Cemitaly rescinde contratto con la cava, nubi sui lavoratori | Cementificio svuotato | I commenti - Tuttoggi.info

Cemitaly rescinde contratto con la cava, nubi sui lavoratori | Cementificio svuotato | I commenti

Sara Fratepietro

Cemitaly rescinde contratto con la cava, nubi sui lavoratori | Cementificio svuotato | I commenti

Chiude la cava di Spoleto, una decina di lavoratori rischiano di essere trasferiti in Sicilia | La preoccupazione delle forze politiche
Ven, 29/03/2019 - 18:14

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Mentre i lavoratori del cementificio di Sant’Angelo in Mercole continuano ad andare al lavoro regolarmente, pur non sapendo quasi cosa fare in uno stabilimento dove il forno è spento e spogliato praticamente di tutto, da lunedì il futuro è incerto per la decina di dipendenti della cava. Cemitaly (gruppo Italcementi) ha infatti rescisso il contratto con la società siciliana Team Network a cui negli ultimi anni era stata affidata la cava. Oggi per loro era l’ultimo giorno di lavoro: nella missiva veniva infatti intimato di lasciare il sito e portare via tutto entro lunedì.

La Team Network sembra per il momento non essere intenzionata a licenziare i circa dieci lavoratori spoletini, ma il timore dei sindacati è che ora ovviamente verranno richiamati nella sede principale dell’azienda, in Sicilia appunto. E si tratta di operai di Spoleto, di mezza età, con famiglia qui. Facile quindi capire la situazione di difficoltà che si viene a creare ora. Tanto più che, come ricorda Claudio Aureli della Fillea Cgil, nel 2016 quando l’allora Cementir aveva esternalizzato la cava, l’amministrazione comunale aveva ottenuto la rassicurazione che per 5 anni tale sito sarebbe stato mantenuto.

Ma ora la Cementir è passata a Italcementi e lo stabilimento di Spoleto è finito in mano ad una newco per essere messa in vendita. Insomma, le carte in tavola sono cambiate totalmente e nessun impegno è stato rispettato.

Le nubi all’orizzonte, insomma, sono nerissime. E se la cava chiude, rimangono al momento aperte le cementerie, ma il timore è che a breve potrebbero non esserlo più. La data cruciale, secondo i sindacati, è quella del 1 aprile, quando si concretizzerà il passaggio dello stabilimento di Sant’Angelo in Mercole da Cemitaly alla nuova società Spoleto Cementi, con la finalità di venderlo ad un’altra società. Massimo il riserbo da questo punto di vista (anche se i rumors sin dai primi momenti parlano di un interessamento del gruppo Colacem), con la proprietà che al tavolo in Regione si è trincerata dietro al silenzio industriale per la trattativa.

I segnali che però arrivano sono per nulla incoraggianti. Dopo lo spegnimento del forno e l’esaurimento del materiale nei magazzini, infatti, nelle ultime settimane è stato portato via tutto ciò che sarebbe necessario alla ripartenza del forno. Smaltite in discariche speciali infatti, l’allumina e la ferrina, le sostanze che servono per il suo funzionamento. Ma da Spoleto sono partiti anche materiali nuovi custoditi nei magazzini, dai bulloni alle scale, trasferiti allo stabilimento di Cagnano. In tutta questa situazione, i lavoratori rimangono al loro posto, senza cassa integrazione né ferie forzate, nonostante di attività a Sant’Angelo in Mercole ci siano ben poche.

Magrini (Usb) invita alla mobilitazione cittadina

Duro l’intervento di Ettore Magrini dell’Unione sindacale di base. “La situazione – denuncia – era chiara da anni: 10 anni fa, sindacati concertativi e amministrazioni locali, accettarono di cancellare il 10 % dei posti di lavoro dello stabilimento. Poco più di due anni fa, alla pretesa di Caltagirone di licenziare 21 lavoratori si rispose con un accordo che prevedeva la riduzione dei posti di lavoro, la precarizzazione e la divisione dei lavoratori della fabbrica, tra dipendenti ed esternalizzati. Poi la vendita secondo un copione già visto. Chi si ricorda di quando il Cotonificio fu comprato da Cariboni che si occupava di costruire palazzi e non di filare la lana? E’ sempre la stessa storia, la storia di un capitalismo libero di seguire la pista del proprio profitto quando lo si asseconda con accordi a perdere che vengono poi regolarmente disattesi, perché per i “capitani d’industria”, quegli accordi servono solo a prendere tempo, per organizzarsi meglio per raggiungere l’obiettivo prefissato che nel caso dell’Italcementi è la chiusura dello stabilimento di Spoleto. Cosa si è fatto in questo tempo? Nulla! Se non accordi a perdere, che hanno colpito i lavoratori in termini di posti di lavoro e di garanzie sul lavoro.

