il trionfo della vita. La risurrezione di Gesù ha posto dentro alla nostra vicenda di morte un “germoglio di vita eterna”; il corpo risorto del Signore ha introdotto la nostra umanità nella gloria stessa di Dio. Oggi, contemplando Maria assunta in cielo, ci rendiamo conto che la nostra condizione è cambiata: tutti riceveranno la vita in Cristo».

E proprio la tutela della vita è stata al centro dell’omelia del Presidente della Conferenza episcopale umbra. «La nostra società, – ha proseguito – come non è più organizzata per accogliere e accudire i figli, non sembra culturalmente strutturata nemmeno per assistere i malati, soprattutto quelli cronici, rispetto ai quali si rischia di considerare come spreco l’investimento di tempo e denaro. La famiglia, spesso lasciata sola nel dolore, può allora sentirsi spinta ad arrendersi alla cultura della “morte pietosa” e gli stessi malati, quando si sentono “di troppo”, possono finire per invocare questa apparente “soluzione”. Dove prevale un disegno individualistico, tutti siamo spinti a “girarci dall’altra parte” o a chiuderci in un cinismo “economicista” che, in determinate condizioni, porta l’uomo ad essere considerato “sacrificabile”. Persino nella subdola forma di aiuto al suicidio. E così, si arriva a considerare la scelta di morire alla pari di quella di vivere: morte e vita vengono poste sullo stesso piano, in alternativa, purché la decisione sia volontaria e consapevole. La logica conseguenza è che la massima espressione della propria libertà si realizzerebbe annientando se stessi. Ma chi soffre non ha bisogno di qualcuno che gli indichi l’uscita di sicurezza verso la morte – peraltro vissuta come un “dissolversi nel nulla” – ma di essere sostenuto, aiutato, ascoltato, mai lasciato solo. Spesso basta una vicinanza amorevole per dare senso, sollievo e speranza a chi la speranza l’ha perduta, sia un malato o i suoi famigliari. Il malato, infatti, mai merita di riceve come risposta la sbrigativa e fuorviante violenza dell’eutanasia, umanamente falsa, lesiva dell’integrità della vita e offensiva della dignità umana».

I cristiani rifiutano ogni logica di scarto. «Come cristiani – ha detto ancora mons. Boccardo – non possiamo tacere di fronte allo scempio culturale che si sta perpetrando; abbiamo una forte responsabilità nei confronti delle generazioni future. Rifiutiamo pertanto senza tentennamenti ogni “logica si scarto” tendente a considerare le persone insolubilmente segnate dalla malattia o da altre vulnerabilità (età avanzata, disabilità, patologie psichiatriche, ecc.) come una sorta di “peso infruttuoso” per la comunità, tanto da ritenere opportuno ridurre (o addirittura annullare) risorse ed ausili a loro vantaggio, a prescindere dai loro effettivi bisogni. Non è necessario essere credenti per riconoscersi membri di quella grande famiglia che è l’umanità, dove ogni uomo ha lo stesso valore e la stessa dignità, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Cari fratelli e sorelle, la festa odierna ci dona una speranza più forte di tutte le contraddizioni, poiché in Maria – ha concluso il Presule – noi vediamo anticipata la nostra sorte finale e la piena redenzione del corpo cui la nostra persona aspira».

Una delle preghiere dei fedeli è stata dedicata ai governanti delle nazioni, «perché di fronte al dilagare del razzismo e della xenofobia, del populismo e delle diverse manifestazioni di chiusura nei confronti del prossimo si facciano ogni giorno responsabili costruttori di pace, e nessuno si veda più rifiutati i diritti fondamentali della persona umana e subisca la condizione di profugo o di rifugiato.

Al termine della Messa l’Arcivescovo, con in mano la Santissima Icone, i sacerdoti e il Sindaco sono saliti sulla loggia centrale della Cattedrale. I fedeli, invece, si sono sistemati in Piazza. Mons. Boccardo ha invocato la protezione di Maria sulla Città e su chi la governa e quindi ha benedetto i presenti.

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