Nell’ambito dell’attività di monitoraggio della situazione degli istituti penitenziari umbri, presso l’Aula Formazione della Corte d’Appello si tiene un incontro organizzato dal Procuratore Generale e dai Procuratori del Distretto con i Direttori ed i Comandanti della Polizia Penitenziaria, oltre ai vertici dell’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Perugia.
Sovraffollamento, carenza di personale, difficile gestione dell’elevato numero di reclusi con problemi di tossicodipendenza ed affetti da disturbi principali sono le principali criticità rilevate nel corso delle recenti visite istituzionali del Procuratore Generale. Punto di partenza della riunione è l’analisi dei dati raccolti che evidenziano, innanzitutto, il persistente problema del sovrannumero dei detenuti presenti rispetto alla capienza regolamentare. Un elemento di criticità questo che sembra accomunare tutti e quattro gli istituti del territorio con maggiore attenzione per quelli di Perugia (+44%) e Terni (+33%), in misura più contenuta per Spoleto e Orvieto. Forte anche la percentuale di detenuti stranieri ospitati nelle quattro carceri che è pari al 31% del totale. Anche per il 2024 sono emerse le difficoltà di gestione da parte del personale impegnato all’interno delle carceri: da evidenziare la grave carenza di organico del Corpo di Polizia Penitenziaria, in particolare negli istituti di Perugia e Terni.
Ancora elevati, sebbene non aumentati, i casi di autolesionismo, di tentato suicidio o aggressione al personale in servizio o ad altri operatori. Registrato inoltre un caso di suicidio. Altro tema centrale dell’incontro è quello dell’alta percentuale di detenuti affetti da problemi di tossicodipendenze o psichici. Su 1604 ristretti totali nelle carceri umbre, il 28% hanno problemi di tossicodipendenze (oltre la metà dei detenuti di Orvieto e circa il 47% quelli di Perugia), mentre il 14% del totale regionale dei reclusi è affetto da patologie psichiatriche. Proprio su quest’ultimo punto è stato siglato a fine luglio un Protocollo d’Intesa tra uffici giudiziari del Distretto e Asl competenti in materia di applicazione di misure di sicurezza e trattamento di autori di reato affetti da tali patologie. L’accordo ha già preso forma nei giorni scorsi attraverso una capillare raccolta dei dati inerenti i reclusi con tali problematiche e un censimento aggiornato delle comunità terapeutiche regionali.
Nel Protocollo sono previste infatti non solo concrete forme di collaborazione e coordinamento tra autorità giudiziaria e servizio sanitario, ma vengono altresì dettati precisi criteri organizzativi, sulla base del riconoscimento del ruolo solo residuale che deve avere la misura di sicurezza detentiva, dovendosi dare prevalenza al trattamento terapeutico e riabilitativo nel contesto territoriale di riferimento. Il progetto terapeutico deve essere individualizzato, anche al fine di limitare il numero delle detenzioni. Purtroppo, ad oggi, nella regione Umbria, come evidenziato in più occasioni dal Procuratore Generale e dal Procuratore distrettuale perugini, le Rems (residenze l’esecuzione delle misure di sicurezza) non sono state ancora realizzate, nonostante le sollecitazioni della Corte Costituzionale. L’incontro è anche l’occasione per confrontarsi sulle ripercussioni che potrebbe avere su queste tematiche la recente legge dell’agosto, in materia penitenziaria, che sembra però insufficiente a risolvere i gravi e annosi problemi del sistema carcerario italiano.