Che ci fosse stato qualcosa di sospetto nelle elezioni per il rinnovo dei vertici del Consorzio della bonificazione umbra, avvenute nell’ottobre del 2014, era trapelato da subito, tanto che sulle presunte anomalie era stato presentato un esposto alla Procura di Spoleto. E dopo l’attività di indagine tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati, tutti dipendenti del Comune di Spoleto. Per uno di loro, l’ex comandante della polizia municipale e attualmente dirigente comunale in staff (anche in seguito ad un’altra vicenda giudiziaria), Vincenzo Russo, il pm Gennaro Iannarone, titolare del fascicolo, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’accusa di falso ideologico.
La vicenda ruota attorno alla autenticazione delle firme relative alle deleghe. Proprio l’alto numero di quelle espresse per il voto del nuovo consiglio della Bonifica umbra (quest’ultimo non interessato dall’inchiesta) aveva destato dei sospetti. Secondo le accuse 85 firme, autenticate da Russo in qualità di pubblico ufficiale, non sarebbero state in realtà valide: 25 le persone che le avrebbero disconosciute come non proprie, mentre altre avrebbero confermato essere le loro, spiegando però di non averle apposte davanti all’allora comandante della polizia municipale. Per legge, invece, l’autenticazione delle firme dei deleganti sarebbe dovuta avvenire davanti a un pubblico ufficiale. Da qui le contestazioni mosse a Russo e agli altri due dipendenti comunali, le cui posizioni però sono state stralciate. Per il dirigente, quindi, viene chiesta al giudice la fissazione del processo.