Presente anche il prefetto Gradone: "Abbiamo sempre cercato di aumentare il numero dei Comuni che accolgono per rendere più sostenibile possibile l'accoglienza"
Tra le venticinque e le quaranta persone, donne e bambini, per contribuire a una accoglienza diffusa che eviti tensioni e sovraccarichi in altri Comuni umbri. Questa la sintesi del partecipato il consiglio comunale aperto sul centro di accoglienza per rifugiati svoltosi giovedì sera a Bastia Umbra.
Nella massima assise il sindaco Paola Lungarotti e la giunta, insieme al prefetto Armando Gradone e ai rappresentanti di Arci Solidarietà, hanno ascoltato le ragioni di politici e rappresentanti di associazioni varie; ma alla seduta, durata oltre 3 ore, i cittadini ‘comuni’ non hanno potuto parlare e ciò ha causato qualche malumore.
A fornire i dati sull’accoglienza bastiola – il centro è in corso di realizzazione all’ex hotel La Villa – è stata Silvia Rondoni, responsabile dei centri di accoglienza di Arci Solidarietà: “A Bastia – ha detto – saranno accolte tra le venticinque e le quaranta persone, donne con bambini o in gravidanza e bambini e donne i cui compagni sono in altre prefetture o non ci sono per niente, perché non sono partiti. Noi – ha detto Rondoni – siamo chirurgici nell’accoglienza: una volta che ci sono luoghi giusti, abbiamo operatori esperti e formati e il supporto di psicologi e medici. Le persone non vengono lasciate da sole e non rimangono lì ad aspettare; facciamo il nostro dovere con la rete del territorio che si è rivelata sempre preziosa, ad esempio nel comune di foligno abbiamo creato una rete fortissima con associazioni del posto e servizi sanitari”.
A introdurre la serata è stata Lungarotti, che ha ricordato come viste “le visioni differenti e la preoccupazione, l’amministrazione ha deciso per un consiglio comunale aperto. Noi – le parole della sindaca – ci siamo già confrontati con il prefetto esprimendo i nostri timori vista la posizione della struttura in un quartiere molto popolato. Sappiamo che ci sono tante istanze di difficile conciliazione, dal canto nostro abbiamo attivato un percorso di osservazione e verifica, rivendicando però anche la nostra vocazione a percorsi di accoglienza, integrazione e inclusione, che sono stati e sono temi portanti del nostro mandato”.
Dal canto suo il prefetto Gradone ha ricordato che “il governo non ci chiede se siamo pronti o meno, ci chiede di accogliere: chiede a ognuno di fare la propria parte in rapporto alla popolazione residente, che per l’Umbria è circa il 2% del totale. Nel 2023 in Umbria – alcuni dei dati forniti – sono arrivati 2197 migranti e sin da subito ho voluto incontrare i Comuni per spiegare loro come avrebbero potuto sostenere la Prefettura. Al netto degli 11 Comuni del distretto del terremoto che sono stati tenuti fuori da questo ragionamento e a chi ha dei limiti oggettivi di fondi e di strutture, a tutti gli altri abbiamo chiesto di fare la propria parte. La nostra azione – le parole di Gradone – è sempre stata volta ad aumentare il numero dei Comuni che accolgono per rendere più sostenibile possibile l’accoglienza e sono relativamente soddisfatto – la rivendicazione – di come sono andate le cose: nonostante a volte ci sia stato un grande livello di pressione a livello nazionale, in Umbria non ci sono stati risentimenti significativi”.
Tra gli interventi della serata, anche quello dell’ex vicesindaco e coordinatore di Bastia Popolare Francesco Fratellini, che pur ricordando la necessità di far fronte alle esigenze e che “Bastia non è contraria all’accoglienza, fatta però secondo le regole”, ha invitato a “prendere atto che sono emerse perplessità che nascono dai trascorsi dell’ex hotel La Villa. La gente si sente in pericolo se vede sbocciare dal nulla centro di accoglienza, in una struttura che è stata saccheggiata e distrutta da 8 anni di abbandono e nella quale più volte sono stati inviati funzionari del Comune perché ci segnalavano rifiuti abbandonati o materiale asportato. Perché – si è chiesto inoltre Fratellini – è stata scelta La Villa, quando ci sono hotel e alberghi e caserme abbandonate in ottimo stato? Tra l’altro uno dei requisiti per partecipare al bando della Prefettura è essere in possesso di locali agibili, ma se questi locali non sono agibili oggi, immagino non lo fossero anche all’epoca: e anche per questo – ha concluso Fratellini – siamo preoccupati per la sicurezza di chi dovrà abitarci“.
Nel pomeriggio di sabato la nota di Erigo Pecci, candidato del centrosinistra: “Dovremmo essere in grado di compiere certe scelte non perché frutto di “impegni improcrastinabili” delle Prefetture italiane, ma perché mosse da una volontà di essere vicino al prossimo, di amministrare il bene comune anche pensando ai più bisognosi, di usare il termine “accoglienza” nel vero senso della parola. E non per opportunità. Di far sentire quelle 30 persone – profughi tra bambini e donne, alcune in stato di gravidanza – parte della nostra comunità. Ovviamente, dovremmo farlo in modo da garantire le massime condizioni di sicurezza: ma questa è una sfida che non può spaventare Bastia. È comprensibile che, sostenuta da partiti che propongono il blocco navale e misure aggressive contro esseri umani bisognosi, Lungarotti non possa spendersi per determinate posizioni”.
“Anzi – dice Pecci – che cavalchi le strumentalizzazioni che si basano sulle – legittime, finanché comprensibili – paure delle persone, si aggrappi allo scarico di responsabilità per cercare di mantenere il consenso o un’unità che di fatto non c’è né nella giunta né nel motore politico che dovrebbe sostenerla. Il problema sta nella mancanza di idee, a cui si aggiunge l’incapacità di comunicazione ormai accertata, male da sempre di questa amministrazione, mentre è la connessione tra comunicazione e partecipazione che caratterizza una buona amministrazione. È questa assenza che ha prodotto la rabbia traboccante tra i cittadini presenti all’auditorium, dove è stato ospitato un “consiglio comunale aperto” che, contrariamente al senso del nome e del luogo, ha invece visto l’amministrazione chiudersi. Senza ascolto e senza comunicazione, senza immergersi tra i cittadini, raccontando il disfacimento di un sistema di potere che ha sempre mirato solo al mantenimento dello stesso e per niente attento al bene della città”.