Dopo la battuta d’arresto nella preconsiliare in Commissione, in Consiglio comunale la maggioranza vota compatto il piano con cui la Giunta Romizi intende razionalizzare la propria partecipazione in alcune società. Il Comune di Perugia, dunque, è pronto a mettere in vendita le proprie quote di Umbria Tpl e Mobilità spa e della Teatro Pavone srl. “Una scelta tecnica, non politica”, ha ribadito il vice sindaco Barelli, spiegando che le modalità di partecipazione non sarebbero compatibili con quanto previsto nel Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica Tusp). Una scelta politica, per l’opposizione, che ha provato a far leva ancora una volta sui dubbi di alcuni consiglieri di maggioranza.
Non riesce in Commissione la “fuga” da Umbria Mobilità e Pavone srl
Per vendere le quote delle due società, verrà fatta un’asta pubblica. Nel caso vada deserta, si passerà alla trattativa privata. Entro il 31 dicembre 2019. Con la procedura per la vendita delle quote di Umbria Tpl e Mobilità che dovranno essere avviate entro settembre.
Ma non è detto che tra un anno il Comune di Perugia sia effettivamente uscito dalle due società. Perché nel caso di Umbria Mobilità il Comune di Perugia potrebbe fare marcia indietro qualora entro il primo settembre si provveda alla costituzione dell’Agenzia unica regionale per la mobilità da tempo prospettata.
L’emendamento presentato da Nucciarelli, ed approvato dall’aula, lascia spiragli anche per la permanenza nella Teatro Pavone srl: il Comune manterrà la partecipazione in attesa del riscontro della Corte dei conti sulla missiva inviata, in cui si ipotizza una deroga al provvedimento Madia sulle partecipate in ragione del valore socio-culturale della partecipazione stessa. Nel dibattito, invece, non è stato chiarito se, come sostiene Bori, l’uscita del Comune dalla società precluda l’investimento pubblico preventivato per il recupero di questo contenitore culturale o se invece, come sostiene Barelli, quell’impegno non verrà comunque meno.
Circa Conap, pur in presenza di taluni indici di criticità, il mantenimento della partecipazione è invece giustificato da ragioni economiche dettate dai forti costi fiscali legati all’operazione di liquidazione (oltre 2 milioni di euro) che renderebbero molto più onerosa la dismissione rispetto al mantenimento e tenuto conto del fatto che la società è proprietaria di importanti reti acquedottistiche funzionali all’erogazione di un servizio pubblico locale.
Nella delibera si dà atto che la partecipazione in Minimetrò può essere, ex lege, mantenuta; una futura alienazione delle quote potrà essere oggetto di una prossima eventuale deliberazione del Consiglio comunale in attuazione delle misure correttive sui rendiconti di gestione 2014 e 2015 trasmesse alla Corte dei Conti
In relazione a Sase, infine, Barelli ha riferito che si ha notizia del deposito di un ordine del giorno della consigliera Leonardi con il quale si chiede il rinnovo del Cda. Il Comune di Perugia ribadisce di essere favorevole alla proposta di cambiare il management che gestisce lo scalo umbro.