Giovedì 20 marzo, alle 21, al Teatro Nuovo di Spoleto Marco Paolini è l'atteso protagonista de IL SERGENTE. L'artista bellunese presta questa volta la sua straordinaria arte di narratore al romanzo di Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, il racconto autobiografico dell'allora sergente Rigoni, impegnato nella sanguinosa campagna di Russia durante il secondo conflitto mondiale. Ambientato nell'inverno 1942-43, affronta uno degli episodi più drammatici nella storia del nostro esercito: la ritirata dei soldati attraverso la taiga russa. Ormai allo sbando e circondati dall'Armata Rossa, i personaggi del racconto, reali e non di fantasia, cercano di sopravvivere durante la ritirata, passando da un villaggio all'altro con alterne fortune. Li guida un giovane sergente, che diventerà poi lo scrittore del romanzo. E proprio grazie alla sensibilità dell'autore, facciamo la conoscenza di esseri umani profondamente sconvolti dal conflitto, ma che mantengono fino in fondo la propria dignità: così il tenente Cenci, molto amico di Rigoni e generoso in battaglia; il caporalmaggiore Moreschi, sempre di buonumore nonostante tutto; Tourn, alpino piemontese che nasconde con allegria la paura; Lombardi, cupo e taciturno; il caporale Pintossi, calmo e flemmatico…piccoli grandi uomini che affrontano un'avventura spesso senza via d'uscita.
“Per Rigoni Stern- dice Paolini – scrivere è stato un anticorpo alla disumanità. Ecco, forse quello che sto cercando è un anticorpo alla disumanità della condizione di spettatore. È un'illusione credere di esser spettatori di una guerra lontana perché quando pensi di essere spettatore, sei vittima senza saperlo. Senza la coscienza che non puoi chiamarti fuori, che se rimuovi questa cosa dalla tua vita, stai già scivolando in una perdita. Mi ritrovo nella voglia di non arrendersi che era di Rigoni e dei suoi alpini, ma non come gesto di eroismo, lui marciava nella neve portandosi in spalla il peso tremendo delle armi. I volantini russi dicevano: italiani, siete a quattromila chilometri da casa, arrendetevi. Chi si arrendeva all'evidenza della realtà, alla stanchezza, chi rinunciava alle armi che aveva, a oliarle, pulirle e tenerle in efficienza, era finito. Io penso che la democrazia sia la nostra arma, quella che ha bisogno di manutenzione, e la dobbiamo curare. Il Sergente non è un lavoro di denuncia ma non è nemmeno un medicamento per l'anima perché credo che il teatro non possa essere ne terapia ne antidoto. Penso alla possibilità di attingere all'esperienza, e che questo serva alla memoria, serva a prepararsi meglio ad affrontare le cose. Un teatro forse come addestramento, come istruzione”.
Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell'Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222.