Carlo Vantaggioli
Si può ragionare di Giuseppe De Gregorio, pittore nato e morto a Spoleto ( 1920-2007) fermandosi ad osservare con quale forza disperata ha dipinto il suo ultimo quadro –Mammutones danza sarda 2004– considerato per altro un incompiuto. E' dall’ultima fatica, venata ormai dalla malattia, che vorremmo ripartire in un viaggio a ritroso nella vita artistica di questo spoletino che è stato un importante esponente dell’arte italiana del ‘900. L’occasione di questa analisi trae linfa dalla splendida antologica inaugurata ieri nello spazio espositivo di Palazzo Collicola dal titolo “ Giuseppe De Gregorio, Opere 1935-2004. Il Gruppo di Spoleto-Ultimo naturalismo e Informale al Premio Spoleto”. Merito di questa iniziativa va ad una intelligente unione di intenti tra vari soggetti pubblici e privati, i quali hanno pensato che un artista come De Gregorio, peraltro enormemente produttivo, meritasse una attenzione che la sua città gli aveva riservato solo in parte. E così Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, Comune, ma soprattutto la figlia di Giuseppe, Daniela De Gregorio e la vedova dell’artista, hanno trovato quella motivazione comune che ha portato alla realizzazione dell’antologica. A Palazzo Collicola si possono trovare esposte circa 100 opere dell’artista, di cui una buona parte sconosciuta ai più. In questo allestimento curato in maniera dettagliata e, vorremmo dire senza enfasi, amorevole da Massimo Duranti si trova un percorso di vita ed artistico, che descrive un mondo di immagini di forme scomposte e ricomposte, di sentimenti come pure di paure e segrete memorie, sacro e profano, che solo l’arte intesa come linguaggio dell’equilibrio interiore, rende libero e finalmente visibile. Può essere pittura, ma anche danza o canto, non importa cosa, purchè ciò che si riesce a sentire sia lo stesso forte impulso che ha mosso l’artista. E De Gregorio è talmente affabulatore, nella sua chiacchierata pittorica, che lo si può solo ascoltare. Una sola parola in più rovinerebbe il lungo ragionamento di questo artista. E non è infatti nostro compito fare una “critica ragionata”, cosa che invece hanno fatto illustri critici e storici dell’arte italiani come Calvesi, Crispolti, Carandente, Carluccio e De Grada. Si può ben comprendere quindi che il valore dell’artista De Gregorio è parte fondante della storia dell’arte del ‘900 italiano.
Ci racconta la sempre amabile Daniela De Gregorio, nel corso della Premiere dedicata alla stampa, che il vero lancio del padre fu con la esposizione alla galleria romana La Tartaruga nel 1956, insieme a parte del Gruppo di Spoleto ( Filippo Marignoli, Piero Raspi e Bruno Toscano), quando arrivò in visita Renato Guttuso. Il già famoso pittore, rimase molto impressionato da ciò che vide e lo disse con una tale convinzione che da quel momento nulla fu più come prima. E’ storia che l’anno successivo, il 1957, la famosa galleria romana l’Attico guidata da Bruno Sargentini ospiterà le opere di De Gregorio e di parte del Gruppo di Spoleto, aprendo la strada a De Gregorio per la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1964 e a ben 3 edizioni della Quadriennale di Roma ( ’56-’66-’86 ndr.).
In occasione della antologica di Palazzo Collicola è stato anche prodotto un ottimo catalogo, curato con grande sapienza da Massimo Duranti (Silvana Editoriale ndr.) che riassembla e racconta nel dettaglio per la prima volta la biografia artistica e di vita del pittore. In verità leggendo attentamente se ne ricava lo spaccato di un periodo fecondo per l’arte italiana, ma soprattutto di Spoleto come contenitore d’arte. E così a Palazzo Collicola non si poteva non parlare anche del Gruppo di Spoleto e del Premio Spoleto, creando un collegamento filiale con De Gregorio attraverso lo spazio intitolato a “Ultimo Naturalismo e Informale al Premio Spoleto”. In mostra opere di Orsini, Marignoli, Raspi, Rambaldi, Toscano ( con De Gregorio il Gruppo di Spoleto ndr.) ma anche di altri artisti partecipanti al Premio Spoleto del 1953 come, Bendini, Moreni, Mandelli, Morlotti, Pisani etc. Una utile pietra di paragone che non toglie nulla al linguaggio di De Gregorio, ma semmai ne esalta la forza innovativa e la voglia di scomposizione materiale tipica dell’artista.
Sembra dunque che una nuova stagione di interesse per l’arte sta riprendendo vita a Spoleto in questi ultimi anni. Una delle protagoniste è già dal 2009 la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, guidata da Dario Pompili, che su questa stagione della pittura si è spesa con pubblicazioni e ricerche (clicca qui), ma che ora ha deciso anche di passare ad una fase divulgativa più concreta. E’ in questa ottica che va vista la donazione della famiglia De Gregorio di ben 40 opere e di tutto il carteggio documentale dell’artista alla Fondazione perché se ne faccia insieme ad altre opere già di proprietà della stessa, uno spazio espositivo permanente. Nel corso dell’incontro con la stampa lo stesso presidente Pompili conferma che è già stata individuata la sede. E molto importante è anche la divulgazione alle scuole fatta con la creazione di un Premio dedicato a De Gregorio, con la collaborazione della Fondazione Antonini e con gli Amici di Spoleto, perché l’arte sia un “cibo” che aiuta a crescere fin da piccoli.
Con l’antologica di Palazzo Collicola si rende giustizia al pittore De Gregorio, ma anche a tutto il Gruppo di Spoleto, di quella che fu qualche anno fa, una scelta discutibile operata dal nuovo direttore di Palazzo Collicola, Gianluca Marziani, che al suo apparire sulla scena spoletina, nel mettere mano alla riorganizzazione dello spazio espositivo, decise di sbaraccare la testimonianza di quel periodo per lasciar posto a più “divertenti” opere contemporanee. Famosa la storia dei quadri con i bollini di diverso colore per indicare la loro destinazione definitiva ( clicca qui).
Nell’incontro con la stampa di ieri, Marziani, per qualche verso sembra averci ripensato, e non trova di meglio che definire De Gregorio “artista che sto comprendendo ora…” e “ stupendamente inclassificabile”. Insomma il “Signore degli anelli” colpisce ancora e lascia li “tra color che son sospesi…” De Gregorio, dopo averci riempito di cubi bucati, bare firmate, gommoni alla deriva cittadina ed altri divertissement.
Per espressa volontà della Fondazione Carispo, la mostra sarà gratuita, e vale la pena fare una visita, magari muniti di catalogo, per capire una parte importante della storia dell'arte del '900 e della vita artistica di Spoleto.
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