La città non è stata coinvolta e ciò sta a dire una cosa semplice. Chi aveva l’interesse a non inimicarsi una città in lotta e poteva intervenire avendo il potere di farlo, non si è mosso, navigando a vista dietro gli interessi forti che hanno spogliato lo stabilimento di Sant’Angelo in Mercole. Se non metti un peso forte (la città), forte tanto da controbilanciare gli interessi industriali e finanziari che hanno pilotato tutte le scelte di deindustrializzazione a spese dei lavoratori e nell’interesse degli equilibri di mercato dei padroni del cemento, la battaglia è persa in partenza. Se non lo hanno fatto vuol dire però che sulle amministrazioni cittadine e regionali degli ultimi anni, sui sindacati concertativi, hanno pesato più i gruppi che si sono palleggiati la Cementir che la vita di 200 lavoratori (questo è il numero di chi sarà colpito dalla chiusura, considerando l’indotto). Rinnoviamo pertanto l’appello alla mobilitazione unitaria dei lavoratori fino allo sciopero cittadino, della città fino alla manifestazione di piazza, per aprire le orecchie a chi amministra Spoleto e l’Umbria, perché ogni soluzione nell’immediato passa necessariamente attraverso l’impegno concreto dei soggetti istituzionali e sindacali che possono, se vogliono, rendere non conveniente la chiusura ai padroni dell’Italcementi”.

I commenti politici

Preoccupate anche le forze politiche. “Dopo il comunicato dei primi di marzo fatto dall’azienda con l’annuncio della vendita dello stabilimento di Spoleto, – commentano i gruppi di minoranza Spoleto Popolare e Alleanza Civicaquesti ultimi sviluppi del caso ex Cementir rendono ancor più preoccupante la situazione. E’ notizia di oggi che Italcementi ha cessato con un atto unilaterale il contratto con la società che si occupa dell’estrazione dalla cava di Santo Chiodo, imponendo l’interruzione immediata del lavoro e chiedendo alla società incaricata di rimuovere tutti i mezzi utilizzati. La situazione è ormai chiaramente drammatica e sollecitiamo con forza chi ne ha competenza ad intervenire immediatamente su questa vicenda a tutela della sorte dei dipendenti e dell’indotto. La nostra città sta vivendo un momento di particolare criticità economica e le amministrazioni locali e regionali si devono mobilitare per salvaguardare le sorti delle tante famiglie coinvolte”.

Chiede l’interessamento della Regione e del Governo il gruppo consiliare della Lega: “Dopo l’incontro che il nostro gruppo consiliare ha avuto in data 7 marzo con una nutrita rappresentanza dei lavoratori della Cemitaly SPA nel quale furono analizzate le problematiche dell’azienda, ribadiamo la nostra forte preoccupazione per la cessazione del contratto con la società che si occupa del l’estrazione presso la cava di Santo Chiodo’.  Nei giorni successivi al nostro incontro, con la visita dell’assessore Regionale Paparelli della questione era stato interessato il tavolo ministeriale per il mantenimento degli impegni assunti nel 2017 da parte di Italcementi. ‘Ci auguriamo che questa volta la vicenda venga seguita con la dovuta attenzione da Regione e Mise per garantire un futuro al sito ed ai lavoratori. Proprio di queste ore  è la notizia dell’arresto (non legato alla vertenza Novelli, ndr) dell’imprenditore calabrese che acquisì a fine 2016 il gruppo Novelli con la benedizione di Mise e Regione Umbria, operazione purtroppo naufragata con i licenziamenti collettivi scattati nelle varie sedi del gruppo ed una sequela di procedimenti giudiziari e sequestri vari. Auspichiamo che in questo caso non venga utilizzata la leggerezza del passato da parte della Presidente Marini e gli altri attori nell’affidamento della gestione di una situazione così delicata. La vicenda Novelli insegna che bisogna ottenere precisi impegni e garanzie sui programmi futuri per l’interesse primario dei lavoratori”.

Non ci stanno i gruppi di minoranza Pd, Per Spoleto e Ora Spoleto. “La Cementir lancia l’ultimo grido di allarme. I lavoratori della cava da lunedì dovranno restare a casa. Prima di tutto desideriamo esprimere la nostra solidarietà a loro e alle loro famiglie. Leggiamo un comunicato dei consiglieri della Lega, che è alla guida della nostra città e del Governo, che, senza alcun senso del ridicolo, invece di affrontare il problema e provare a risolverlo, svia il discorso e scarica la responsabilità. Forse i giallo-verdi ancora non hanno preso piena consapevolezza che da quasi un anno sono loro al Governo dell’Italia e sono loro alla guida del Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro. La Regione è solo un tassello, importante ma non risolutivo. La sorte dell’azienda e dei lavoratori è in mano al ministro Di Maio e al premier Conte. Salvini permettendo, ovviamente. Una azienda del peso occupazionale della Cementir non può essere sganciata dai dati economici nazionali. La vicenda ci preoccupa fortemente, ancor più oggi  che Confindustria lancia l’allarme della crescita zero per il 2019. Basta scaricare le responsabilità sugli altri! Che ognuno faccia la propria parte e non giochiamo sulla pelle dei lavoratori. La coalizione di destra è stata eletta dai cittadini di Spoleto anche per aver promesso contatti a Roma che avrebbero aiutato la nostra città e il suo sviluppo. E’ arrivata l’ora di mettere in campo ogni azione possibile. Il populista cerca i responsabili, il politico cerca soluzioni”.

(ultimo aggiornamento ore 10 del 30 marzo)

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