Ink Up Everybody. Questo di solito era il motto dei tatuatori americani degli anni '50 per diffondere la cultura del segno sulla pelle.
Ma in quell'epoca in verità il tatuaggio era appannaggio solo di alcune fascie di popolazione, quasi sempre detenuti, motociclisti, carpentieri o comunque cittadini che oggi definiremmo “Borderline”.
Mario Ferretti, popolare vincitore umbro del Grande Fratello, edizione n°8, non è certo Borderline se non nell'amore per la propria terra e per il figlio. E non è così strano allora ritrovarlo nello studio di tatuaggi spoletino dei fratelli Sensidoni, Roberto e Alessandro (bravissimo piercer), mentre si fa fare un cover-up (ovvero una copertura artistica di vecchi tattoos), da Roberto. Il tatuaggio si può dire è di moda nel mondo dello spettacolo e del calcio. Ma chi rifugge il “segno” come moda e si tatua volendo esprimere qualcosa, allora sceglie come Mario un bel disegno classico di animali e fiori dove qua e la sbucano richiami alla grande tradizione giapponese (famosa la scuola del M° Horiyoshi).
Noi di TO non ci siamo fatti sfuggire l'occasione di inetervistarlo (un servizio completo andrà in onda sul Format di sabato prossimo alle 14 su UmbriaTv) e di chiedergli un pò di notizie su cosa sta facendo ora che i riflettori della Casa si sono spenti. Ci è sembrato molto tranquillo e pacioso, Mario, e ci ha raccontato che sta aprendo un bell'agriturismo dalle sue parti. Sana concretezza di umbro, verrebbe da dire!
Mentre Mario soffre un pò – ma la cosa fa parte del ” gioco”- per il lavoro che prosegue sulle sue spalle e che “va avanti così da più di 16 ore, due sessione di 8 ore ciascuna, e ce ne vuole almeno ancora una…” dice Roberto Sensidoni, ci diamo uno sguardo intorno e ci rendiamo conto di come oggi gli studi professionali di tatuaggi e piercings, sono delle vere e proprie sale asettiche, come prescritto dalla legge, tanto che appena ci affacciamo alla porta Alessandro ci grida “Guai a voi se toccate qualcosa”. Una garanzia di sicurezza per la salute che oggi non può più prescindere da certe regole.
Spesso nello studio Tattoo El Templo di Spoleto arrivano in visita tatuatori da tutto il mondo, ed in questo momento infatti lavorano ospiti, Hugo e Joao dal Brasile, bravissimi anche loro e dotati di tecniche e stili un pò diversi dal gusto europeo.
Ma la ricchezza di uno studio “in gamba” sta appunto nel parlare più linguaggi e rendere così più facile riconoscersi in tutto il mondo.
Non a caso il senso del linguaggio nel tatuaggio fu l'argomento di una mostra fotografica istallata a Roma negli anni '80 dal famoso assessore Renato Nicolini, a cui seguì un catalogo curato dal critico Achille Bonito Olivo e dal titolo emblematico di “L'asino e la zebra. Origini e tendenze del tatuaggio contemporaneo”.
Lasciamo Mario Ferretti alle “amorevoli” cure di Roberto con un vecchio motto ” Fatti bello…tattooyou! ”
carvan