di Legambiente Spoleto
Sono anni che il Comune di Spoleto cerca di vendere l’azienda agraria San Felice di Giano, è sempre stata considerata un peso, un corpo estraneo.
Nel frattempo sono cambiate molte cose, è cambiato il mercato immobiliare, la situazione economica generale, la disoccupazione ha raggiunto livelli preoccupanti.
I comuni lungimiranti hanno cambiato la propria idea di sviluppo, hanno capito quale è la strada per uscire dalla crisi, indirizzando le proprie politiche in maniera che la cultura, la qualità dei territori e della vita divengano il volano di crescita.
Il Decreto Legge n. 1 del 24 gennaio 2012 del Governo Monti prevede all’art. 66 prevede, nella sostanza, la vendita delle terre agricole pubbliche. Noi, e fortunatamente non solo noi, siamo fortemente contrari a tale ipotesi, ed in questa ottica, abbiamo, nel nostro piccolo, collaborato a costruire una alternativa concreta.
Ma lo stesso “Decreto Monti”, infatti, prevede anche la possibilità di assegnare tali terre pubbliche senza alienarle. All'interno del progetto-laboratorio Umbria Terra Sociale abbiamo collaborato alla stesura di una proposta di legge regionale, la numero 1325, accolta e presentata poi dai consiglieri Stufara, Galanello e Barberini dal titolo “Norme per favorire l’accesso alla terra e promuovere l’agricoltura sociale e la filiera corta”.
Tale proposta prevede l'affidamento delle terre pubbliche ad uso produttivo e sociale mantenendo la proprietà delle stesse pubblica, nonché una serie di norme di semplificazione amministrativa per la commercializzazione di prodotti agricoli di qualità.
Lo spirito è quello di rilanciare la piccola agricoltura, riferendosi ad un modello possibilmente biologico, a difesa della biodiversità e rispettoso sia dall'ambiente che dell'uomo, favorendo il commercio a chilometri zero.
Perché invece di vendere l'azienda non si pensa, magari in collaborazione con il Comune di Giano e la Regione dell'Umbria, di darla in affitto o in concessione? Pensare a un progetto che propone di usare l'azienda sia a fini reddituali, ma anche sociali, che combatta gli effetti della crisi i termini occupazionali e di servizi alla popolazione. Occupazione, inclusione sociale e integrazione sono le parole d'ordine della nuova programmazione agricola europea, che identifica, tra l'altro, le funzioni dell'agricoltore quella di produrre bene pubblico. Questa è una grande opportunità per il Comune di Spoleto: creare posti di lavoro e favorire l'agricoltura di qualità.
L’alienazione non è la risposta, ma l’ennesimo regalo al capitale, privatizzare ulteriormente le campagne produrrà latifondi attraverso la svendita ai grandi proprietari terrieri, alla agricoltura intensiva, a un modello agricolo e sociale che non vogliamo.
L’associazione si dichiara fin da ora disponibile a collaborare e a costruire questa ipotesi e invita l’Amministrazione ad accettare questa sfida, quella più importante, quella del lavoro, scommettiamo sul futuro.