Un viaggio sensoriale, nel quale occhi e mente vengono guidati tra nature morte che sono un inno alla vita, in cui fiori, frutti, semplici vegetali diventano richiami maestosi che risvegliano sensi e cuore.
Sta riscuotendo un grande successo la mostra “Luce ritrovata “ del pittore umbro Alvaro Breccolotti, da tutti conosciuto come Duca, organizzata in collaborazione con la Fondazione Guglielmo Giordano e l’associazione culturale MetaMorfosi. L’esposizione a Palazzo Bufalini, in piazza Duomo a Spoleto, visitabile fino al 15 luglio, è stata inaugurata domenica 1 luglio alla presenza, oltre che dell’artista, del sindaco Umberto De Augustinis, del curatore Gianluca Marziani, di Andrea Margaritelli presidente della Fondazione Giordano e di Pietro Folena presidente di MetaMorfosi.
L’evento, inserito nel cartellone ufficiale del Festival Dei due Mondi, accende i riflettori su uno dei protagonisti dell’arte contemporanea umbra. L’arte di Duca ha origini lontane, in una vocazione che lo ha travolto fin da bambino, nutrita dell’insegnamento di importanti maestri che hanno segnato la sua crescita: Pietro Annigoni, Robert Maione, pittore italo-americano tra i più importanti paesaggisti del XX secolo, e Charles Cecil, titolare di una celebre scuola di pittura a Firenze. Le sue opere sono presenti in tutto il mondo, in collezioni pubbliche e private. Dopo il grande favore di pubblico raccolto negli eventi organizzati sia all’estero che in Italia, i quadri dell’artista sono approdati nella preziosa cornice della MetaMorfosi Art Gallery di Palazzo Bufalini.
“Siamo molto orgogliosi di ospitare questo straordinario artista – ha detto il presidente di MetaMorfosi Pietro Folena – Duca ha un talento che merita di essere conosciuto. Ha una grande tecnica, anche se usare solo questo termine oggi potrebbe essere riduttivo. Ma la tecnica in arte è tutto, è la base dell’arte. Sapere usare le mani per trasformare in opere ciò che hai nel cuore e nel cervello o semplicemente la sensazione che dà un soffio di vento, significa essere un artista e Duca lo è. In lui, oltre alla tecnica, c’è la poetica cioè l’attenzione al vivente non umano. L’aglio, la rosa, i pomodori delle sue opere si trasfigurano, diventano il racconto dell’umano nel suo dolore, nella sua speranza, nel suo amore. Il rapporto tra vivente non umano e l’umano – prosegue Folena – è il tema della società contemporanea nella quale i viventi non umani sono distrutti e sepolti. Nelle opere di Duca c’è un urlo che spinge a pensare che forse, la vita deve imparare anche dal petalo di una rosa, dal colore turgido di un peperoncino o di un pomodoro o dal dramma di uno spicchio d’aglio con i suoi rami tesi verso l’alto. Ringrazio Duca che con questa esposizione ha fatto un grande regalo al Festival e alla città di Spoleto. La nostra speranza è quella di poter portare questa esperienza artistica e culturale anche altrove”.
“La fondazione Guglielmo Giordano – ha spiegato il presidente Andrea Margaritelli – ha sposato immediatamente questa mostra perché ha riconosciuto in Duca e nelle sue opere quel natural genius, unione di talento naturale e genialità legati agli elementi della natura, sul quale la Fondazione sta lavorando da anni unendo l’arte classica, da Raffaello a Michelangelo, con il contemporaneo. La genialità in Duca – dice Margaritelli – si ritrova non solo nella tecnica pittorica superlativa che riporta ad un realismo quasi fotografico, ma anche in altri aspetti. Ad esempio nella scelta della tecnica compositiva, faticosa, impegnativa, in cui ogni elemento rappresentato è frutto di una ricerca ossessiva sul colore, sulla scelta della tela e nell’esecuzione minuziosa che impegna tempo ed energia e che portano a far sì che l’occhio di chi osserva l’opera vada a cadere dove Duca vuole. Possiamo dire che le sue ricerche sono legate alle moderne neuroscienze che studiano come la nostra mente legge le opere d’arte. Duca non è solo un pittore, la sua arte interviene nel delicato rapporto tra immagine e percezione, quindi sulla nostra capacità di elaborazione culturale”.
“La mostra di Duca – ha detto il curatore Gianluca Marziani – è un progetto di grande contemporaneità. La riflessione che l’artista sta facendo sulla pittura, sugli strumenti, sulla luce, sulla materia, sull’approccio che ha il quadro rispetto al mondo esterno, rappresenta un metodo, una disciplina, un’attenzione proprio al tempo e allo spazio del dipingere di cui abbiamo bisogno. Viviamo in una società frenetica, eccessiva, virtualizzata e questo contrappunto visivo pittorico che la sua arte ci trasmette è legato a questa indagine dentro un’idea di natura morta resa contemporanea attraverso l’uso dei titoli delle metafore, degli interventi sottili che vengono inseriti nelle sue opere . Tutto ciò rende la pittura di Duca di grande livello, connotata da una forte sensorialità e attrazione. “Luce ritrovata” ha concluso Marziani – è una mostra che consiglio vivamente perché è un viaggio in cui, tra le sale buie in cui la luce è tutta per le opere, ci si estranea dalla realtà entrando in un mondo parallelo senza tempo e senza spazio, nel quale la pittura è frutto di una tecnica fatta di valori e contenuti”.
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