(Car. Cer.) – Non avevano certo bisogno di un pezzo di carta che testimoniasse la loro buona condotta. Ma è indubbio che la Relazione licenziata dalla Banca d’Italia che censura i comportamenti e gli atti dell'ex presidente Antonini (clicca qui), di contro ‘riabilita’ , per così dire, l’operato di alcuni degli esponenti dell’ultimo board Bps e dell’ex presidente Scs Fabrizio Cardarelli.
Cardarelli – come si ricorderà la errata comunicazione dell'ingresso di 23 nuovi soci Scs (su 21mila), peraltro imputabile ad un dirigente, fu la scusa per Antonini di far fuori dalla controllante il professor Fabrizio Cardarelli. Il defenestramento di Natale, come venne ribattezzato dalla stampa, per esser avvenuto il 26 dicembre 2008. I motivi in realtà erano ben altri: il professore aveva tempo prima cominciato a chieder conto di alcune operazioni finanziarie legate alla “Baronci”, messa in sofferenza proprio a dicembre 2008, e ad almeno altre due Immobiliari, una delle quali legata in qualche modo all’acquisto di locali dove è stata poi inaugurata una sede Bps. I contenuti dell’esposto presentato da Cardarelli a Bankit (come anche alla Procura) trovano oggi conferma nel documento stilato dagli ispettori. Che hanno bacchettato il vecchio board di non aver approfondito proprio la denuncia del professore.
Raggi – il presidente di Coop Centro Italia era stato accusato di ordire insieme a Coop Tirreno e con la collaborazione di Mps, una scalata a Bps. Per Bankit le cose stanno diversamente. “A seguito dell’intervento post-ispettivo del 13 gennaio 2011 – con il quale l’Organo di vigilanza ha richiesto tra l’altro il ricambio ai vertice del Cda (a cominciare dal presidente Antonini) – e delle divergenze determinatesi all’interno degli organi della Popolare, il sig. Raggi ha rassegnato le proprie dimissioni nel corso dell’adunanza del 31 gennaio 2011”. Dimissioni seguite da lì a poco (il 3 febbraio 2011) da Michele Logi. Altro che complotto! Raggi, vista l’ostinazione di Antonini (ma anche di Bellingacci) a non rassegnare le dimissioni, come richiesto loro dalla Vigilanza, ha preferito dimettersi dal Cda. Senza considerare che Coop Centro Italia era interessata sì a rilevare una quota Bps, ma non certo tale da acquisire il controllo.
Pallini – stessa “benedizione” per l’ormai ex direttore generale Alfredo Pallini. Gli ispettori per la verità, così come per Raggi, non hanno approvato per intero la condotta manageriale tenuta dal dirigente ternano, ma anche a lui hanno riconosciuto che non era facile lavorare con una personalità così “pervasiva e dominante” come quella di Antonini. Bankit però fa di più e smonta pezzo a pezzo anche le motivazioni che portarono il Cda a revocare a Pallini il mandato di direttore generale, in pratica di licenziarlo. Anche qui Antonini ci mette del suo e, aiutato da un consulente, si fa approvare dal board il licenziamento in tronco. Leggiamo cosa scrivono gli Ispettori: “Il Cda ha sposato l’interpretazione proposta da Antonini e dal consulente secondo la quale la ‘disamina della lettera redatta dalla Banca d’Italia’ avrebbe imposto di ‘procedere senza indugio, in via disciplinare, nei confronti del DG, dottor Alfredo Pallini, considerato che la quasi totalità dei rilievi mossi da Bankitalia erano riconducibili, direttamente o indirettamente alla figura e al ruolo del D.G.’”. Ci mancava solo che intonasse la canzone di Vasco “Colpa d’Alfredo” e la polpetta era completa. Ora delle due l’una: o Antonini, con tanto di consulente appresso, ha letto male o è in malafede. E’ la stessa Vigilanza a ricordarglielo oggi con parole più chiare: la sua interpretazione “risulta, con tutta evidenza, infondata, ove si consideri che le censure formulate dall’Organo di Vigilanza sia nell’ambito delle contestazioni, sia nella lettera di intervento avevano esplicitamente ad oggetto la condotta del Presidente e dell’intero Cda, tanto che gli inviti a sostituire alcuni esponenti riguardavano proprio il consesso, mentre non risultava alcuna prescrizione specifica relativamente al vertice dell’esecutivo”. Come a dire: “non ci provare Antonini, eri te che te ne dovevi andare, non Pallini”. Una situazione non di poco conto, se si considera che il ‘licenziamento’ è costato a Bps 1,5 milioni tondi tondi. Soldi gettati al vento e che ora alcuni soci dell’istituto di credito stanno pensando di reclamare attraverso una azione di responsabilità nei confronti del board.
Gli altri – tutto sommato, eccezion fatta per Antonini e Bellingacci, Bankitalia ha ‘salvato’ anche gli altri componenti dell’ultimo Cda: prova ne sia, al di là delle multe, che sono stati tutti riconfermati nel board a cominciare dal presidente Nazzareno D’Atanasio cui spetta il compito di traghettare Bps verso lidi più tranquilli.
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