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RIFORMA DELLA SCUOLA: IL COMMENTO DI PINA SILVESTRI ” LA GELMINI…IL PEGGIOR MINISTRO NELLA STORIA DELLA REPUBBLICA”

Redazione

RIFORMA DELLA SCUOLA: IL COMMENTO DI PINA SILVESTRI ” LA GELMINI…IL PEGGIOR MINISTRO NELLA STORIA DELLA REPUBBLICA”

Ven, 31/10/2008 - 11:31

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“Non comprendo le contestazioni alla riforma Gelmini.

Ci si può opporre solo a ciò che è, come aveva già intuito il buon Parmenide.

Ma la riforma Gelmini( il peggior ministro della Pubblica Istruzione nella storia della Repubblica) “non è”; esiste solo un decreto che taglia in maniera drastica e indiscriminata le risorse per l'istruzione pubblica.

Mi rifiuto di definire “riforma” un provvedimento che ha, come punti qualificanti: l'obbligo del grembiulino; il ritorno alla valutazione in decimi alla scuola elementare e media “illustrato” però da un giudizio analitico(?), il ritorno al maestro unico di antica memoria e un tempo scuola di 24 ore settimanali che significano 4 ore di lezione al giorno ( e il tempo pieno?), l'accorpamento di classi di concorso non omogenee ( con docenti chiamati ad insegnare discipline che non conoscono), l'affossamento della scuola professionale. Non è una riforma quella che propone l'insegnamento della Educazione civica che è in tutti i piani di studio anche oggi, il voto in condotta, che è sempre esistito e non serve certo per eliminare i fenomeni di bullismo, o l'obbligo di mantenere per 5 anni i libri di testo (attualmente 3) salvo poi prevedere “appendici di aggiornamento”

Quella che è stata varata è la riforma Tremonti che ha come unica finalità, ben espressa nel famigerato articolo 64 della finanziaria, tagli per 8 miliardi di euro e riduzione dell'organico per 130 mila unità tra insegnanti e personale ATA, soppressione della scuole sottodimensionate e accorpamento degli istituti con meno di 500 iscritti, il depotenziamento dei Centro di istruzione per gli adulti, con gravi problemi per le famiglie, per la gestione e la funzionalità del sistema scolastico.

E' evidente che occorre una seria riforma della scuola, soprattutto della secondaria di primo grado, ma questo non può essere ottenuto con i tagli a pioggia.

Siamo tutti concordi sulla necessità di una razionalizzazione della spesa, sulla diminuzione del numero dei corsi universitari, alcuni seguiti da un numero irrisorio di iscritti, nel togliere ai “baroni”( per altro la classe più rappresentata in Parlamento e legata al potere politico) il controllo delle università, sulla riorganizzazione della secondaria superiore, ma di tutto questo non c'è traccia nella riforma Gelmini.

Appare anche strano, se veramente la scuola italiana oggi non è competitiva, la “essenzializzazione” dei piani di studio che si traduce in una diminuzione del tempo scuola: 24 ore alle elementari, 29 nella scuola media, 30 ore nei Licei e 32 negli istituti tecnici. Più che discettare sulla professionalità dei docenti, che non credo sia in grado di valutare, di proporre fumose razionalizzazioni di piani di studio che non conosce, il ministro dovrebbe prendere atto del fatto che buona parte degli edifici scolastici non sono a norma, come evidenziato da una recentissima inchiesta, della mancanza di strutture necessarie come biblioteche e aule di informatica, laboratori linguistici, della altissima mortalità scolastica.

Ma, tutto questo, alla maggioranza che governa non interessa; con grande determinazione, degna di miglior causa, senza tener conto del parere contrario espresso dalla stragrande maggioranza di studenti, genitori, insegnanti, dei sindacati è stata approvata la ennesima riforma mediatica che non risolve i problemi, ma li maschera, come i rifiuti a Napoli, tolti dalle strade e nascosti nelle discariche, le prostitute allontanate dalle strade e trasferite nelle case, o i “fannulloni” tornati al lavoro, senza però che sia aumentata la produttività.

Ma la chiusura e lo scarso senso democratico del Governo, che non tollera opposizione, si evidenziano anche nel fomentare la contrapposizione, dividendo insegnanti e studenti in “buoni ” e “cattivi” e cercando il consenso dell'opinione pubblica proponendosi come moralizzatori di un sistema che hanno determinato e incentivato.”


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